Cinquantadue

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Un sospiro riempì la stanza buia della castana. Quella notte si rigirava nel letto, pensierosa e affranta. Afferrò il telefono dal comodino notando che Rebecca l'aveva chiamata un sacco di volte.

Non aveva cenato, era filata a letto immediatamente dicendo ai genitori che non si sentiva bene.

Non aveva idea di cosa pensare. Il volto del turco era un misto di emozioni, tra rabbia e delusione. Aveva sbagliato ogni cosa senza nemmeno rendersene conto.

Poi pensò a Riccardo. Non le aveva scritto nulla e pensò che molto probabilmente nemmeno lui ricordava del bacio. Ma ciò non ebbe una conferma dato che il mattino seguente, svegliandosi, Ginevra trovò un messaggio del corvino.

Ci vediamo davanti al duomo alle tre?

La castana si stropicciò gli occhi, lasciandosi andare ad uno sbuffo. Aveva paura di sbagliare nuovamente.

Con Kenan era andato davvero tutto male e la cosa che più le metteva timore era il comportamento del turco, che non aveva proferito commento a riguardo del tradimento. Non che dovesse per forza dire qualcosa ma a Ginevra quel silenzio dopo la confessione che gli aveva fatto era parso come un chiaro segnale di addio.

Doveva vedere Riccardo e capire se lui era lucido la notte precedente. Se effettivamente era consapevole di quello che aveva fatto era sicura che lo avrebbe preso a calci quel pomeriggio.

Il telefono segnava le tredici e venti. Si alzò dal letto, guardandosi attraverso lo specchio. Il suo viso era spento e i suoi occhi gonfi. Si aggiustò i capelli e indossò una maglia leggera e un pantaloncino. Non aveva voglia di uscire ma necessitava delle spiegazioni.

Ci impiegò un po' per spiegare alla madre dove sarebbe andata e perché era rimasta fuori casa il giorno precedente. La castana decise di omettere di Kenan e inventò una scusa a cui per fortuna la madre abboccò.

Uscì di casa. Il sole picchiava quel pomeriggio ma menomale i mezzi erano abbastanza freschi. Avrebbe voluto rimanere là dentro e farsi il giro di tutta Torino invece di scendere e affrontare Riccardo.

Dieci minuti dopo era nella posizione che aveva deciso i due per l'incontro. La figura alta e magra del corvino si avvicinò sorridente a Gincvra che invece non sorrideva affatto. "Oi, ciao" parlò per primo Riccardo, provando a circondare le spalle della castana che immediatamente si scostò "no".

Era proprio quello che voleva evitare: un qualsiasi contatto fisico con lui. "Quindi? Tu ti ricordi, vero?". Riccardo prese a camminare lungo il marciapiede. Annuì due volte "abbastanza".

Ginevra tirò un sospiro "e non ti è passato nella testa che io sono fidanzata e che anche tu lo sei?". "Io non sono fidanzato. Ho solo una piccola frequentazione, niente di serio". Ginevra si strinse il naso cercando di mantenere la calma. Ogni cosa in quel ragazzo la innervosiva ed era sicura che prima di sera glielo avrebbe fatto capire.

"Lui lo sa?" domandò Riccardo, continuando a camminare, ogni tanto rivolgendo lo sguardo a Ginevra. "Si" fece un pausa "gliel'ho detto io". Il corvino emise una smorfia, ridacchiando "complimenti" parlò ironicamente. "Ascolta io non sono come te, ok?".

"E io come sarei? Sentiamo" Riccardo si fermò in mezzo al marciapiede. Appoggiò la schiena al muro fissando la castana che si vide costretta fermarsi. "Stronzo? Menefreghista? Qualsiasi cosa di brutto ci sia al mondo, sei tu" concluse, puntandogli un dito contro.

Riccardo incassò, alzando le spalle "a me è sembrato il contrario in discoteca l'altra sera". Ginevra respirò lentamente, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Il caldo le picchiava la testa e non aveva ben capito se la temperatura era salita a causa del nervoso che stava provando in quel momento.

"Stai zitto" mormorò. "Tu ti sei avvicinata a me". "Ero ubriaca Riccardo e tu eri ben consapevole della mia situazione" gesticolò la ragazza, arrabbiata. Riccardo guardandosi attorno, sbuffò "tu sei stupida che sei andata a dirglielo".

Ginevra si strofinò le mani in viso per poi alzare lo sguardo verso il corvino. Allungò uno schiaffo sulla guancia di Riccardo per poi girare i tacchi e lasciarlo da solo. Sentiva solo di star sbagliando tutto un'altra volta.

-Autrice
Ho preso la patenteeeeeee.
Posto per festeggiare vvb.
Comunque non avevo idea che questa storia vi potesse prendere così tanto :,) ho riletto i primi dieci capitoli e son pieni di errori che mamma mia.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora