Quarantanove

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Ginevra era fuori casa del turco mentre si torturava le mani con ansia. Gli aveva scritto che sarebbe stato a casa a momenti e lei aveva deciso di andare in anticipo di qualche minuto, giusto per prepararsi psicologicamente.

Chissà come avrebbe reagito Kenan. Se lo chiedeva da quella notte. Dopo la chiamata Ginevra non riuscì a prendere sonno e arrivò a dormire in totale solo due ore. Era stanca e nervosa. Sperava con tutto il cuore che quell'incontro andasse per il verso giusto perchè era certa che se fosse ritornata con Kenan tutto il male di quel periodo sarebbe sparito.

Rimase appoggiata al cancello del condominio dove Kenan abitava per quasi mezz'ora, fino a quando non vide l'auto del turco sfrecciare davanti a lei e fermarsi nel parcheggio vicino.

Ginevra si mise dritta con la schiena smettendo di mordicchiarsi l'interno della guancia e si affacciò per vedere Kenan scendere dall'auto e scaricare le valigie. Decise di rimanere a guardarlo da davanti al cancello.

Il calciatore la raggiunse. Accennò un sorriso prima di mettersi davanti alla ragazza, che alzò lo sguardo per poterlo fissare negli occhi e abbozzare un sorriso a sua volta. Kenan mollò la presa dalla valigia e allungò le braccia verso Ginevra, stringendola forte in un abbraccio che pareva volesse far durare secoli.

"Kenan?" mormorò Ginevra con aria interrogativa quando sentì il ragazzo singhiozzare. Il turco mollò la presa, distogliendo lo sguardo subito dopo. Tirò uno sbuffo passandosi una mano in viso e strofinandosi gli occhi.

"Ho fatto schifo in tutto in questo periodo" si morse il labbro Kenan, tirando un lungo sospiro prima di volgere gli occhi su quelli della castana. "Ho fatto schifo nel mio lavoro. Con te soprattutto".

Ginevra abbassò lo sguardo per poi rialzarlo subito dopo. Sentì una fitta nel petto nel vederlo in quella maniera. Allungò una mano verso il suo viso e gli sorrise "per me sei bravissimo Kenan, sei sempre stato bravo. In tutto".

"Mi dispiace essere scappata via" la mano della castana si allontanò dal viso del turco che scosse la testa "no, sono io che devo chiederti scusa. Non ho fatto niente per farti rimanere" sospirò Kenan, riportando la presa sulla maniglia della valigia.

"Scusa se ti ho detto quelle cose. Mi dispiace averti fatto sentire sbagliata" questa volta fu Kenan ad accarezzare la guancia della castana, che attenta ascoltava le parole del turco. "Ma Ginevra, ti giuro che per me ci sei solo tu e nessun'altra. Io voglio solo te".

La castana tirò un sospiro. Gli occhi le iniziarono a pizzicare e il naso le prudeva: sapeva sarebbe scoppiata a piangere da un momento all'altro. "Kenan" mormorò.

Il calciatore le afferrò il viso tra le mani "ti prego Gine, perdonami. Io mi sento male se penso di averti abbandonata per un mio stupido errore, ma ti giuro che amo solo e soltanto te" concluse Kenan, accarezzando le guance della ragazza con entrambi i pollici.

A Ginevra le batteva forte il cuore. Non riusciva a non pensare a nient'altro se non a quello. Era come se le stesse uscendo fuori dal petto, non sapeva cosa dire e come comportarsi.

Kenan le mancava, non riusciva a starci lontana un secondo. Il suo tocco deciso l'aveva fatta rabbrividire, non si sentiva così da quando avevano smesso di parlare. "È solo che" iniziò Ginevra "pensavo di non essere quella giusta per te, di aver sbagliato tutto".

Kenan iniziò a scuotere la testa più volte, notando il groppo in gola che stava avendo la ragazza e la strinse nuovamente in un abbraccio. Ginevra iniziò a singhiozzare rumorosamente e il turco la strinse più forte, fino a quando non sentì che il suo pianto si calmò di poco.

Kenan si separò leggermente e lasciò un bacio sulla guancia umida di Ginevra. Gliene lasciò un altro e un altro ancora. La ragazza timidamente cercò di asciugarsi le lacrime ma il calciatore non glielo permise perchè se ne occupò lui stesso.

Con l'indice le pulì le guance. Kenan aveva notato che il viso della castana era scavato dal sonno, come se non dormisse da giorni. Era consapevole fosse colpa sua e non riusciva a perdonarsi per averla fatta stare male.

Kenan fece sfiorare i loro nasi e piano scontrare le loro labbra, che finalmente si riunirono dopo tempo.
Fu un piccolo bacio a stampo, come se Kenan volesse avere la certezza che Ginevra lo volesse ancora.

E lei non si tirò indietro. Accennò un sorriso con ancora gli occhi gonfi dalla lacrime. Le era mancato il volto del turco con quella sua fossetta caratteristica. Il suo profumo era qualcosa di indimenticabile, era indelebile nella sua testa.

Kenan fece un cenno verso casa, invitando la ragazza ad entrare. Lei accettò. Finirono nell'appartamento del turco che non era cambiato di una virgola.

Appena Kenan chiuse la porta di casa, Ginevra gli si avvicinò e il ragazzo, che aveva ormai capito dove la castana voleva andare a parare, le cinse i fianchi osservandola mentre si svestiva davanti a lui.

I due passarono il pomeriggio stretti tra loro. I loro corpi si muovevano in sintonia e Kenan non smetteva di ripetere a Ginevra di quanto fosse bella e perfetta. Lei sorrideva, innamorata di quel ragazzo, consapevole del fatto che ogni singolo centimetro di sè fosse innamorato solo e solamente di lui.

-Autrice
Sono in super ritardo ma ho avuto da fare, come al solito.
Sto cercando di aggiornare ogni sera, amatemi. Ma non troppo perchè ricordatevi che, più aggiorno più la storia piano piano si avvicina al finale :,(

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora