Quarantuno

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"Finalmente arriva un po' di caldo anche di sera così posso ritornare a mettere i miei vestiti cortissimi" disse Rebecca, afferrando dall'armadio uno tra i suoi tanti vestiti.

"Come se d'inverno non ti vestissi scollata" parlò Ginevra, ricevendo uno spintone dall'amica che mandò all'aria il trucco per la serata.

Era venerdì sera e le due si erano messe d'accordo per uscire a ballare siccome non ci andavano da un po' e quella sera la loro discoteca di fiducia faceva entrare le ragazze gratuitamente. Ginevra si aggiustò il disastro che le aveva provocato Rebecca con il mascara e terminò il trucco, lasciando spazio a Rebecca.

Si mise seduta sul letto, con il telefono in mano, ritrovandosi dei messaggi da parte del turco. Gli aveva detto che sarebbe uscita quella sera e sembrava non averla presa troppo bene. "Che palle, Kenan fa il freddo".

"Come mai?" domandò la bionda, picchiettandosi la spugnetta sul viso. "Gli ho detto che oggi sarei venuta con te a ballare ma sembra non piacergli molto l'idea".

"Gli passerà dai. Non ci andiamo da un sacco, non mollarmi proprio ora" Rebecca guardò l'amica attraverso lo specchio e le fece il labbruccio. "Non ti mollo. Ora lo chiamo, tu muoviti a truccarti" disse Ginevra, abbandonando la camera di Rebecca per raggiungere il balcone con il telefono attaccato all'orecchio.

"Kenan" parlò la castana. "Dimmi Gine". "Kenan dai, non fare così" sospirò la ragazza, stringendosi nel vestito che indossava a causa dell'aria fredda che tirava a Torino quella sera.

"Io sono tranquillissimo. Anzi devo scappare domani giochiamo e non posso essere stanco" parlò il turco attraverso il telefono. Ginevra percepiva un'aria di nervosismo che non le piaceva affatto dato che non c'era nulla di cui preoccuparsi.

"Va be, buonanotte Kenan" staccò il telefono, lasciando cadare le braccia e sbuffando. "Quindi?" dal nulla sbucò Rebecca che fece saltare in aria la castana "Cristo, Rebe che spavento".

"Quindi niente, andiamo. Se vuole fare il bambino ben venga" parlò Ginevra, rientrando in casa seguita dall'amica. "Sei sicura Gine?".

"Si, Rebecca" rispose la castana, afferrando la giacchetta che aveva abbinato al suo vestito blu elettrico. Uscirono di casa. Durante il tragitto Kenan scrisse un messaggio a Ginevra dove le chiedeva di scriverle quando sarebbe tornata a casa, ma la castana, ancora nervosa, ignorò quel messaggio.

La nottata passò tranquilla. Le due amiche decisero di uscire dalla discoteca verso le quattro. "Dovrei scrivergli?" domandò Ginevra a Rebecca. Le due stavano aspettando il fidanzato di quest'ultima, le avrebbe portate a casa lui.

"Non lo so Ginevra. Non ho idea di come vi siate lasciati al telefono" alzò le spalle la bionda, infilandosi la giacca. C'era un venticello gelido, Ginevra era nervosa ed era stanca, non riusciva a comprendere cosa avesse fatto di sbagliato.

Kenan era consapevole che lei e la sua amica uscivano spesso a ballare, quindi perchè prendersela così tanto? Questa domanda tormentava la castana e faceva crescere il lei solo più rabbia. Giunse alla conclusione che non gli avrebbe scritto.

Alessio arrivò ed accompagnò a casa Ginevra che si fiondò direttamente in doccia e poi raggiunse il letto.

Kenan la mattina seguente, sicuro di leggere un messaggio da parte di Ginevra, ci rimase male nel vedere la chat vuota. Sbuffò nervosamente, pensando al da farsi.

Si alzò immediatamente dal letto, infilandosi le prime cose che gli capitarono. Dopo essersi lavato la faccia e i denti, uscì di casa e con l'auto si diresse proprio sotto l'appartamento della castana.

Il turco guardò l'ora. Era tarda mattinata. Suonò il citofono, nella speranza che i genitori fossero svegli e così fu. "Chi è?" Michele rispose al citofono. Kenan lo riconobbe subito "sono Kenan".

Il portone si aprì e il calciatore salì le scale correndo. Quando si ritrovò al piano, bussò alla porta venendo accolto dalla madre della castana che sorridente lo fece entrare. "Che fai qua a quest'ora?" domandò, chiudendo la porta alle spalle del turco. "Dovrei parlare con Ginevra, posso?" chiese Kenan, indicando la stanza della ragazza.

"Starà dormendo. Ieri è tornata tardissimo" rispose Michele, intromettendosi nel discorso. "È importante, la sveglierò" parlò il turco, liquidando la famiglia di Ginevra e dirigendosi davanti alla porta della stanza della ragazza, mentre Michele e sua mamma si scambiarono occhiate interrogative.

Il biondino aprì la porta, entrando nella cameretta e chiudendola subito dopo. Si avvicinò al letto, dove Ginevra dormiva beatamente e sorrise. Si mise seduto accanto a lei e tirò un sospiro.

"Gine" la chiamò, posando una mano sul braccio della ragazza, scuotendola delicatamente. Lei tirò un sospiro, muovendosi e aprendo gli occhi, sbattendo le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco la figura che era davanti a lei.

"Kenan?" la castana si tirò su con aria interrogativa. "Ginevra, mi spieghi che hai?" domandò il turco, infierendo ancora di più sullo sguardo stranito della castana. "Io che ho? Dovrei chiederlo a te! Ieri hai fatto il bambino!".

-Autrice
Buongiornooooo, spero di pubblicare altri due capitoli stasera. Sto cercando di farmi perdonare.
Comunque ieri la turchia è uscita dagli europei. Per favore andate a mandare tanti messaggi di supporto a Kenan. Gli sta arrivando una shitstorm potentissima e direi che non se la merita. Così come a João Felix.
Il calcio sotto questo aspetto è uno sport duro, che fa male e loro sono due ragazzini che sono finiti sotto le grinfie di tifosi presuntuosi ed egoisti.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora