Quarantadue

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"Io? Bambino?!" esclamò Kenan, alzandosi dal letto. Ginevra gli fece segno di abbassare la voce siccome nella stanza accanto c'era la sua famiglia.

"Si, Kenan. Mi hai liquidato in chiamata come se fossi niente e poi hai fatto il freddo tutta la sera da quando ti ho detto che sarei andata a ballare" parlò la castana, mettendosi seduta a bordo del letto.

"Certo, perchè sei la mia ragazza e mi preoccupo. Tu non mi hai scritto più nulla" disse Kenan, avvicinandosi alla castana. "No aspetta, ti preoccupi per cosa? Se dici così è come se non ti fidassi di me".

"L'ultima volta non dovevo preoccuparmi, sei uscita con il ragazzino che ci provava con te" sputò fuori Kenan, facendo spalancare gli occhi alla castana che si alzò nervosa e lo spinse via "vai via".

"Non vado via" rimase fermo il turco. "No, Kenan. Vattene!" eslamò lei, lasciandosi scappare un singhiozzo. Sicuramente non si sarebbe aspettata un risveglio del genere, con il proprio ragazzo che l'accusava di non essere affidabile.

"Sei tu che adesso ti comporti come una bambina" parlò Kenan, afferrando la maniglia della porta. "Vai a cagare Kenan, tornatene da dove sei arrivato" restò ferma la castana in mezzo alla cameretta, osservando il ragazzo uscire dalla stanza.

Ginevra tirò un sospiro prima di scoppiare in un pianto nervoso, mentre Kenan dopo aver salutato i genitori della castana, lasciò l'appartamento e salì in auto sfrecciando verso casa.

La ragazza si vestì velocemente. "Vado da Rebecca" disse alla madre, nascondendo il viso ancora pieno di lacrime. Dopodiché uscì di casa raggiungendo la metro.

La castana sapeva che anche lei aveva un minimo di colpa nella discussione che aveva avuto con Kenan, ma quella frase che il turco le aveva detto quando si trovava nella sua stanza, l'aveva ferita profondamente.

Scesa dalla metro, Ginevra raggiunse subito casa della bionda che fortunatamente era sveglia. Le spiegò tutto per filo e per segno. Rebecca tirò un sospiro "lo sai che anche tu hai sbagliato".

Ginevra abbassò lo sguardo, portandosi le mani tra i capelli "lo so Rebe, ma mi ha fatto capire che è come se non si fidasse di me". "Anche te, ti vai a cercare i calciatori che sono gli uomini meno affidabili del mondo" parlò Alessio, intromettendosi nel discorso. Ginevra lo guardò male.

"Stai zitto Alessio che anche tu non scherzi" rispose la castana, facendo ridere l'amica e sbuffare il ragazzo. "Dovreste chiedervi scusa entrambi, avete litigato per una stupidata" concluse Rebecca.

Ginevra si lasciò andare ad un sospiro poggiando la schiena sul divano pensando a come affrontare la questione. "Sono stanca, non ho dormito niente. Affronterò la cosa domani, se ha voglia lui allora mi viene a chiedere scusa prima della partita." alzò le spalle la castana, scegliendo l'opzione che a lei risultava più facile.

Rebecca alzò le mani al cielo facendo ridere Alessio "se sei sicura della tua scelta allora fai pure" parlò il ragazzo "ricordati che però non si torna indietro e che probabilmente lui starà facendo la stessa cosa".

Ormai si era fatta sera e mancava un'ora alla partita. Dall'altra parte di Torino, Kenan stava proprio parlando con Weston della situazione che si era creata "bro, te sei scemo fattelo dire".

"Scemo? Io? Mi ha cacciato via lei!" esclamò il turco, sistemandosi gli scarpini. Erano scesi in campo per il riscaldamento prima della partita con cui avrebbero chiuso il campionato.

"Lascia perdere Kenan, se non hai capito ora dove hai sbagliato non lo capirai mai" lo stuzzicò Cambiaso, inziando a palleggiare. "È pure il più piccolo, dovrebbe imparare più velocemente" si intromise l'americano, facendo partire una risata generale e beccandosi un pugno sulla spalla da parte del turco, che invece non rideva affatto.

"Non viene a vederci?" domandò Nicolò Fagioli, prendendo la palla tra i piedi di Cambiaso. "Non credo proprio, non penso abbia voglia di vedermi e a dirvi la verità non ho voglia nemmeno io" sputò fuori Kenan, iniziando a giocare con i suoi compagni di squadra.

Ginevra, che nel frattempo era tornata a casa, aveva deciso di chiudersi in camera siccome Michele aveva acceso la partita che avrebbe visto con il padre. Voleva evitare ogni singolo contatto con il turco che a dire la verità, un po' le iniziava a mancare.

Era la prima volta da quando i due si conoscevano che lei non gli scriveva nulla prima di una partita. Ginevra si passò il telefono tra le mani, mentre era seduta sul letto e lo accese.

Guardò la schermata di blocco per qualche secondo: era una foto di lei e di Kenan quella sera in cui la Juventus aveva vinto la Coppa Italia.

Poi ripensò alla frase di Alessio e al fatto che Kenan era davvero un tipo testardo e orgoglioso. Non pensò ad altro ancora e andò nella chat con il calciatore.

Buona fortuna per la partita. Se vuoi quando hai finito, passa da me.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora