Sedici

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Qualche giorno dopo l'uscita, ci fu l'andata di Coppa Italia di cui Kenan aveva parlato. Michele era allo stadio con Rebecca e il padre di quest'ultima; siccome la Juventus giocava in casa, ne avevano approfittato per godersi la partita dal vivo.

Tutto ciò senza aver parlato con Ginevra, che quella sera era nel letto a rotolarsi dall'ansia. Non aveva mai seguito il calcio ma Kenan ne aveva parlato così tanto di quella partita che ormai anche la castana l'aveva attesa con ansia.

Così quella sera rimase incollata al cellulare. Aveva scoperto che se digitava su Internet uno dei nomi delle squadre che in quel momento si stavano sfidando, usciva in tempo reale il risultato e quando meno se lo aspettò con circa quindici minuti di distacco l'un l'altro, ci furono due goal che portarono in vantaggio la Juve.

Ginevra sorrise. La partita si concluse con la vittoria dei bianconeri. In cuor suo ci rimase comunque un po' male poiché non era riuscita a vedere il turco in campo. Gli scrisse un messaggio dove diceva che era felice per lui e della vittoria della squadra.

La castana mise da parte il telefono per concentrarsi su italiano dato che il giorno successivo avrebbe avuto la verifica. Ma circa quaranta minuti dopo, quando ormai Michele fu a casa e sua mamma a letto a dormire, arrivò una chiamata al cellulare della ragazza.

Kenan la stava chiamando. Osservò il cellulare stranita ma non ci pensò due volte: immediatamente rispose. "Kenan? Che succede?" domandò Ginevra, quasi sussurrando dato l'ora tarda.

"Gine, vediamoci" parlò il turco dall'altro capo del telefono. La ragazza posò la penna blu con cui stava riassumendo le pagine che aveva da studiare ed emise una risatina "ma in che senso?".

"Nel senso che voglio vederti. Dieci minuti e sono là sotto casa tua. Ti prego, scendi" e la chiamata si concluse.

Ginevra posò lentamente il telefono sulla scrivania guardandolo dubbiosa. Era in pigiama e con dei capelli legati in modo penoso quindi, senza pensare a se scendere dal calciatore fosse effettivamente una buona idea o meno, decise di cambiarsi e di sistemare i capelli legandoli in una coda un po' più decente.

Afferrò il giubbotto e si tirò su il cappuccio dato il freddo e senza fare nessun rumore, aprì la porta di casa richiudendola alle sue spalle e percorrendo le scale con una velocità tale di cui anch'essa si stupì.

L'aria fredda le solleticava il naso. Si strinse al suo giubbotto mentre aspettava il biondino, che nel frattempo stava guidando verso casa della ragazza che non appena vide fuori ad aspettarlo, invitò subito ad entrare in auto.

Si sorrisero. "Che succede?" spezzò il silenzio Ginevra, togliendosi il cappuccio e sistemando un ciuffo ribelle dietro l'orecchio che probabilmente le era scappato dalla goffa coda era riuscita a farsi. "Volevo vederti".

Kenan le sorrise, mostrando la fossetta che alla castana tanto piaceva. Notò i suoi occhi stanchi, così allungò la mano verso la guancia del calciatore, lasciandogli una carezza quasi impercettibile ma che raccoglieva in sè tutte le parole che Ginevra non era in grado di dire.

"Non sei stanco?" parlò lei, spostando la mano subito dopo e lasciando la parola al calciatore. "Un po'. Tu stai bene?".

"Sono un po' stanca anche io. Devo finire di studiare" rispose Ginevra.

I due si guardarono negli occhi per qualche secondo "sei sempre che studi. Non ti stufi mai?" rise il turco, sistemandosi i capelli all'indietro e distogliendo lo sguardo. "A me piace studiare, mi rilassa".

"Ma dici sempre che sei stanca" disse Kenan, posando le mani sul volante e rilassando la schiena sul sedile. "Potrei dire la stessa cosa di te" alzò le spalle Ginevra, beccandosi uno sguardo stranito dal ragazzo.

"Tu ami il calcio ma guardati ora: sei stremato!" esclamò la castana facendo ridere Kenan "ma sono due cose diverse". Ginevra alzò gli occhi al cielo "va be più o meno siamo lì".

Kenan smise di ridere, lasciando spazio a uno dei suoi sorrisi più belli "ci rivediamo?". Ginevra annuì.

Poi il calciatore si avvicinò a lei, posandole un bacio sulla guancia che durò qualche secondo. Ginevra arrossì, osservando il ragazzo allontanarsi. Ne desiderava altri mille.

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora