Undici

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Passò una settimana da quel messaggio.

I due, non avevano mai smesso di scriversi e proprio quel mercoledì, Kenan sarebbe rientrato dall'Austria dove aveva tenuto le due partite con la nazionale che purtroppo non erano andate molto bene.

Kenan aveva scritto a Ginevra di quanto fosse deluso, ma che nonostante tutto, era felice perchè aveva dato il massimo e aveva giocato bene.

Quella sera si sarebbero visti. Ginevra aveva raccontato a sua madre che avrebbe passato un po' di tempo con Rebecca. Aveva pregato l'amica di mentire se la madre avesse chiesto qualcosa e lei aveva accettato a condizione che poi le raccontasse tutto quello che stava succedendo siccome la castana non aveva mai detto così tante bugie ai suoi genitori.

Ginevra stava attendendo il calciatore in centro a Torino. Era sotto i portici a ripararsi dalla pioggia che anche quella sera cadeva sulla città. Faceva freddo e tirava molto vento. Per fortuna aveva deciso di vestirsi con un paio di jeans e di mettersi un giubbotto molto più pesante del solito.

Ma una voce richiamò i suoi pensieri e appena si voltò, la figura alta e scolpita di Kenan fece capolino. Subito i due sorrisero e il ragazzo si avvicinò per lasciarle un abbraccio di qualche secondo. Ginevra non poteva essere più che felice siccome quel profumo le era mancato.

"Allora? Come stai?" chiese il biondino, aggiustandosi i capelli all'indietro. "Tutto bene! Tu? Sei ancora nervoso per la nazionale?" rispose Ginevra, inondandolo di domande a cui lui rispose alzando le spalle "no, sto bene tranquilla".

La sua mano le scompigliò i capelli. Kenan era davvero molto alto rispetto a lei, se avesse voluto appoggiarsi col gomito sulla sua testa, avrebbe sicuramente potuto farlo.

Fecero una passeggiata di qualche minuto, parlando del più e del meno. "Ascolta vuoi venire a casa mia a mangiare? Non per altro ma se ci vedesse qualcuno di particolare potrebbe succedere qualcosa e tu finiresti protagonista di qualche scandalo o che ne so".

Ginevra ascoltò le sue parole. A volte si scordava che Kenan fosse un calciatore famoso. Quindi decise di annuire, accettando la proposta. Si fidava ed era consapevole che non sarebbe successo nulla di strano.

Così cenarono nell'appartamento del ragazzo. Avevano cucinato insieme e dopo aver mangiato, Ginevra scrutò ogni angolo della dimora del ragazzo, che nel frattempo si trovava sul divano, a digerire.

"Hai arredato tu casa?" domandò la ragazza, guardando le cornici appese al muro piene di foto di Kenan da piccolo. "No, la mia mamma" rispose lui afferrando il telefono. "Tua mamma non vive qua?" chiese ancora Ginevra, smettendo di curiosare le diverse foto e sedendosi accanto a lui.

"No, è in Germania con il resto della mia famiglia. Ogni tanto vengono qua e mi riempiono di mille cose e mia mamma mi sistema casa a suo piacere" rispose il calciatore, lasciando scivolare il telefono sulla gamba e portando ogni sua attenzione verso la ragazza che ascoltava per filo e per segno ogni singola parola che lui pronunciava. "Tu vivi con i tuoi, giusto?" domandò il ragazzo.

"Si, con i miei e mio fratello che è più piccolo. Solo che a volte è come se vivessi sola. Mia mamma lavora sempre, mio papà è sempre in giro per il mondo e mio fratello ha la fidanzata è passa un sacco di tempo con lei" terminò la frase Ginevra, ridendo mentre pensava al fratello. "Puoi venire qua da me quando ti senti sola, tanto anche io come puoi vedere sono sempre solo" sorrise il biondino.

Ginevra fu scaldata dalla proposta e sorrise quasi involontariamente, come se i suoi muscoli facciali fossero comandati da forze superiori quando si trovava assieme al ragazzo. "Ci penserò".

"Venerdì parto per Roma. Ho una partita. Ci vediamo ancora?" domandò Kenan facendo annuire Ginevra "Certo, domani se vuoi puoi venire a prendermi a scuola" propose la castana, prima di venir interrotta dal suo cellulare che iniziò a suonare.

Era Riccardo che chiamava. Non sentiva il corvino da quel giorno in cui avevano avuto quella mezza discussione. Ginevra rimase qualche secondo guardare il telefono suonare. "Non rispondi?" esordì Kenan e Ginevra scosse la testa "no, non mi va" rispose.

Ma qualche secondo dopo il telefono iniziò nuovamente a squillare e Ginevra decise di spegnerlo. "Tutto ok? È tua mamma?" chiese nuovamente Kenan notando il cambio di espressione che aveva avuto la ragazza dopo le telefonate.

Ginevra sospirò, portando l'attenzione sul ragazzo. "No, è un amico" rispose. "Il tuo ragazzo?" domandò nuovamente Kenan. La castana aggrottò le sopracciglia "cosa?! No! È soltanto..." prima che potesse finire di rispondere, Ginevra venne interrotta dal calciatore "uno che ci prova?".

La ragazza sospirò "si, insomma credo di si, non importa" si alzò dal divano guardando Kenan, arrossendo. "Dai, portami a casa è tardi".

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora