Sei

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Se mi avessi risposto giorni fa, avrei potuto insegnarti qualcosa.

Fu così che si risvegliò Ginevra. Erano le sei e quaranta del mattino e la giornata poteva solo andare peggio.

La ragazza voleva prendere il cellulare e lanciarlo fuori dalla finestra, si sarebbe liberata solo di un enorme peso. Decise di lasciare il problema Kenan Yildiz per dopo la scuola.

Fece colazione insieme a Michele che quella mattina era più carico del solito, molto probabilmente a causa del giorno precedente passato allo stadio. "Michi per favore chiudo il becco per un secondo?!" si trovò costretta a zittirlo la sorella, mentre con nervosismo poggiò la tazza nel lavandino, dirigendosi poi in camera per prepararsi.

Diede una leggera passata di piastra ai suoi capelli che ormai le arrivavano a metà schiena. Si infilò una maglia marroncina attillata a maniche lunghe e dei jeans larghi. Infilò le sue Nike, afferrò il giubotto e lo zaino e fu pronta per lasciare l'appartamento, seguita dal fratello.

Quel giorno la ragazza avrebbe avuto la verifica di tedesco per la quale la sera prima non aveva ripassato niente, colpa del calciatore che continuava a tormentare i suoi pensieri. Tra l'altro la risposta di Kenan al messaggio, aveva allontanato del tutto la voglia di ripassare quella mattina.

Rebecca era già alla fermata della metro ma quel giorno era accompagnata da Alessio, cosa che fece alzare gli occhi al cielo alla castana, che si fermò a salutare solo l'amica lasciando da parte il ragazzo.

Ma la giornata scolastica dopo tutto passò veloce, la verifica andò discretamente e durante il tragitto dalla fermata della metro a casa, Michele era riuscito a strappare un sorriso alla sorella sicomme aveva notato che quel giorno non era uno dei migliori per lei.

Michele e Ginevra erano davvero legati. Michele vedeva la sorella maggiore come un punto di riferimento. Glielo diceva molto spesso e Ginevra era grata di poter essere un esempio per lui.

"Sono felice di sapere che la tua giornata è andata peggio" rise la ragazza, riferendosi al cinque e mezzo di italiano che il fratello aveva preso. Lui le lanciò un'occhiataccia mentre entrambi giravano l'angolo per raggiungere casa.

Ma non appena si avvicinarono a casa, Ginevra si bloccò a qualche metro di distanza dalla porta che dava accesso al palazzo. Riconobbe la macchina che era accostata poco più avanti.

"Gine?" la richiamò il fratello, stranito dal comportamento insensato da parte della castana, che subito diventò rossa di imbarazzo.

"Oddio Michi! Ho scordato una cosa, tu vai io devo tornare un attimo-" si bloccò e iniziò a gesticolare mentre si girò di scatto per procedere nella direzione opposta "Devo tornare un attimo da Rebi".

Michele, ancora stranito rispose con un semplice "ok" e si diresse dentro al palazzo, mentre Ginevra, che si era nascosta per qualche secondo dietro l'angolo da dove erano arrivati, si diresse immediatamente alla macchina solo quando fu sicura che il fratello fu a casa cosicché potesse non vederla.

"Sei pazzo?! Davanti a casa!" esclamò la castana al calciatore mentre tirava giù il finestrino. "Tu mi ignori!" rispose lui, beccandosi come risposta uno sbuffo da parte di Ginevra.

Se c'era una cosa che Kenan odiava era venir messo da parte e venir ignorato. "Non ti sto ignorando, ho avuto altro da fare" cercò di trovare una scusa la ragazza mentre si grattava la nuca, ancora rossa di imbarazzo.

"Vieni" Kenan si allungò verso la portiera, aprendola e la castana rimase impassibile. "Non posso, sei pazzo?! Devo studiare e se i miei scopro-" prima che potesse finire la frase, il calciatore parlò "Ginevra sali su, dai".

La castana si guardò attorno e tirò un sospiro prima di afferrare la maniglia e tirare a sè la portiera. Il profumo del turco si fece spazio nelle sue narici e Kenan le regalò uno dei suoi migliori sorrisi.

Fece partire la macchina. "Dove andiamo? Non facciamo tardi, ti prego" spezzò il silenzio Ginevra, preoccupata per cosa avrebbero detto i suoi genitori. Non era mai uscita di casa senza avvisarli con largo anticipo. Ma quel pomeriggio si era ritrovata a scrivere un misero messaggio a sua madre, con pochi dettagli ma pieno di bugie.

"No, tranquilla. Sarai a casa prima di sera" le sorrise il calciatore. Ginevra aveva notato quanto parlasse bene l'italiano. Sapeva avesse origini turche ma facendo qualche ricerca aveva scoperto che era nato e cresciuto in germania, ma riusciva a parlare un italiano eccellente. Era un'altra cosa che rendeva il ragazzino ancora più attraente agli occhi di Ginevra.

Dopo qualche minuto di macchina, Kenan spense il motore. Aveva parcheggiato davanti ad un parco.

Stranita, Ginevra scese dall'auto, seguendo il ragazzo che aveva tirato fuori dal bagagliaio un pallone. "Ti insegno qualcosa sul calcio" le sorrise Kenan. Ginevra non poteva che non ricambiare quel suo sorriso che ogni volta le faceva sentire le farfalle nello stomaco.

-Autrice
Mentre scrivevo il capitolo, Kenan ha segnato :,)

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora