Ci mise qualche minuto perché la l'accaduto l'aveva destabilizzata, però riuscì a recuperare Barto, non sapeva nemmeno come lo avesse rintracciato tra tutte quelle persone e con l'angoscia che aveva addosso.
Anche lui iniziò a schiaffeggiare Fares, chiamandolo più e più volte senza risposta, forse solo qualche mugugno.
«Tienigli su le gambe» le ordinò il ragazzo «è di nuovo in coma etilico» disse prendendo il cellulare e cercando il contatto di qualcuno da chiamare.
«Di nuovo?» chiese sorpresa mentre manteneva le gambe di Pietro in alto, operazione piuttosto faticosa dato che erano a peso morto praticamente.
«Non dovremmo chiamare un'ambulanza?» propose lei, seriamente in pensiero per l'amico.
«Assolutamente no» Andrea fece ingresso nel bagno, seguito da praticamente tutti gli altri.
«Lo carichiamo sul van e andiamo in hotel, nessuno deve saperlo» disse poi, e apparve più sobrio di quanto fosse mentre dava tali istruzioni.
«Cioè voi lo volete portare così in hotel?» la corvina sbottò, mentre ancora sorreggeva le gambe del ragazzo a terra «non mi sembra una buona idea, avrà bisogno di qualcosa, una flebo, non so»
«Elisa, sappiamo come gestirla, fidati, è già deciso e faremo così» le disse Faster, con tono duro.
Lei rimase con la bocca schiusa, come per rispondere qualcosa ma poi si trattenne, ci era rimasta male.«Chiamiamo un taxi sennò, chi va con lui?» propose Dario.
«Io» esclamarono Elisa e Barto all'unisono.
Alla fine pure Allegra e Ginevra li seguirono, più per solidarietà verso l'amica che per pena per Fares, erano purtroppo o per fortuna abituate a certi scenari durante le loro uscite.
Piano piano riuscirono a far aprire a Pietro almeno in parte gli occhi, si misero ai lati delle sue spalle e lo trascinarono fuori cercando di non dare troppo nell'occhio prima di salire sul taxi.***
«Dai Pietro qualche altro metro, non abbandonarci così» un lamento di fatica uscì dalle labbra di Barto.
I quattro amici lo scortarono nella sua stanza, sollevandolo quasi di peso, per poi adagiarlo sul letto.
Elisa osservò il suo corpo inerme che sembrava talmente minuscolo in quel momento, supino sul letto ad occhi chiusi, caduto in un sonno profondo che quasi faceva paura.
Aveva avuto un groppo in gola per tutto il tempo, e una strana sensazione di oppressione al petto, come quando arrivava l'attacco di panico ma non si scatenava, rimanendole incollato addosso. E forse quando era così era quasi peggio di quando arrivava l'attacco vero e proprio.
Si sedette a terra, sulla moquette della stanza, vicino alla testata del letto.«Secondo me non è una buona idea lasciarlo qui così»
«Eli, vomiterà qualche altra volta e poi dormirà e gli passerà l'hangover, se poi non sta meglio ti prometto che lo porterò io personalmente in ospedale domattina» Barto si sedette accanto a lei, Ginevra avvicinò il cestino della spazzatura del bagno al letto, così che il biondo potesse usarlo in caso di bisogno, senza alzarsi.«Ora vado a farmi una doccia, tu vai a letto» le accarezzò una spalla offrendole un sorriso rassicurante, per poi alzarsi in piedi.
«Sì, esatto, io mi avvio in camera, non tardare» le intimò Allegra fulminandola con lo sguardo.
«Resto qualche altro minuto e vengo, promesso» si battè una mano sul cuore come a sigillare il giuramento e guardò i tre amici uscire dalla stanza.Raccolse le gambe verso il suo petto, circondandole con le braccia e appoggiando il mento sulle ginocchia, incantandosi a guardare il ragazzo che dormiva.
Sentiva ancora il respiro pesante di lui, ed era preoccupata, però al tempo stesso lo vedeva dormire così pacificamente.
Avvertì un'irrefrenabile voglia di accarezzargli i capelli, che ricadevano dorati sulle spalle e sul cuscino candido.
La barba incolta decorava il suo mento e la base delle guance facendolo sembrare forse più grande della sua età, le lunghe ciglia chiare si adagiavano sulla pelle del volto.
Le labbra carnose erano leggermente schiuse e rilasciavano respiri profondi, svettate da un nasino dalla punta leggermente rotonda.Si spostò al fondo del letto, ben lontana dai piedi del suo amico, e appoggiò la testa sul materasso.
«Solo per qualche minuto» disse tra sé e sé prima di cadere in un sonno profondo.
