41. Halloween

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Si osservò più e più volte nello specchio desiderando di strapparsi tutto di dosso, trovava un difetto ovunque, nel vestito, troppo corto e succinto, nel trucco troppo scuro ed esagerato, nelle lenti a contatto bianche che Gin e Alle l'avevano costretta ad indossare.

Pensò che sarebbe potuta morire a breve per quanto la stringeva il corsetto del vestito che Gin aveva scelto per lei, cucendole appositamente una gonna in tulle tagliuzzato in maniera grezza.
Del tulle nero ricopriva anche le sue braccia, e la manica finiva svasata.
Le calze a rete erano state strappate appositamente in certi punti, infine i mocassini platform neri lucidi erano presi in prestito da Ginevra stessa.

«Smettila di fare la solita paranoica, stai da Dio» la sua stilista di fiducia le girò intorno con espressione orgogliosa, del suo lavoro in toto.
«Togli una lentina, è più figo» le suggerì Allegra.

Eseguì quanto richiesto dall'amica e dovette concordare con lei, quell'eterocromia era al tempo stesso intrigante ma pure spaventosa.

Una volta pronte scesero per raggiungere tutti gli altri al bunker, quel giorno era più pieno di fumo e di alcool del solito, faceva un caldo bestiale e c'era un sacco di gente imbucata.

Ogni poco Elisa si trovava a guardare delle persone perché non sapeva chi diamine fossero, amici di amici, conoscenti?
Probabilmente la notizia del bnkr44 in finale per Sanremo giovani aveva fatto sì che più gente venisse a conoscenza di quel party, perché volevano festeggiare quel traguardo tanto inaspettato quanto appagante. La voce si era sparsa un po' troppo, probabilmente, non erano molto bravi a gestire la fama dato che per il momento ne avevano avuta ben poca. E poi una festa di Halloween gratis è sempre una buona opzione, a prescindere da chi la organizzi.

Erano sempre più vicini a Sanremo, un trampolino di lancio non indifferente per un collettivo di provincia che si trovava agli esordi.

Al quindicesimo brindisi della serata Elisa era ben più che brilla.
Ballava confusamente e sbattendo addosso ai suoi amici, inventandosi mosse di danza altamente discutibili e ridendo a più non posso.

«Dignitosamente brilla» disse a Duccio che la abbracciava di lato, dopo averle chiesto come si sentisse.
«Ti prego bevi ancora» rise per la sua uscita di poco prima.
«Il drink più famoso di Jack» la esortò con un sorriso sornione.
«Nooo, non il Montenegroni» esclamò lei.
«Te lo ha già preparato secondo me» si abbassò all'altezza del suo sguardo indicandole da lontano la figura di Jacopo che si avvicinava con due bicchieri in mano.

«Mi hanno commissionato un drink per la signorina» fece una riverenza, probabilmente più ubriaco di lei, porgendole il bicchiere in plastica.
«Basta, mi rifiuto» divenne tutto d'un tratto seria «nel senso che lo butto nei rifiuti» sghignazzò sguaiatamente, il rosso le andò dietro, quella situazione lo divertiva troppo.
Nessuno di loro l'aveva mai vista così.

«Allegra amore della mia vita» si alzò gettando le braccia ad collo dell'amica «vogliono darmi un drink drogato» le disse guardandola negli occhi in maniera inquietante.
«Eh?» bofonchiò l'altra scrutando gli altri che nel frattempo se la schiattavano dal ridere.
«Basta bere per te, stasera, ti gira la testa vero?» la prese per mano.
«Un pochetto» ondeggiò sui suoi piedi, prima a destra e poi sinistra, e così via.
«Okay può bastare, usciamo a prendere un po' d'aria, magari ti passa la botta» le disse stringendo la mano della corvina e portandosela dietro fino all'uscita.

Elisa si sedette sul prato leggermente bagnato noncurante, al contrario di quanto avrebbe fatto da sobria.
Allegra si girò una cartina di mista mentre la osservava comportasi come una bambina al parco giochi, canticchiando canzoni a bassa voce e facendo oscillare i piedi avanti a indietro da seduta per terra.

«Hai finito di drogarti? Torniamo dentro?» la riccia pronunciò questa parole quasi a mo' di rimprovero, e la bionda fu indecisa se ridere o rimanerci male, alla fine rise.
«Okay ma ti voglio vedere lontana dal bere»
«Va bene, mammina» la baciò sulla guancia trotterellando via, all'interno del bunker.

Fares ballava con Roberto Franklin, il suo quarto gin lemon in mano, con la testa leggera e il cuore ancora di più.
Indossava una t-shirt nera strappata sul petto, lasciando molta pelle del torso visibile, come se fosse tranciata dalle unghie di qualche animale. Aveva dei disegni rossastri in viso col sangue finto, non si era sicuramente sforzato più di tanto, il trucco era opera di Asia che non era nemmeno questa grande cima, ma a lui poco importava.

Voleva divertirsi, stare coi suoi amici, festeggiare, non pensare a nulla.
Non pensare a quel peso che si portava nel petto, di inadeguatezza, di noia di vivere, che ormai lo tormentava da mesi e ogni tanto gli rendeva impossibile affrontare la quotidianità.

Rideva di una battuta di Frank che nemmeno ricordava, e volteggiava su se stesso bevendo dal bicchiere, quel gin lemon era abbastanza scarso, ma non se ne stava interessando.

Osservava Elisa ballare sconnessamente da tutta la sera, in quel momento stava facendo una specie di limbo contro Marco e Andrea, una scena a dir poco esilarante dato che erano tutti e tre chiaramente negati in quel gioco, oltre che ubriachi.
Il suo sguardo cadde sulle forme esaltate da quel vestito che portava, non si era mai soffermato così tanto a guardarla.
Era bella, spontanea, sorridente - certo lei era spesso e volentieri così così, era difficile vederla triste in presenza loro, anche quando non aveva avuto una buona giornata - ma quella sera lo era più del solito.

O forse era lui che la guardava, più del solito, o in maniera nettamente diversa, quella sera.
Pietro non si pose questo quesito, perché il suo obiettivo era di non pensare a niente quella sera, ma solo svagarsi.
Avrebbe voluto smettere di pensare in generale nella sua vita, ma non era un qualcosa di realizzabile, purtroppo.

Uscì a fumare una sigaretta e al suo rientro Andrea ed Elisa stavano duettando sulla canzone di Gigi d'Alessio e Anna Tatangelo "Un nuovo bacio", erano decisamente andati, ma comunque cantavano ed armonizzavano abbastanza bene insieme, nonostante lo stato di ebbrezza incontrollato. Tutti battevano le mani a tempo di musica ed improvvisamente la loro festa di Halloween sembrò tramutarsi in una qualsiasi festa di paese che si sarebbe potuta tenere proprio anche a Villanova.

Si fece spazio tra la folla, avvicinandosi di più a tavolo dove Jack metteva la musica e dove loro si stavano esibendo, alla fine tutti applaudirono e i due si abbracciarono scompostamente.

Un qualche impulso lo spinse ad andare da Elisa.

«Posso un ballo?» le porse la mano facendo un mezzo inchino, con fare principesco.
La corvina lo squadrò per qualche secondo, profondamente stupita da quella proposta, ma il suo stato mentale le impedì di rifiutare.

Si buttarono in mezzo agli altri, muovendosi a tempo di quella musica che era molto poco ballabile, Fares la faceva girare su se stessa e si godeva le sane risate che lei si lasciava sfuggire.

«Mi voglio sedere, mi fanno male i piedi» gli disse dopo un po', tirandolo per un braccio dietro di sé in modo che la seguisse.

Era così disinibita che non riusciva a controllarsi, si stava comportando come mai avrebbe fatto in vita sua.
Pietro non poteva fare a meno di continuare a guardarla, e da vicino il suo decoltée avvolto nel corsetto molto stretto era diffficle da ignorare.

«Sai, mi ricordo che avevi accettato una scommessa tempo fa» sorrise tra sé e sé mentre iniziava questo discorso, sul divanetto vuoto e lontano abbastanza da sguardi indiscreti.
«Quale scommessa?» farfugliò lei inebriata dal profumo del ragazzo e dalla vicinanza dei loro volti.
«Quella su Sanremo giovani, con Faster» la voce del biondo si fece più bassa e più roca.
Elisa sentì il suo stomaco andare in subbuglio, e non sapeva se attribuirlo a ciò che aveva bevuto oppure a lui.

«Oh, sì mi sembra di ricordare» mormorò mentre guardava le sue labbra carnose a qualche centimetro dal suo viso.
Non le vide nemmeno avvicinarsi, perché chiuse gli occhi suggellando quell'unione silenziosamente, beandosi della sensazione dei capelli morbidi di Pietro tra i suoi polpastrelli mentre le loro bocche erano incollate l'una sull'altra.

Nessuno dei due stava pensando veramente a ciò che stava accadendo, ma sembrava talmente giusto e naturale in quel momento che non se ne curavano.





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N.d.A
Salve, è arrivato il tanto agognato momento, bomba sganciata, io non dico altro.. A voi la parola!

Mai sonno || Fares Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora