Otto

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"No mamma, esco a pranzo con Rebecca. Tornerò per cena tranquilla" parlò Ginevra rispondendo ai mille dubbi che la madre le aveva appena elencato. "Basta che state attente".

Ginevra sospirò, chiudendo la porta di camera sua alle sue spalle. Sarebbe andata alla partita senza dir niente a nessuno.

L'unico che sarebbe stato consapevole della sua presenza quel pomeriggio allo stadio, era Kenan che in qualche modo era riuscito a convincere la ragazza a venire a vederlo giocare. Lei sarebbe andata e lui poi l'avrebbe riportata a casa.

Durante il tragitto in bus, Ginevra continuava a chiedersi cosa ci trovassero gli uomini di tanto importante in un invito ad una partita di calcio. Era più una tortura!

Ma allora perchè lei ci stava andando? Arrivata a quel punto nei suoi pensieri, li cacciò via.

Non che non trovasse attraente il calciatore, al contrario, fin dal primo istante si era presa a cuore quel suo sorriso da sciogli gambe legato a quella fossetta che gli si formava sulla guancia. Solo che non capiva cosa lui volesse da lei.

Perchè mai invitava lei a vederlo giocare? Voleva renderlo partecipe della sua passione?

Ricordava quel pomeriggio al parco, quando il ragazzino si era aperto con lei, mentre elencava i motivi per cui aveva scelto quello sport, spiegando che fu più il calcio a scegliere lui. Aveva notato la passione nei suoi occhi ogni volta che ne parlava o anche solo che aveva tra i piedi la palla.

Smise di navigare tra i mille dubbi e scese dall'autobus. Osservò il cellulare, notando diversi messaggi da parte di Riccardo, con cui tra l'altro aveva anche un appuntamento il giorno successivo e messaggi da parte di Rebecca, cbe era riuscita a convincere a mentire a sua madre se mai avesse chiesto qualcosa. Ignorò entrambi.

Prese posto allo stadio. Kenan era riuscito a farle avere un biglietto normalissimo la sera precedente. Guardò la partita, aspettando che entrasse il numero 15 e quando ciò accadde, osservò con più attenzione.

Nonostante non se ne intendesse di calcio era consapevole che la Juve non stesse giocando nel pieno della sua forma.

Appena la partita finì, si diresse fuori dallo stadio. Il ragazzo le aveva dato indicazioni precise:

Gioco, mi lavo, mi vesto e tu mi aspetti fuori dove inizia l'entrata dello stadio.

Così citava il messaggio e così fece la castana. E finalmente dopo quaranta minuti abbondanti il calciatore si presentò a lei, che immediatamente balzò in auto. Lui le sorrise.

"Sei venuta, hai visto? Ci voleva molto?" chiese ironicamente lui, ripartendo con l'auto. Ginevra alzò gli occhi al cielo "sono venuta a subirmi due ore di partita per te e tu mi tratti così".

Kenan alzò le spalle continuando a guidare "ho giocato bene?" chiese. "Non ne so nulla di calcio" rispose Ginevra alzando le spalle a sua volta.

"Non ho giocato bene, se giocavo bene allora magari riuscivo anche a segnare" il turco emise un sospiro che attirò l'attenzione della castana. "Mio fratello mi dice sempre che giocare bene non vuol dire per forza fare goal".

"Dovrebbe farmi stare meglio?" chiese Kenan, ricevendo da parte di Ginevra un'occhiataccia siccome aveva intuito quella piccola nota di sarcasmo nella sua domanda "e allora smettila di lamentarti!".

Calò il silenzio nell'auto per qualche secondo dato che il primo a parlare fu di nuovo Kenan "vuoi mangiare qualcosa?" domandò, mentre si fermava ad un semaforo e si voltò verso la castana che ricambiò il suo sguardo, notando il suo taglio al sopracciglio che lo rendeva ancora più attraente.

"In realtà non ho fame" rispose subito, tornando a guardare davanti a sé in modo da distogliere subito lo sguardo da lui siccome sentiva di star per arrossire da un momento all'altro. "Perchè non rispondi mai ai messaggi?" provò a domandare Ginevra, non appena scattò il verde.

"Anche tu mi hai ignorato" rispose Kenan, dando attenzione alla guida.

Ginevra si voleva strozzare per aver osato porgli quella domanda. Sembrava lo facesse di proposito ad essere così stronzo e piuttosto di averci ancora una conversazione, avrebbe preferito volentieri buttarsi giù dall'auto.

"Come vuoi" lo liquidò lei, poggiando la testa al finestrino. "Scusa. Non rispondo perchè a volte mi dimentico oppure mi alleno. Tutto qua".

Come se questa risposta fosse migliore della prima. Pensò Ginevra, maledicendosi mentalmente per essere andata a quella partita quel giorno.

E mentre in auto continuava a regnare il silenzio, il calciatore fu ormai arrivato sotto casa della castana che subito si preparò per scendere dall'auto ma venne fermata da Kenan.

"Scusa, oggi è stata una giornataccia, non avrei dovuto comportarmi così" provò a scusarsi il turco, grattandosi la nuca e abbassando per qualche secondo lo sguardo.

Ginevra sospirò ripetendosi più volte in testa le frasi di quel pomeriggio al parco sul perchè lui ci tenesse così tanto al calcio. Forse quel pareggio era davvero come una grande sconfitta per lui.

Gli sorrise "fa niente, stai tranquillo". Lui sorrise a sua volta, facendo sciogliere il cuore di Ginevra.
"Rivediamoci. Niente calcio questa volta" parlò lui e la castana accettò, iniziando a far vagare la sua immaginazione.

-Autrice
So che magari questi capitoli sono noiosi :( ma è solo l'inizio, succederanno tantissime cose infatti non vedo l'ora di arrivare alla parte "ricca" di questa storia :,) .
Lasciatemi delle stelline o dei commentini a me fa piacere!

Il numero quindici - Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora