Ventuno

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Il cielo minacciava un temporale quel pomeriggio. Sembrava si fosse messo d'accordo con l'umore di Ginevra, anch'esso rabbioso. Perchè Kenan si era comportato così? Che cosa gli era passato per la testa?

Queste erano le domande che si stava ponendo la castana mentre camminava dalla metro fino a casa. Sicuramente non avrebbe richiamato Kenan per fargli girare la macchina e portarla a casa, come doveva essere, quindi aveva deciso di fare come aveva sempre fatto ed usare i mezzi.

Non aveva voglia di vedere il calciatore nemmeno se l'avessero pagata.

Eppure, fuori dal portore d'ingresso c'era proprio Kenan che l'attendeva mentre si mangiava le unghie nervosamente. Ma appena notò Ginevra avvicinarsi portò la schiena dritta andandole incontro.

Ma la castana (che appena lo vide perse un battito) si precipitò ad aprire la porta. "Ginevra!".

"Lasciami stare Kenan" mormorò la ragazza aprendo la porta e appena cercò di richiuderla, venne fermata dal calciatore "mi ascolti?" domandò lui ricevendo come risposta un "no" secco da Ginevra, che ancora provava a chiudere la porta.

Ma si arrese. Non aveva voglia di perdere altro tempo. Mollò il colpo, girando i tacchi e avviandosi verso il proprio appartamento sotto gli occhi di Kenan che la osservò allontanarsi sulle scale, dubbioso sul seguirla o meno.

Appena la vide scomparire mentre saliva, decise di starle dietro "Ginevra, scusami" continuò, salendo i gradini due alla volta. La ragazza, accelerò il passo "no, vattene. Mi hai fatto fare una figuraccia a scuola e non so nemmeno il motivo di ciò. Non lo voglio nemmeno sapere!" rispose.

La mamma di Ginevra lavorava fino alle sei e l'ora della pausa pranzo era ormai passata. A casa c'era solo Michele e sicuramente la porta sarebbe stata aperta e così fu: appena la ragazza raggiunse il pianerottolo si infilò subito in casa chiudendo la porta e girando una volta la chiave.

"Ginevra!" da fuori, Kenan si attaccò alla porta, bussando "Ginevra! Non me ne vado finchè non mi fai parlare". La castana alzò gli occhi al cielo, spiando il biondo dallo spioncino "No, non mi va di vederti" urlò in tutta risposta.

"Ma che fai?" Michele uscì dalla sua stanza, richiamato dal frastuono. "Michi, vattene in camera" provò a dire la sorella, disturbata da Kenan che non smetteva di bussare alla porta e di chiamare la ragazza, disperato.

"Ma chi è?". "Michele, vai! Ignoralo e se ne va" Ginevra lo spinse in camera, raggiungendo poi la sua. Aveva deciso di ignorarlo, sapeva che avrebbe mollato il colpo.

"Gine, mi dici chi è?" domandò ancora il fratello, incuriosito. "Michele, non ti avvicinare alla porta o ti giuro che dico alla mamma tutte le volte che hai mentito su dove veramente vai quando esci" gli puntò il dito contro Ginevra, minacciosa e Michele le alzò il dito medio.

Ma appena la sorella scomparve in camera, decise di avvicinarsi alla porta. Guardò attraverso lo spioncino "ma che cazzo" mormorò. Fece un passo indietro incredulo per poi riavvicinarsi nuovamente alla porta "non è vero".

Michele, non riusciva a credere che il pazzo che stava bussando senza sosta alla porta di casa sua era Kenan Yildiz.

Così, girò la chiave . Ginevra sbucò fuori dalla camera "Michi!" ma non ebbe il tempo di dire altro perchè il fratello aveva già aperto la porta e da essa fece capolino il volto di Kenan, che si precipitò in casa.

Ginevra sospirò, rassegnata "che cosa vuoi?". Kenan osservò il ragazzino per qualche secondo per poi dirigersi verso la ragazza "Gine, scusami".

Ginevra chiuse la porta di camera sua, lasciando Michele all'ingresso, sconvolto da quello che era appena accaduto.

"Ma che ti è preso?! Ti rendi conto, tutta la scuola ci ha visti! Che cosa hai in testa?" gesticolò la castana, facendo avanti e indietro per la stanza. Kenan si prese qualche secondo per guardarsi attorno "mi ha fatto arrabbiare quel ragazzo che ti toccava". Ginevra lo guardò male sospirando. "Ascolta mi son preso male. Ci sei uscita con questo, ti viene dietro e mi da fastidio".

L'espressione di Ginevra cambiò. "Ma chi pensi che sia quel ragazzo?". Kenan si grattò la nuca "Riccardo?". Ginevra mormorò una parolaccia, portandosi entrambe le mani sul volto stronfiadosi gli occhi.

"Vedi, che cosa succede a non sapere le cose! A me sa fastidio come tu ti sei comportato. Da immaturo! Proprio non me lo sarei aspet-" Ginevra non ebbe tempo di finire il rimprovero siccome Kenan si era avvicinato a lei e prendendole il volto tra le mani, fece scontrare le loro labbra.

Ginevra posò le mani sui polsi del ragazzo, staccandosi per qualche secondo. Lo guardò negli occhi perdendosi in essi. Lui sorrise e lei lo seguì a ruota.

E con il cuore a mille, Ginevra incatenò nuovamente le loro labbra, dando vita al suo primo bacio.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora