Diciannove

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"Tu sei fuori di testa!" Rebecca era a casa di Ginevra per rimproverarla.

Le aveva spiegato che il giorno precedente aveva rivisto Riccardo e che Kenan aveva insistito per sapere se effettivamente Riccardo fosse un amico o molto di più e che si era ritrovata a fare una mezza scenata per scappare da quella situazione.

"Rebi..." provò a parlare la castana ma venne interrotta. "No Ginevra! Sei fuori di testa, sei stupida! Sei..." si fermò un attimo riflettendo su cos'altro dire mentre Ginevra la guardava con un mezzo sorriso in volto, divertita dalla situazione.

"Senti..." nuovamente provò a parlare ma venne ancora fermata dalla bionda "ti rendi conto che esci con Kenan Yildiz?! O te lo devo ricordare io? Come ti viene in mente di metterlo in secondo posto per un ragazzino che ti ha presa in giro".

Ginevra sospirò, pensando che l'amica non aveva tutti i torti. "Ma sai come sono fatta! Mi ha chiesto scusa e non lo so, volevo dargli una mano". "Mentendo a Kenan?".

"Non ho mentito a Kenan e abbassa la voce che mio fratello ti sente" la sgridò la castana, alzandosi dal letto e camminando avanti e indietro per la stanza. "Non gli ho mentito, io e Riccardo siamo amici. È lui che è diventato scontroso tutto d'un tratto".

"Perchè è geloso" Ginevra si fermò ad osservare Rebecca che aveva appena pronunciato quelle parole. "Geloso?".

"Si, Ginevra. Geloso! Come puoi non arrivarci. Vi sentite tutti i giorni, vi siete detti che vi piacete, ti bacia, ti coccola - si alzò anche l'amica dal letto per raggiungerla al centro della stanza - è ovvio che ti vuole tutta per sè" concluse, strattonandola dalle spalle.

Ginevra si liberò dalla presa della bionda, sbuffando. Non ci aveva mai pensato. Non che lei non fosse gelosa. Evitava di guardare l'Instagram del calciatore per non perdersi nei commenti che le ragazze gli lasciavano sotto alle foto che pubblicava.

"Che cosa faccio ora?" domandò stupidamente la castana che ritornò a sedersi sul letto. "Ah boh! Questo lo devi vedere tu. Tu lo conosci mica io" rispose Rebecca, infilandosi il giubbotto "ora vado prima che faccia buio, domani ho anche la verifica di economia".

Ginevra annuì "ci vediamo a scuola". "Si, a tal proposito: Alessio ha bisogno di un ripasso di fisica o non passa l'anno. Gli ho detto di venire da te domani". Ginevra inclinò il capo guardando storta l'amica "Rebi, sai che non lo sopporto".

"Lo so, ma dai, eravate amici non puoi sempre evitarlo! Fallo per me" fece un labbruccio strano che provocò una risata alla castana "d'accordo". Rebecca lasciò la stanza e Ginevra poggiò la schiena al materasso, rilassandosi e pensando sul da farsi.

È vero, lei e Alessio erano amici. Si conoscono dalle elementari, avevano frequentato anche le medie insieme e si erano ritrovati alle superiori. Quando il ragazzo si era fidanzato la prima volta con Rebecca per poi farla soffrire a causa di un tradimento, Ginevra era andata su tutte le furie con lui e non gli aveva mai più parlato.

Non riusciva a sopportare l'idea che un ragazzo che sembrasse una così brava persona fosse riuscita a far star male la sua migliore amica. E non sopportava nemmeno che Rebecca continuasse a ricascarci, nonostante molte volte i due si frequentassero senza impegno, solo per divertirsi.

La sua mente passò poi a Kenan. Afferrò il telefono, cercando tra i contatti il suo nome. Si prese qualche secondo prima di schiacciare la cornetta verde.

"Pronto?" parlò per prima Ginevra, mettendo forza su un gomito per alzarsi e poggiare la schiena al muro. "Ciao Ginevra" dall'altro capo, la voce di Kenan risuonava stanca. Nonostante avesse giocato il giorno precedente e ormai erano passate parecchie ore si sentiva comunque distrutto.

"Scusami per ieri" iniziò la castana "a volte non so proprio come comportarmi" ascoltò il sospiro del turco dopo aver concluso la frase. "Fa niente, Ginevra. Ieri ero parecchio nervoso e stanco".

"Ieri sono andata a dare una mano a Riccardo" sputò fuori la castana, poggiando la testa al muro e sollevando lo sguardo. "Quel ragazzo che ci prova con te?" domandò Kenan che si trovava seduto sul divano e nervosamente iniziò a picchiettare le dita su di esso.

"Si, lui. Non ci prova o meglio - tirò un sospiro Ginevra - si è comportato nel modo sbagliato, mi ha chiesto scusa e poi mi ha domandato una mano per matematica" spiegò lei aggiustandosi il telefono all'orecchio. "Mi dispiace non avertelo detto. Non sapevo come l'avresti presa! Dovevi giocare e dato che sai chi è Riccardo pensavo ti arrabbiassi".

"Io non sono arrabbiato" rispose Kenan "solo che tu mi piaci veramente Ginevra, non voglio sbagliare con te".

Ginevra sorrise anche se il turco non poteva vederlo. Forse era un bene siccome sentiva anche le guance andare a fuoco dall'imbarazzo. Nessuno gliel'aveva mai detto così esplicitamente. "Kenan mi piaci anche tu".

"Domani ti vengo a prendere a scuola, ok?" chiese Kenan, che nel frattempo sorrideva anche lui. "Va bene, a domani allora".

E dopo essersi dati la buonanotte, la castana chiuse la chiamata sorridendo.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora