Uno

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Quella mattina faceva più freddo del solito.

Ginevra, la protagonista di questa storia, si stava preparando per uscire e recarsi a scuola. Aveva pettinato i suoi lunghi capelli castano chiaro e si era truccata con un filo di eyeliner e un po' di blush rosa. Frequentava l'ultimo anno di liceo linguistico.

Il suo sogno era quello di diventare giornalista e girare il mondo intero per poter scoprire nuove culture e riuscire a dare voce a tutte quelle persone che per un motivo o per l'altro, si trovavano in difficoltà.

Era affascinata al pensiero di poter aiutare qualcuno in difficoltà. Suo padre glielo aveva tramandato. Faceva il medico e molto spesso viaggiava per dare una mano alle popolazioni che si trovavano in uno stato di emergenza. Parlava sempre bene del suo lavoro e di come era grato di poter dare una mano al prossimo.

Si era messa in testa questo obiettivo e voleva essere in grado di raggiungerlo.

Era ormai uscita dal suo appartamento dove viveva con i suoi genitori e il suo fratellino di sedici anni, Michele. Di solito andava con lui a prendere la metro, ma quel giorno stava male e rimase a casa.

Ma ad attenderla alla fermata della metro c'era Rebecca, la sua migliore amica. Si erano conosciute a scuola, quando entrambe frequentavano la seconda liceo. Lei era di un altro indirizzo, ma un giorno all'intervallo hanno iniziato a parlare per caso e si sono subito trovate.

Rebecca era l'opposto di Ginevra. Era altra, bionda e molto socievole. Se non fosse stato per lei molto probabilmente non si sarebbero mai incontrate.

"Ciao Gine!" esclamò abbracciando l'amica che subito ricambiò. "Michele?".

Ginevra alzò gli occhi al cielo. Rebecca e il suo fratellino andavano molto d'accordo siccome entrambi avevano una passione. La Juventus. Ogni motivo per loro era buono per parlare del calcio.

"Non c'è, ha la febbre" rispose la castana. "Peccato, volevo parlargli del pareggio di sabato".

Ginevra odiava il calcio. O meglio, non le interessava. Non si capacitava di come suo fratello e la sua migliore amica potessero trovarlo interessante. Alla fine erano uomini che rincorrevano un pallone.

La metro arrivò ed entrambe presero posto al suo interno. "Se vuoi puoi venire da noi dopo scuola" le propose infine la castana, afferrando il telefono per guardare Instagram durante il tragitto. La sua migliore amica alzò le spalle annuendo e così Ginevra scrisse un messaggio a sua mamma per avvisarla.

Alla loro fermata, scesero e si recarono immediatamente a scuola dove si dovettero separare per raggiungere la propria classe.

Ginevra prese posto accanto alla sua compagna di banco Elisa, intenta a svolgere sul momento i compiti che sarebbero stati per casa. Emise una risata "Vuoi copiarli Eli?" chiese, beccandosi un "si" disperato da parte dell'amica.

Le sei ore di scuola trascorsero tranquille. Quell'anno avrebbero avuto l'esame di maturità e Ginevra era pronta per affrontarlo, anzi non vedeva l'ora di uscire dalle superiori per iniziare finalmente l'università.

Ritornò a casa con Rebecca che subito si mise a parlare con Michele della partita della Juve che c'era stata quel sabato.

"Se solo facessero giocare un po' di più Yildiz" si fermò Rebecca scuotendo la testa mentre metteva in bocca una forchettata di pasta. "Si, deve giocare ma bisogna che ci sia un netto cambiamento in tutta la squadra a parer mio" rispose Michele, anch'esso intento a mangiare il suo piatto di pasta.

Tutto ciò sotto gli occhi di Ginevra, che non stava capendo nulla ma comunque ascoltava. "Comunque il 12 febbraio giocano in casa contro l'Udinese - Michele sorrise alla bionda di fronte a lui- magari io e te, Rebecca, possiamo andare a vederla la partita".

Rebecca si mise in piedi di scatto richiamando l'attenzione di tutti i presenti nella stanza. Puntò il dito verso Michele e sorrise "questa è un'idea geniale!" esclamò facendo ridere il ragazzino e scuotere la testa alla sua amica che continuò a mangiare indisturbata.

Dopo aver pranzato le due ragazze si chiusero in camera.

"Vuoi venire con me e Michele allo stadio?" chiese la bionda alla sua amica che era intenta a sistemare la cartella per il giorno successivo.

Ginevra scosse la testa "devo venire a rompermi le scatole per due ore?".

Rebecca alzò gli occhi al cielo "vieni a divertiti un attimo, passi sempre tutti i weekend a studiare e a studiare e aspetta - fece una pausa di qualche secondo - ancora a studiare". Ginevra le lanciò un pupazzo che era sulla scrivania che l'amica afferrò al volo ridendo.

Ma non aveva tutti i torti. In quel periodo studiava davvero tantissimo per riuscire a vincere una borsa di studio e fare qualche mese all'estero quell'estate. Sarebbe stata un'ottima esperienza.

"Possiamo fare qualsiasi altra cosa invece di andare allo stadio" alzò le spalle, riportando l'attenzione suoi libri che stavano occupando la sua scrivania.

"Si si, mi lego al dito questa tua risposta poi vediamo cosa risponderai la prima volta che ti chiederò di andare a ballare".

Rebecca smise di parlare e le diede un bacio sulla guancia per poi salutarla e lasciare la stanza.

Non sarebbe mai andata allo stadio, piuttosto sarebbe diventata suora.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora