5. Fare da sfondo

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Uno spigolo puntava contro il suo mento, Elisa impiegò un po' per realizzare che fosse il gomito della sua migliore amica che stava dormendo con le braccia aperte e i gomiti sporgenti come un pellicano che sta per spiccare il volo.

«Giadaaa» spinse leggermente il suo braccio. L'unica risposta da parte dell'amica fu un mugugno.

«Giada, mi fai male» incalzò con tono più deciso, massaggiando la sua guancia dove probabilmente il gomito aveva fatto pressione per un bel po' di tempo, prima che se ne accorgesse.

Al secondo richiamo l'altra cambiò completamente posizione, raggomitolandosi come un riccio quando vede un pericolo, facendo ridere chi la stava osservando.

«Quando una non ha più l'età per bere..» una voce maschile fece irruzione nella stanza.
«Ho la colazione, donzelle» Lollo sventolò il sacchetto da asporto di un bar davanti a sé. «Se non ci fossi, dovreste inventarmi» sfoggiò un'aria fiera e alzò il mento come se fosse un reale che sfilava davanti ai suoi sudditi.
Un cuscino volò contro di lui e riuscì a schivarlo per un pelo.
«Dimmi te se devo sentire certe cazzate di prima mattina» borbottò colei che si trovava ancora nel mondo dei sogni, rimanendo con la faccia spiaccicata sul cuscino e gli occhi chiusi, si chiedevano come avesse fatto a mancarlo solo per poco von quel cuscino.

Lorenzo ed Elisa sghignazzarono all'unisono, e solo dopo qualche secondo la rossa si sistemò a sedere con la schiena appoggiata alla testata del letto stropicciandosi gli occhi come fanno i bambini piccoli quando hanno sonno.

«Posso sempre portare la colazione a delle amiche che tengano di più a me..»
«E dai Lollo, io non ho detto nulla» esclamò a sua discolpa la mora.
«Peccato che, per quanto mi dolga ammetterlo, tu non abbia altre amiche che tengano più di noi a te.» Giada increspò le labbra e sospirò perché sapeva che nessuno avrebbe potuto negare l'evidenza, fece scioccare la lingua contro il palato come segno di vittoria silenziosa contro l'amico.

«Incredibile, appena sveglia dopo una sbornia e sai comunque coniugare bene il verbo dolere» la canzonò la sua migliore amica.
Ridacchiarono insieme «Devo sempre farmi riconoscere» ammise stringendosi nelle spalle, un sorriso gigante guizzò sul suo viso angelico.

«Abbiamo notato..» Lorenzo si sedette sul letto lanciando un'occhiata d'intesa a Elisa.
«Possiamo fare colazione invece che parlare di ieri sera, prima?» implorò la riccia mimando un broncio finto e iniziando a sbattere le palpebre facendo gli occhi dolci.

«Fasterakamaster44 ha iniziato a seguirti» lesse a voce alta come se nemmeno lei ci credesse.
«Oh che disgrazia» commentò subito Elisa. «Tutta quella fatica per dividervi e questo viene a cercarti ora, per giunta è pure un deficiente cronico.»
«Ho sempre desiderato un ragazzo famoso, e questi stanno facendo successo, io lavoro per il mio futuro» si sedette tirando il petto in fuori e facendo oscillare i capelli dietro le spalle.
«Mi sa che hai ancora troppo alcool in corpo» Elisa si alzò definitivamente dal letto, con lo scopo di andarsi a lavare il viso.
«Potremmo fare delle uscite a quattro, io, Faster, tu e Fares»
Mentre si asciugava il viso con l'asciugamano la riccia finse una risata.
«No grazie, faccio compagnia a Lollo» si avvicinò all'amico e appoggiò la testa sulla sua spalla, stringendosi a lui.
«un giorno mi potresti ringraziare per questo» l'avvertì con il dito puntato l'altra..
«Il giorno in questione non è ancora arrivato, e ora andiamo a fare colazione per piacere!» tirò per un braccio Lorenzo dietro di sé, sparendo sulle scale che portavano al piano di sotto, dove si trovava la cucina.





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La chitarra strimpellava una strampalata melodia.
«Erano innamorati due coccodrilli, lei lo chiamava Cocco lui invece Drilli, vivevano in un fiume giù nel Marocco.. lui sempre insieme a
«Drilli» farfugliò teneramente Sveva.
«.. lei insieme a?»
«Cocco»

La piccola si passò una mano sulla faccia per poi chiudere gli occhi.
Le ninna nanne di Elisa erano micidiali, riuscivano ogni volta a farla addormentare in meno di 20 minuti, in alcuni casi anche meno di 10, ma doveva esserci stata una bella giornata stancante dietro in quei casi.

La guardò sonnecchiare un po', con quei ricciolini castani che assomigliavano tanto i suoi da piccola, il nasino a patata e le labbra carnose di un rosa tendente al malva. Quella bambina era una meraviglia della natura. La lasciò dormire un po' prima di prenderla in braccio e portarla nel suo lettino, così da farla cadere nel sonno profondo e non rischiare di svegliarla nel tragitto, seppur fosse breve.

Dopo averle rimboccato le coperte, si buttò a sedere sul divano, poco distante dalla stanza dove riposava Sveva, ma portandosi sempre dietro il monitorino per accorgersi di un suo eventuale risveglio.

Prese in mano la sua chitarra e iniziò ad accordarla, era decisamente molto scordata ma ogni volta che la usava la fatica di fare quella manovra aveva la meglio su di lei.

Ebbe come una visione del suo insegnante di chitarra e solfeggio, di come la sgridava se si presentava a lezione con la chitarra scordata. Sorrise pensando al pulcino nascosto dietro a un cesto disordinatissimo di capelli ricci che era ai tempi.
Le guance sempre rosse, le unghie sempre troppo corte perché aveva il vizio di morderle, la sua anima che in fin dei conti era molto più spensierata e leggera, anche se un po' tormentata da tutti i traumi e problemi tipici della pre-adolescenza e poi dell'adolescenza.

Pensò a quanto suonare quella chitarra l'avesse aiutata ad esorcizzare i suoi pensieri più intimi e cupi, i suoi più remoti mostri, a guardarli in faccia e farli a pezzi con quel plettro, come se fosse un'arma contundente in grado davvero di uccidere qualcuno o qualcosa.

Senza pensarci troppo - come era invece solita fare invece la maggior parte del tempo - prese il telefono e lo appoggiò sul tavolo davanti a sé, iniziando a riprendersi, avendo cura di tagliare gran parte del suo viso perché struccata e poco presentabile.

Si registrò per qualche minuto mentre suonava e intonava il ritornello di "Youth" di Daughter - facendo un grande salto nel passato, nella sua tormentata adolescenza - e con un click lo mise online sulla storia di Instagram, chiudendo il social e anche l'applicazione prima che potesse ripensarci e cancellare tutto.

Erano più unici che rari questi impulsi di Elisa, era abituata a fare da sfondo alla vita degli altri piuttosto che essere la protagonista della propria, forse per questo ancora non sapeva ancora cosa e chi volesse diventare da grande.
Eppure, a ventidue anni suonati, era già sulla buona strada di essere "grande".




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N.d.A
Come promesso ecco il terzo capitolo della settimana, forse nulla di che, ma almeno si conosce un po' di più la protagonista e alcuni aspetti suoi un po' intimi.
Prometto che piano piano la storia diventerà più interessante di così (o almeno spero) ahaha però sono sempre stata una che ci va piano, non mi piace lasciare scodellato sempre tutto e subito.

Mai sonno || Fares Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora