Sette

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Dopo quel pomeriggio passato assieme al calciatore, i due avevano iniziato a sentirsi al cellulare. Anche se molto spesso lui tendeva a sparire per giorno indefiniti e questa cosa dava fastidio alla ragazza, che cercava di non darci comunque troppo peso.

Erano passate tre settimane dal loro incontro al parco, era un venerdi di marzo e Ginevra si trovava a casa della sua migliore amica per prepararsi alla serata in discoteca.

La castana la stava rimproverando siccome per l'ennesima volta l'amica era ricascata nella trappola Alessio, come la definiva lei.

"Non stiamo nemmeno insieme!" esclamò la bionda mentre era buttata sul letto a giocherellare con uno dei suoi tanti pupazzetti che riempivano la stanza. "Non voglio sapere cosa siate e cosa facciate quando state insieme" rispose Ginevra mentre cercava in tutti i modi di fare una riga dritta con l'eyeliner.

"Mi devo accontentare di lui siccome l'unico uomo che amo è impegnato".

La castana si voltò verso di lei guardandola stranita e provando a immaginare di che uomo stesse parlando. "Chiesa!" esclamò la bionda, dando una risposta alle mille domande dell'amica, che tornò a dare attenzione al suo trucco.

Rebecca si alzò dal letto. Era già pronta, indossava un vestito blu elettrico con un paio di tacchi neri, mentre Ginevra aveva optato per un vestito nero semplice a maniche lunghe con ai piedi le Dr Martens.

"Perchè tu sei sicura che se lui non fosse impegnato, verrebbe a cercare te?" la stuzzicò Ginevra, ricevendo come risposta una pacca sul coppino che mandò al diavolo ogni tentativo di riuscir a fare una riga dritta di eyeliner. "Forse Chiesa no - fece una pausa la bionda - magari un ragazzino tipo Yildiz mi darebbe anche una chance".

Ginevra non le aveva raccontato nulla di lei e del calciatore. Nonostante Rebecca fosse la sua migliore amica un po' le metteva ansia la situazione siccome non era per niente esperta in fatto di relazioni. Non era mai stata fidanzata e non aveva mai avuto una vera e propria frequentazione.

"Speraci" la liquidò Ginevra e quando entrambe ebbero finito, uscirono di casa per raggiungere il locale cui erano solite andare.

Siccome sarebbe venuta a prenderle la madre di Ginevra quella notte, quest'ultima aveva deciso di non bere. Cosa che non fece però l'amica che immediatamente mandò giù tre shottini mentre parlava con un ragazzo, sotto gli occhi attenti di Ginevra. Ad una certa, una voce richiamò la sua attenzione "hai bevuto?".

Si voltò, scuotendo la testa. "No" provò a urlare, siccome la musica del locale era alta. "Finalmente una sobria!" esclamò "io sono Riccardo" porse la mano alla castana che strinse immediatamente. "Io Ginevra".

Il ragazzino era alto, davvero tanto e sembrava avere la sua età, cosa che le venne confermata qualche minuto dopo, durante la conversazione che era nata tra i due. Riccardo era amico del ragazzo che in quel momento stava pomiciando con la migliore amica di Ginevra.

Passarono la sera a parlare del più e del meno. Succedeva di rado che Ginevra si trovasse subito in sintonia con qualcuno ma quella sera era capitato, tant'è che i due si scambiarono il numero di telefono prima di salire ognuno nell'auto che li avrebbe accompagnati a casa.

Il giorno seguente, Ginevra passò tutto il tempo a scriversi con Riccardo mentre in chiamata raccontò tutto a Rebecca che non ricordava quasi nulla della notte passata. "Eh brava Ginevra, fai conquiste!" esclamò l'amica generando una risata tra le due.

"Ma quali conquiste? Parliamo da un giorno solo" spiegò la castana mentre con la penna tracciava delle linee rosse sul libro di matematica. Era seduta alla sua scrivania con l'amica in vivavoce. "Si si, aspetta qualche settimana".

Prima che Ginevra potesse rispondere, lo schermo del cellulare si illuminò mostrando una notifica da parte di Kenan Yildiz.

Domani gioco, vieni a vedermi?

Si alzò immediatamente dalla sedia urlando una parolaccia che arrivò anche alla madre che si trovava nell'altra stanza e per cui beccò un rimprovero.

"Devo andare Rebe" Ginevra staccò immediatamente la chiamata prima ancora che la sua migliore amica potesse chiedere spiegazioni su cosa stesse accadendo.

Riprese posto sulla sedia con le rotelle mentre sospirava rumorosamente. Quel ragazzino non si era degnato di rispondere per giorni e se ne usciva in quella maniera? Era tutto ciò a cui riusciva a pensare la castana mentre le linee indefinite sul libro di matematica si fecero più marcate di quelle precedenti.

Ricordava che il fratello aveva parlato di una partita che si sarebbe disputata quella domenica a Torino.

Dovrei?

Ripose dopo qualche secondo scivolando sulla sedia mentre pensava a che cosa avrebbe dovuto fare.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora