"Gine" parlò Rebecca. Nell'orecchie della castana la voce risultava ovattata. Mormorò qualcosa prima di aprire gli occhi e capire dove si trovasse.
Ma prima di alzarsi, una forte fitta in testa glielo impedì. Ginevra si portò una mano in fronte. Si rese conto di trovarsi a casa di Rebecca, probabilmente aveva dormito sul divano. Indossava ancora il vestito che aveva messo per il compleanno della bionda.
"Che ore sono?" fu la prima cosa che riuscì a domandare Ginevra, ancora sdraiata. "Le sei del pomeriggio" rispose l'amica tirando un sospiro e sedendosi ai piedi del divano. Ginevra immediatamente si alzò.
"Cazzo! I miei!" esclamò la castana, portandosi due mani in viso mentre la testa le girava. "Li ho avvisati io, rimani qua anche stasera".
Ginevra si voltò verso la bionda sorridendole. "Dobbiamo parlare Ginevra". La castana la guardò. Notò come fosse seria l'amica e solo in quel momento fece caso che di quella notte, ricordava poco che niente.
"Rebecca, che è successo?" Ginevra cercò il suo cellulare. "Non ricordi nulla? Davvero?". Ginevra si alzò portandosi le mani tra i capelli "No!".
La bionda tirò un sospiro sfregandosi nervosamente la punta del naso con due dita. "Ieri, hai bevuto esageratamente tanto" iniziò Rebecca "ti ho persa di vista per cinque secondi-" fece un piccola pausa.
Ginevra iniziò a scuotere velocemente la testa. Era come se in cuor suo sapeva cosa fosse successo. Si lasciò cadere sul divano. "E ho visto te e Riccardo mentre vi baciavate. O meglio era un bacio davvero passionale" concluse Rebecca, sospirando affranta.
"Dov'è il mio telefono?" chiese Ginevra, mentre con le lacrime agli occhi cercava sotto al cuscino del divano il suo cellulare. Rebecca le mise una mano sulla spalla "Gine!".
"Rebecca, il telefono". "Prima ti calmi?" la bionda si alzò afferrando il braccio dell'amica che si voltò per guardarla. Le sue guance di Ginevra erano bagnate di lacrime. Rebecca la tirò in un abbraccio.
Non sapeva che cosa pensare. Lei Kenan avevano appena risolto dall'ultima lite. Ma questo, come si sarebbe potuto risolvere questo? Ginevra voleva sparire nel vuoto, scappare via e venir dimenticata. Sicuramente a Kenan avrebbe fatto meno male.
Non riusciva a definire la delusione che provava verso sè stessa. La castana mollò la presa da Rebecca che le porse il cellulare. Kenan le aveva scritto numerosi messaggi. In nessuno di quelli sembrava arrabbiato nonostante non gli rispondesse da molto tempo.
"Devo andare" Ginevra afferrò le sue cose e abbandonò l'appartamento, lasciando Rebecca in piedi in mezzo alla stanza che rifletteva su quello che sarebbe accaduto.
La castana, ancora nel suo vestito ormai stropicciato e i capelli arruffati, si diresse verso la fermata del bus dove attese minuti che le erano parsi decenni prima dell'arrivo del pullman che l'avrebbe portata sotto casa del turco.
La testa sembrava esploderle. Non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto ad essere così stupida ed ingenua. I ricordi della notte precedente sembravano farsi spazio nella memoria di Ginevra, che si portò due mani in viso scoppiando a piangere tra la folla che popolava il bus quel pomeriggio.
Scese alla fermata desiderata e si ritrovò davanti al palazzo di Kenan. Non sapeva nemmeno se lui fosse a casa. Avrebbe aspettato anche giorni interi ma non poteva nascondergli una cosa tanto grande. Si sentiva come se avesse ucciso qualcuno.
Ed era consapevole che le cose tra loro non sarebbero più state come prima.
Suonò il citofono. "Si?" la voce del ragazzo le riportò quel piccolo pezzo di lucidità che aveva perso. "Sono Ginevra". Il click del cancello che si apriva richiamò la sua attenzione.
Per ogni scala che percorreva, sentiva il cuore perdere un pezzo. Era sicura che Kenan l'avrebbe attesa sorridente da dietro alla porta. E difatti fu proprio così. Ma quel sorriso si spese subito quando Kenan vide il volto scosso di Ginevra.
"Cosa è successo?" domandò immediatamente, afferrando la mano della ragazza per portarla dentro casa. Ginevra non rispose, osservò le loro mani intrecciate. La mano di Kenan era calda.
Era vestito con un pantaloncino e una canotta, probabilmente stava riposando. Il cervello della castana non riusciva a collegare un pensiero concreto. Gli scenari nella sua testa vedevano Kenan che la cacciava via di casa e che rompeva con lei per sempre.
"Kenan" parlò Ginevra, singhiozzando. Nel turco iniziò a crescere un brutto presentimento. "Cosa è successo?" chiese nuovamente, stringendo la mascella.
Ginevra lo guardò negli occhi. Kenan aveva sciolto la presa dalla sua mano.
La castana tirò un sospiro, asciugandosi le lacrime con il polso anche se questo sembrava non fermare le lacrime che imperterrite continuava a sgorgare dagli occhi ormai gonfi di Ginevra. "Ho fatto un casino" riuscì a dire lei.
"Ieri al compleanno di Rebecca, c'era Riccardo". Kenan si portò una mano in fronte sbuffando, ormai nervoso. Mosse la mano, ormai scocciato dal comportamento di Ginevra. Voleva sapere.
"Ho bevuto e..." Kenan la zittì "non dirmelo, no. Non dirmi niente Ginevra" il turco non riuscì ad ascoltare nient'altro. Scosse la testa e superò la ragazza. Le fece cenno di andarsene.
E Ginevra, con lo sguardo basso uscì dall'appartamento.
-Autrice
Comunque mancano davvero pochi capitoli.
Non odiatemi.
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Il numero quindici - Kenan Yildiz
FanfictionSe dovessero chiedere a Ginevra di parlare del destino, probabilmente raccontarebbe di lei e Kenan. Di come, quella sera allo Juventus Stadium, il suo telefono che le era caduto a terra avesse fatto sì che i loro sguardi si incrociassero, quasi per...