Fu risvegliata dopo un paio di ore dai movimenti nel letto di Pietro.
«Che succede?» bofonchiò il ragazzo aprendo gli occhi e sbattendo ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco ciò che lo circondava.
«Oh ci sei» Elisa sobbalzò, alzandosi in piedi e avvicinandosi a lui.
«Porca troia che mal di testa» protestò portandosi una mano sulla fronte «cazzo gira tutto» si lamentò chiudendo gli occhi.
«Ti viene ancora da vomitare?» chiese lei, sedendosi sull'orlo del letto.
«Penso di no»
«Dai, bevi un po' allora» si avvicinò al frigobar tirando fuori una bottiglietta di acqua, e aiutandolo a portarla fino alle sue labbra.«Grazie» le disse biascicando e continuando a tenere gli occhi chiusi e la mano sulla fronte, come se avesse potuto minimamente ridurre il dolore lancinante che provava.
«Figurati..» rispose sorridendo appena, sollevata dal peso che la stava schiacciando fino a pochi minuti prima.
«Ma la prossima volta che sfiori il coma etilico ti pesto di botte e ti mando in coma io» aggiunse schiarendosi la voce e fingendo un tono duro che non riusciva ad avere, non con lui, e non in quel momento.
Una risata sfuggì dalle labbra di Pietro, prima che le palpebre tornassero ad essere pesanti tanto come il suo respiro.«Vieni sul letto, perché stai per terra?» sussurrò con voce fioca lui, quando Elisa lo credeva ormai addormentato.
La corvina si strinse nelle spalle, prima di prendere coraggio e alzarsi in piedi. circumnavigare il letto e sedercisi sopra, a debita distanza da lui, non voleva invadere il suo spazio personale.
Provò a chiudere le palpebre ma quella pace fu interrotta ben presto dall'arrivo di Andrea, che spalancò la porta rumorosamente e in maniera brusca, come i poliziotti quando fanno irruzione nella casa degli assassini nelle serie tv crime.
Ciondolava e sghignazzava tra sé e sé, salutando con la mano qualcuno che probabilmente si trovava nel corridoio del piano.
La luce si accese facendole bruciare gli occhi.«Oh cazzo cosa ho interrotto» rimase immobile sulla porta.
«Chiudi la porta, rincoglionito» sibilò lei tra i denti cercando di mantenere un tono di voce più basso possibile.
«Certo, non mi sarei mai aspettato di trovare una ragazza nel mio letto, insieme a Pietro, entrambi vestiti però» le si appoggiò addosso, spaparanzandosi sul letto.
«Stavo solo controllando che stesse bene» si giustificò scuotendo la testa, e rendendosi conto che probabilmente non le avrebbe mai dato ascolto perché era troppo dissociato.
«Non fa una piega» rispose il moro iniziando a spogliarsi da sdraiato.
«Direi che è il mio momento di abbandonare la stanza» mormorò nell'imbarazzo più totale, raccogliendo la sua borsetta da terra e richiudendosi la porta alle spalle senza dargli tempo per replicare o domandare altro.Sgattaiolò nella stanza sua e di Allegra in punta di piedi per non svegliarla, infilandosi sotto la coperta ancora vestita per evitare di fare troppo rumore.
Ci mise un po' a prendere sonno, rivedendo davanti ai suoi occhi la figura di Pietro prova di sensi sul pavimento del bagno e riprovando quella paura che aveva percepito in quel momento.
Fu solo la stanchezza estrema - che sovrastò le sue paranoie e angosce che la attanagliavano - a portarsela via tra le braccia di Morfeo quella notte.***
N.d.A
Lo so, mi avete odiata tanto, e probabilmente questo capitolo non mi farà perdonare.. però purtroppo i'm just a girl 🎀
Elisa sempre più confusa, oppure ə decisa secondo voi? Gli avvenimenti degli ultimi tempi non giocano sicuramente a suo favore..
Non volevo pubblicare perché oggi si è conclusa una delle mie ff preferite su Fares (Back in time) che vi consiglio se non l'avete letta, ed è uscito un capitolo clou per un'altra, The other girl (su Faster, ovviamente consiglio pure questa) e non volevo competere con questi due colossi, ma sarebbero passati troppi giorni dall'ultimo capitolo e mi dispiaceva, quindi eccomi qua. Scusate se sono stata prolissa, se volete fatemi sapere che ne pensate 🫶🏼
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Mai sonno || Fares
FanfictionElisa, abituata a fare da sfondo alla vita degli altri piuttosto che essere la protagonista della propria, all'età di ventidue anni ancora non sa cosa voglia fare del suo futuro. Uno "scontro" più che casuale la porterà progressivamente a cambiare a...