Due

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Due lunedì dopo, alla fine, si ritrovò in autobus, direzione Allianz Stadium con la sua migliore amica.

Erano circa le quattro del pomeriggio e la partita si sarebbe tenuta alle otto e quarantacinque.

"Dai vedrai che ti divertirai" la rassicurò Rebecca, per la ventesima volta. Michele non era potuto venire siccome la mamma l'aveva messo in castigo causa un tre in matematica.

Rebecca aveva insistito così tanto per far venire Ginevra al suo posto, rammentandole che aveva tra le mani due biglietti vip e che non voleva perdersi l'incontro con tutta la squadra prima della partita.

Dato che Ginevra le voleva molto bene e sapeva che era una sua grande passione, dopo una settimana di insistenza da parte sua, accettò.

"Qualche ora e poi basta" si continuava a ripetere in testa Ginevra, che quella sera sarebbe dovuta rimanere a casa per ripetere tedesco invece di seguire una stupida partita di calcio, come la definiva lei.

Arrivate davanti allo stadio Rebecca le afferrò immediatamente la mano trascinandola all'entrata. "Allora ascoltami bene, ora passiamo qualche ora al museo poi ci offrono la cena e in teoria verso le sei e mezza dovrebbero arrivare i giocatori per firmare le maglie".

Ginevra ascoltò tutto annuendo "devo farti qualche foto?" chiese ricevendo un'occhiata fulminante da parte dell'amica "che domande fai?! Certo!" esclamò attirando l'attenzione di due ragazzi che facevano il loro ingresso allo stadio.

La castana abbassò lo sguardo imbarazzata e iniziò a camminare dietro alla sua migliore amica che iniziò a vagare ovunque.

Le ore passarono velocemente per Rebecca che spiegava qualsiasi cosa vedesse a Ginevra, che invece aveva la sensazione che il tempo dentro allo stadio non passasse mai.

Ma finalmente verso le sette meno un quarto entrambe si diressero nel punto d'incontro dei giocatori. Sarebbero dovuti arrivare col bus.

Michele stava tempestando di messaggi la sorella che chiedeva foto di ogni tipo e soprattutto per ricordarle di far firmare una figurina che gli aveva passato prima di lasciare casa, che ritraeva un ragazzone grosso e spesso. Gleison Bremer. Non aveva idea di chi fosse ma sicuramente lo avrebbe riconosciuto grazie alla foto sulla figurina.

Rebecca aveva estratto dal suo zaino una maglietta. Dietro aveva il numero 7. "Me la devono firmare tutti quanti e poi l'appendo in camera" continuava a dire imperterrita causando una risata alla sua amica.

Ginevra non l'aveva mai vista così, nemmeno quando il ragazzo che le piaceva le aveva scritto un messaggio su Instagram dicendo che la trovava bellissima.

Ma mentre era persa nei suoi pensieri, i giocatori arrivarono ed entrambe si avvicinarono alla transenna che divideva lo spazio spettatori dalla passerella che avrebbe accolto i ragazzi.

Ginevra afferrò immediatamente il telefono pronta a fare le foto per Rebecca.

Iniziarono ad arrivare i giocatori e subito si precipitarono per firmare e fare foto con i fan. Si fermarono anche a firmare la maglietta di Rebecca che era emozionatissima mentre Ginevra non riusciva a non trattenere una risata ogni volta che la sua amica provava a parlare con loro.

La castana riuscì anche a far firmare la figurina per il fratellino facendosi anche la foto insieme a quel ragazzo, che aveva scoperto essere il numero 3 della squadra e non di meno, il difensore.

"Ora arriva Yildiz". Ginevra, nel momento in cui stava tirando fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni, urtò con esso la transenna e senza volerlo lo fece cadere dall'altra parte. "Gine!" esclamò riproverandola la sua amica.

"Scusa" mormorò, rannichiandosi per cercare di afferarlo, allungando la mano e non riuscendoci. Ma prima che potesse tirarsi su, qualcuno afferrò il telefono per lei.

Incrociò lo sguardo con la persona che aveva raccolto il suo cellulare.

Perse un battito quando incrociò i suoi occhi e ascoltò la sua voce. "Tieni".

Rimase rannicchiata ancora per qualche secondo prima di afferrare il telefono tra le sue mani e tirarsi in piedi. Lui fece lo stesso e le sorrise, portando poi la sua attenzione alla maglia della mia amica che firmò.

Ginevra fissò ogni movimento di quel ragazzino. Sembrava molto giovane e i suoi capelli biondini tirati all'indietro sembrano un dono dal cielo. Non aveva mai smesso di sorridere, aveva un bel sorriso, il suo viso era scolpito e con ottimi lineamenti.

"Gine! La foto!".

La castana ritornò alla realtà e scattò la foto dei due.

"Falla anche a me" passò il telefono alla Rebecca che stranita lo afferrò e scattò la foto ai due.

Poi il giocatore si allontanò salutando entrambe.

"Perchè hai voluto la foto?" chiese la bionda alla sua amica. "Per mio fratello " rispose Ginevra mentre ripensava al profumo fortissimo che le aveva inebriato le narici quei dieci secondi che erano stati vicini.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora