36. Nessun lieto fine

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«Elisa porca puttana ma perché non hai pranzato?»
«Eravamo di furia e per colpa mia avremmo fatto tardi, ho mangiato una barretta»
«Sì ma che cazzo manco a fare così» imprecò Duccio mentre le sollevava le gambe in aria, lei distesa a terra appena fuori dallo stand del merch.
«Duccio ora mi passa, giuro» biascicò con la mano sugli occhi, la sensazione di essere in barca, una voglia irrefrenabile di chiudere gli occhi. Ma sapeva che doveva combatterla, altrimenti sarebbe svenuta.

«Sei diventata bianca come un cencio» esclamò turbata Laura, la ragazza che Elisa aiutava con le vendite del merch in quella settimana in cui aveva seguito i ragazzi in tour.

«Ha la gonna, coprila deficiente» gridò Pietro affrettandosi a mettere una maglietta davanti alle gambe dell'amica.

Elisa sogghignò ad occhi ancora chiusi, non aveva la forza di riflettere sul fatto che Pietro avesse pensato a quel particolare mentre era distesa a terra mezza morta.

«È una gonna pantalone, Pie» le uscì in un sussurro.
«Vabbè fa lo stesso» rispose lui continuando a farle scudo col suo corpo e con la maglietta del tour.
«Dai tirala su, portiamola dentro» tutti gli altri li avevano ormai raggiunti, dopo aver pronunciato queste parole Faster la sollevò da terra prendendola in braccio.

«Ma sei pazzo, gira tutto» bofonchiò lei coprendosi gli occhi per evitare di svenire dalle vertigini.
«Dalle un po' di acqua e zucchero» Huda rincorse la figura alta del corvino, con un bicchiere che conteneva ciò che aveva appena annunciato.
«Adesso mi passa» si ricompose quando fu a sedere nel container della protezione civile di quella festa in provincia di Cuneo.

«Ogni tanto mi capita, poi mi passa» spiegò ai i volontari dell'ambulanza che erano accorsi in suo aiuto, richiamati dai suoi amici.
«Hai ancora le labbra viola» Huda le accarezzava i lunghi capelli ricci mentre l'aiutava a bere acqua e zucchero.

Una signora dai capelli bianchi e corti in una divisa catarifrangente le sorrise teneramente mentre le misurava la pressione.

«Un po' bassina ma niente di che, rimani un po' seduta va bene?» le consigliò posandole una mano sulla spalla.
Annuì semplicemente cercando di sorridere un minimo.

«Potete tornare al vostro lavoro, sto bene» rassicurò la schiera di persone che la osservava, si sentiva come nei cartoni animati quando si vedono le scene al buio totale con una dozzina di occhi che ti scrutano.
«Sei congedata dal tuo ruolo per oggi» Gherardo la abbracciò da dietro.
«No, Ghera, posso farcela» lo rassicurò «al massimo sto seduta dietro al bancone, come fa da sola Laura?»
«Farò in qualche modo, tu devi staccare» intervenne la diretta interessata, che la guardava ancora con occhi preoccupati.
«Una settimana di ferie e ti riduciamo così, solo a una delle prime date» Piccolo la abbracciò teneramente, si fece cullare dal suo tocco, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo.

Da quando avevano parlato della questione Pietro si erano ancora di più avvicinati, e lui era diventato ancora più protettivo nei suoi confronti.
Stava pensando ad un modo per sbloccare la situazione tra i due, dato che Elisa non era molto collaborativa e Fares sembrava vivere su un altro pianeta. Era un compito piuttosto difficile, si era cacciato in un bel guaio.

«Forza, fuori da qui voi, a provare» ordinò ai suoi amici, e tutti, nessuno escluso, le passò una mano tra i capelli o le lasciò un fugace bacio, prima di congedarsi e obbedire ai suoi ordini.





***






«Non svieni anche oggi vero?» Pietro le apparse davanti al viso mentre stava ripiegando attentamente le magliette per il tanto atteso concerto di Firenze, grande evento per tutti i fan toscani del bnkr44.

Gli sorrise istintivamente e il cuore iniziò a batterle forte solo come faceva quando vedeva lui «Prendi poco per il culo» rispose ridacchiando, cercando di concentrarsi sul suo lavoro.
«Stasera vieni sotto palco, non puoi perderti questo concerto, il merch può aspettare» le prese una mano, costringendolo a guardarlo negli occhi.
Quelle iridi verdi contaminate da pagliuzze dorate ogni volta ne trafiggevano il cuore, l'anima, la mente.
«Vieni a vedere la scaletta» la portò dietro di sé nel backstage.

Nel frattempo Barto e altri ragazzi dello staff tecnico correvano avanti a indietro incessantemente sul palco, assicurandosi che tutto funzionasse a dovere.

«Stasera buttate giù le cascine» esclamò sorridendo forte, mentre li guardava dimenarsi e agitarsi, mentre tutti ripassavano la scaletta e provavano le canzoni in maniera disordinata e sconnessa.

Rideva, di quelle risate sane, che nascono dal cuore, come sempre quando era con loro.
Li guardava e non poteva che provare immenso affetto per quei ragazzi.

Tornò per un po' a dare una mano a Laura, ma poi arrivarono tutti, i genitori, gli amici, le fidanzate, Allegra, e pure Lorenzo e Giada.

Quel concerto era diventato un ritrovo per tutta la famiglia bnkr44, anche famiglia allargata a dire la verità, Lollo e Giada erano andati perché lei parlava di quel concerto come l'evento dell'anno da quando lo avevano annunciato. E in fin dei conti, Giada sperava di avere una seconda occasione con Faster.

«Dai tempo al tempo» le avevano detto entrambi i suoi amici, ma lei si era tirata a lucido appositamente per quella serata così speciale.

Era bella da impazzire, come sempre, ma Elisa vedendola arrivare pensò subito che Andrea sarebbe caduto ai suoi piedi senza che lei dicesse una parola.
Non le dispiaceva più di tanto, ormai, che la sua migliore amica si affiancasse a lui, aveva imparato a conoscerlo e sapeva che dietro quella maschera da cattivo ragazzo che fa battute politicamente scorrette e a sfondo sessuale in realtà si nascondeva un ragazzo dolce, un amico leale che ti proteggerebbe da tutto e tutti, così aveva fatto con lei, non solo in un'occasione.

Lo aveva più volte avvertito - o forse meglio, minacciato - quando era saltato fuori il discorso, del fatto che lo avrebbe non ironicamente "castrato" se si fosse comportato male con la sua migliore amica, ma mai avrebbe pensato che potessero davvero avere questa seconda chance insieme.

Invidiava davvero chi riusciva a buttarsi in certe scelte di vita, lei, per quanto fosse migliorata, non si sentiva ancora in grado di fare certe cose.
Per certi versi, preferiva rimanere quella ragazza che fa da sfondo alla vita degli altri, la "ragazza da parete" di Stephen Chbosky.

Non avrebbe mai fatto un passo verso Pietro, perché sapeva che lui non avrebbe mai ricambiato il sentimento, quindi sperava invano che le sue emozioni per lui scomparissero magicamente o che apparisse qualcuno di più abbordabile per il suo target.

Infondo, a parte per il ragazzino che aveva avuto alle scuole medie, le sue cotte erano sempre finite così, dopo un periodo più o meno lungo di fissazione con una persona - sempre irraggiungibile, ovviamente - le passava e poi riprendeva qualche tempo dopo con uno nuovo. Un ciclo continuo di amori platonici, forse era condannata a questo per il resto della sua vita.

Sembrava davvero non esserci il suo lieto fine, anche perché non viveva in una fiaba, e lei sapeva di non essere una principessa, tutt'altro.



***
N.d.A
Capitolo notturno perché sono un po' su di giri, questo era già pronto nelle bozze e ho detto why not? Non ho riguardato mille volte come mio solito, ma spero mi perdonerete se troverete qualche errore.
Let me know che ne pensate, forse non era proprio ciò che vi aspettavate da questo tour ma le gioie arriveranno, giuro.

Mai sonno || Fares Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora