Quattro

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Mentre Ginevra camminava verso casa, nella via accanto le parse di sentire una voce.

Non le importava più di tanto, anche perchè Torino a quell'ora era piena di gente losca, ma era stata attratta dalla conversazione.

Si fermò appena dietro all'angolo che separava le due vie e provò a guardare cosa stava accadendo.

"Spiegami solo come si fa". Sembrava la voce di un ragazzo, disperato oltretutto. Stava parlando al telefono. "Si, ho bucato- No, sono fermo non so dove- Non credo ci siano carro attrezzi a quest'ora".

Ginevra provò a riflettere. Che male c'era se andava a dare una mano?

Ma erano le due e mezza di mattina poteva essere chiunque, magari qualche malintenzionato. Ma dalla voce non sembrava antipatico, anzi il contrario.

Si incamminò verso la macchina in questione ma mentre arrivava da lontano perse un battito. Kenan Yildiz aveva bucato la gomma della sua macchina praticamente sotto casa della ragazza.

Lui ancora non l'aveva notata, troppo preso a tirar giù gli attrezzi dall'auto.

Ginevra ne approfittò per tornare indietro di qualche metro. Ma poi cambiò idea nuovamente e ritornò verso l'auto.

Il ragazzino era di spalle e per richiamare la sua attenzione, Ginevra parlò. "Hai bisogno?" chiese spaventando il ragazzo che si girò di scatto.

Non era cambiato per niente. Aveva sempre i capelli tirati all'indietro, questa volta con qualche ciuffo spostato che gli cadeva in avanti. Solo che si era avvicinata a lui, il suo profumo gli aveva riempito le narici.

Ma cercò di tornare alla realtà anche perchè il calciatore stava rispondendo alla sua domanda. "Sono troppo stanco per farlo da solo e c'è troppo buio".

Ginevra ascoltò la sua risposta, tirando fuori dalla sua borsetta il cellulare. Accese la torcia "posso aiutarti così" disse emettendo una risata. "Meglio di niente" alzò le spalle lui, sorridendo.

Notò la fossetta che gli si era formata in volto. "Comunque sono Ginevra" si presentò lei. Lui si rannicchiò verso la ruota bucata "piacere" rispose intento a svitare i bulloni.

Non parlarono. L'unico rumore che si sentiva era il suono metallico che proveniva dai bulloni o dalla chiave inglese che toccavano l'asfalto. Dopo una mezz'ora abbondante, il ragazzino ebbe finito.

"È tardissimo" Kenan lanciò un'occhiata al telefono notando che ormai si erano fatte le tre e un quarto. "Ma grazie per avermi fatto luce e avermi passato i bulloni" rise grattandosi la nuca.

Ginevra abbassò lo sguardo, alzando le spalle "Ma si, tanto la serata non poteva andare diversamente".

Si guardarono per qualche istante.

"Io ti ho già vista!" esclamò lui, riponendo gli attrezzi nel bagagliaio. Ginevra abbassò lo sguardo ripensando a come si erano incontrati la prima volta. Ma mentre pensava lui si piazzò davanti a lei e la studiò per qualche secondo. "Tu sei la ragazza a cui ho raccolto il telefono".

Il calciatore le puntò il dito contro e la ragazza immediatamente divento rossa dall'imbarazzo.

"Ti chiami Ginevra?" domandò ricevendo un timido "si" cone risposta.

"Potevi dirmelo che eri tu".

Ginevra lo guardò stranito "e che cosa avrei dovuto dirti? Sono la stupida che ha distrutto il telefono mentre ti incontravo?" sarcastica, alzò il cellulare con lo schermo quasi del tutto distrutto a causa della caduta.

Lui rise "Qualcosa del genere, si. Abiti lontano? Perchè sei sola a quest'ora?".

"Sono andata a ballare con la mia amica e tornando a casa mi sono fatta lasciare qua. Abito nel palazzo qua dietro" gesticolò la castana mentre Kenan chiudeva il bagagliaio "anche se sono pochi metri, salta su ti accompagno. Fa freddo".

Ginevra si guardò attorno mentre il ragazzo faceva il giro dell'auto. Alla fine era uno sconosciuto e sua mamma le aveva sempre insegnato di non salire in macchina degli sconosciuti.

Ma lui era davvero molto bello e soprattutto non era poi così sconosciuto.

Decise di salire in macchina. Appena lo fece venne indondata dal suo profumo, sembrava che qualsiasi cosa lui toccasse prendesse la sua fragranza.

Ma a lei piaceva.

"Quindi segui il calcio?" domandò il ragazzo mentre accendeva la macchina e il riscaldamento. "In realtà no. Non mi piace moltissimo come sport, l'altro giorno ero alla partita solo per far compagnia alla mia migliore amica che sennò sarebbe rimasta sola".

Lui ascoltò "e che sport ti piace?". Ginevra alzò le spalle "in realtà nessuno" rise imbarazzata mentre giocava con la bretella della sua borsetta.

Kenan rise insieme a lei e si sistemò i capelli all'indietro mentre accendeva il motore dell'auto.

Ginevra gli diede indicazioni fino sotto a casa sua, alla fine il ragazzo guidò per soli trenta secondi. "Grazie per l'aiuto Ginevra" le sorrise Kenan. Lei ricambiò con un sorriso che non era per niente paragonabile a quello del ragazzo e scese dall'auto.

Ma prima che potesse voltarsi per raggiungere l'entrata del palazzo dove viveva, il finestrino si abbassò mostrando il bel viso del calciatore.

"Dammi il tuo numero e ti insegno io qualcosa sul calcio. Ti va?".

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora