Cinque

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Erano ormai passate due settimane da quell'incontro. Ginevra non aveva resistito al sorriso del calciatore e a quella fossetta che gli si formava sulla guancia.

Gli aveva lasciato il numero. Lui le aveva scritto ma lei non aveva mai risposto.

Ciao, come stai?

Per tre giorni di fila il calciatore aveva scritto solo questo, ma lei non aveva mai osato aprire la chat e visualizzare i messaggi.

Qualcosa la frenava e non sapeva definire che cosa. Forse che era un giocatore famoso? Forse che una cosa del genere avrebbe spiazzato tutti i suoi piani? Voleva concentrarsi sullo studio?

Non sapeva bene che cosa scatenasse in lei quel ragazzo anche perchè non era nemmeno sicura sarebbe mai successo qualcosa.

Forse aveva solo paura di provare qualcosa per qualcuno.

Rebecca la richiamò dai suoi pensieri. Si trovavano sull'autobus insieme a Michele per andare a vedere Juventus-Frosinone. Alla fine anche la bionda era riuscita a prendere un biglietto.

"Ci sei? Ti sto dicendo che ieri mi ha riscritto Alessio e io non so cosa dirgli". Ginevra tirò un sospiro.

Alessio era l'ex storico di Rebecca. Un ragazzo che la castana definiva rozzo e superficiale ma che alla sua amica tanto piaceva e purtroppo ci ricascava sempre.

"Che cosa dovrei dirti? Tanto finisce che ci ritorni insieme, come sempre" alzò le spalle Ginevra ricevendo come risposta un colpo sulla spalla "non è vero".

"I miei consigli li prendi e li accartocci come fogli di carta Rebi, è sempre così. Soprattutto se si tratta di Alessio!".

Prima che Rebecca potesse ribattere, Michele si intromise nella mezza discussione, bloccandola sul nascere "non iniziate a parlare di 'ste cose oggi. Voglio stare tranquillo e godermi la partita".

La bionda diede un altro colpetto sulla spalla dell'amica che le fece una smorfia antipatica ma che si tramutò dopo qualche secondo in una risata da parte di entrambe.

Finalmente scesero alla loro fermata, incamminandosi verso lo stadio. La partita si sarebbe disputata di pomeriggio quel giorno e il sole di mezzogiorno era caldo per essere una domenica di febbraio.

Raggiunserò lo stadio e passarono i controlli. Dopodiché arrivarono ai loro posti che non erano molto alti, si riusciva a vedere molto bene.

La partita iniziò e Ginevra in realtà non le diede molto peso. Preferiva guardare il cellulare.

Fino a quando, dopo il primo tempo, il nome del ragazzo che aveva occupato la testa della castana nelle ultime due settimane venne nominato dal fratello "sta entrando Yildiz!".

Ginevra spostò l'attenzione verso il campo cercando con lo sguardo il biondino e quando finalmente lo vide, sorrise involontariamente.

Osservò ogni suo movimento e notò il numero della sua maglia. Il quindici. Non l'aveva mai notato prima.

Quando la partita terminò Michele decise di rimanere sugli spalti per qualche minuto. "Dai Michi non possiamo rimanere qua un'altra mezz'ora mi sono rotta" gli afferrò il braccio Ginevra per trascinarlo fuori, ma lui si ribellò.

"Dai Gine, voglio incontrare i giocatori!" esclamò Michele. La sorella maggiore alzò gli occhi al cielo "non si può, andremo ad un'altra partita e li vedremo là".

Gli spalti non erano del tutto vuoti, ancora qualche tifoso che festeggiava la vittoria della Juve era presente.

"Guarda Michi c'è Weah che sta firmando le maglie là!" esclamò Rebecca e Michele subito si alzò per raggiungere insieme alla bionda il punto dove si erano radunati un paio di fan per farsi firmare la maglia.

Ginevra si trovò costretta a seguirli. Ma non appena si avvicinò alla transenna il suo sguardo incrociò quello del numero quindici. "Ginevra!" esclamò.

Osservò dove si trovavano suo fratello e la sua amica. L'ultima cosa che voleva era che loro due sapessero che Kenan Yildiz sapesse come si chiamasse.

La ragazza si chinò a guardare dal basso il calciatore intento a sorridergli. "Rispondimi!" esclamò prima di allontanarsi e raggiungere l'altro ragazzo che nel frattempo stava ancora firmando le maglie più avanti.

Ginevra chiuse gli occhi per qualche istante prima di venir richiamata dal fratello.

Uscirono dallo stadio diretti a casa.

Quella sera mentre si rotolava nel letto, non riusciva a non pensare a lui. Di getto afferrò il telefono aprendo immediatamente la sua chat e visualizzando i messaggi.

Ti ho visto oggi in campo ma continuo a non capirne niente di calcio.

Scrisse la castana e dopo aver riletto il messaggio mille volte, lo inviò. Ma prima che arrivasse una risposta da parte del calciatore, crollò nel sonno.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora