6. Momento di presentazioni

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«Tata, buono» balbettò la piccola Sveva leccandosi le labbra sporche di gelato, che era riuscito anche a raggiungere la punta del suo naso, tentò di arrivare fin lì con la lingua con scarsi risultati, facendo ridere Elisa.
«Sì, Sveva, buonissimo» le pulì il naso con uno di quei fazzoletti da bar inutili, che sono in pratica cartapesta e assorbono poco e nulla. Alla fine riuscì comunque a raggiungere il risultato voluto.
Il suo telefono vibrò sul tavolino bianco della gelateria in cui si erano fermate a fare merenda rientrando dall'asilo.

Giada:[HELP, Faster mi ha scritto in dm e mi ha invitato stasera al loro concerto, suonano alla Festa del volontariato di San Miniato]
Lollo:[Eh, beh, vai no?]
Giada:[Dovete venire con me, almeno per solidarietà femminile]
Lollo:[Ti ricordo che fino a prova contraria sono ancora uomo, anche se mi piace il pesce]

La riccia scosse il capo con disappunto, come se potessero vederla dall'altra parte dello schermo.
Continuò ad aiutare Sveva col suo gelato perché si stava pericolosamente avvicinando con quel cucchiaino alla maglietta rosa chiaro, che era stranamente rimasta immacolata dopo una giornata in asilo.

Elisa:[Vengo solo se è gratis, e poi se guidi te. Lollo ti prego non mi abbandonare, non voglio restare sola se quei due si imboscano a fare porcate]
Lollo:[Anche se volessi, è il compleanno di nonna, compie 95 anni, mia mamma mi uccide se dò buca]

Stronfiò facendo risuonare rumorosamente le sue labbra tra loro, bloccò lo schermo del telefono e guardò la bimba che ormai aveva fieramente finito il suo gelato.
C'era solo un problema, un'enorme macchia di cioccolato campeggiava proprio in mezzo alla maglietta rosa che aveva cercato di preservare fino a quel momento.



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«Eccolo, lo vedi, oddio quanto è bono, dimmi che lo vedi»
«Lo vedo» disse Elisa con l'entusiasmo sotto i piedi, ed un tono di voce piatto, mentre la rossa la tirava per un braccio dietro di sé.

Faster - il cui vero nome era Andrea, o così almeno le aveva raccontato lungo il tragitto in auto la sua amica, non dandole un attimo di tregua nemmeno per poter ascoltare i propri pensieri - si trovava a una decina di metri di distanza dalle ragazze, vicino a quello che sembrava un chiosco di bevute. Stava parlando con altri ragazzi con una bottiglia o bicchiere pieno di birra in mano, tra questi fu piuttosto facile riconoscere Pietro.

Il momento saluti fu abbastanza imbarazzante, Andrea baciò Giada su entrambe le guance e le sue mani si spinsero un po' troppo in là per essere la prima volta che si incontravano dal vivo, o almeno questo fu quello che pensò la riccia mentre osservava disgustata la scena di lui che le posava fugacemente una mano sul fondoschiena - sperando di non darlo a vedere.

«Andrea, piacere» le porse la mano il moro, esitò un attimo prima di stringergliela «spero tu non te la sia presa per l'altra volta, sai.. in discoteca»

Fece finta di doverci pensare bene per richiamare quel ricordo alla mente «Oh, no, ci mancherebbe, spero invece che non ci sia rimasto male tu piuttosto» si schiarì la voce.
Faster sputò un sorso della birra che stava bevendo mentre gli parlava, gli altri scoppiarono in una rumorosa risata.

«Piacere Marco» un biondo quasi sicuramente tinto, con dei riflessi giallastri ben visibili, si parò davanti a lei.
«Io sono Dario» alzò la mano un ragazzo rasato, che riconobbe come quello che aveva rimproverato Faster per il suo atteggiamento la sera in discoteca.
«Jacopo, ma puoi chiamarmi Jack» un riccio con gli occhiali da sole si unì al coro di presentazioni.
«Duccio» un altro ragazzo inclinò la chioma rossa - quasi fluo - di lato sorridendo gentilmente.
«E io Pietro, ma già mi conosci, purtroppo o per fortuna» il biondino fece un passo avanti.

«Piacere di conoscervi tutti» esclamò Giada con un acuto, Elisa le lanciò un'occhiataccia di tutta risposta.

«Ma mi ricordi come l'hai conosciuta?» un ragazzo paffuto con un sorriso gentile apparve da dietro di loro.
«Ciao, io sono Barto»
«Barto di nome proprio?» sghignazzò leggermente Elisa.
«Barto non ha un nome, Barto è Barto» un altro ragazzo rasato ma coi capelli platinati, quasi bianchi, le si presentò davanti. «Gherardo» salutò con un gesto veloce della mano.

Quei ragazzi aumentavano a vista d'occhio, ed Elisa non sapeva se considerarla una cosa positiva o meno.

«È una storia un po' strana» riprese Pietro mentre si passava una mano dietro la testa, come in cerca di una buona scusa per non dire la verità.
«Beh, praticamente è successo che.. ci siamo tamponati» spiegò semplicemente Elisa.
Il viso di Pietro si distese.
«No, aspè, in che senso?» Barto si mise a ridere.

«A che ora suonate?» sviò il discorso Giada, ma non perché come Elisa volesse salvare il culo a Pietro, ma perché voleva flirtare ancora con Andrea.
«Tra una mezz'ora, ma fondamentalmente quando c'abbiamo voglia» Faster si appoggiò con la schiena alla parete del chioschetto,  con fare altezzoso, per poi guardare dritta negli occhi la biondina.
«Mi pare un bel programmino, in pratica siete in autogestione insomma» lo stuzzicò con un sorrisetto malizioso, quel sorriso lo conosceva bene Elisa, lo tirava fuori solo quando voleva ammaliare qualcuno.

«Raga, i tecnici del suono vi cercano da almeno 10 minuti e voi siete qui imboscati a fare comunella»
Una ragazza dai capelli biondo cenere raccolti in delle treccine stravaganti si avvicinò correndo, con il fiatone.

«Arriviamo» rispose soltanto quello che si era presentato come Gherardo.
«Dai andiamo» richiamò all'ordine tutti gli altri, che lo seguirono verso il palco senza fiatare, tutti tranne Andrea che rimase indisturbato a chiacchierare con la sua amica.

«Volete venire di là?» le chiese la ragazza con le treccine.
«Allegra comunque, piacere» incurvò le labbra in un sorriso dolce.
«Elisa» fece un timido gesto del capo, con la consapevolezza che avrebbe scordato nei seguenti minuti tutti i nomi che le erano stati elencati, dopo l'ennesimo da aggiungere alla lista.

«Sono la sorella di Gherardo, a volte sembra di essere a me la maggiore però» esclamò con un po' di rammarico.
«Ti assicuro che capisco perfettamente la sensazione, non ne hai idea» incrociò le braccia sul petto la mora, come per coprire l'imbarazzo che si era creato dal momento presentazioni. Si sentiva un'infiltrata in quella situazione.

«Anche te hai un fratello più grande?»
«Forse peggio: una sorella»
«Almeno puoi rubarle i vestiti, no?»
«Beh sì quello potrebbe giocare a suo favore, solo che le sue scarpe non mi entrano perché ha il piedino di fata e io quello di uno yeti» risero amichevolmente, nonostante fosse la prima volta che si incontravano, eppure quella ragazza le aveva ispirato simpatia così a pelle.

«Ora vado, e farebbe bene a raggiungerci anche qualcun altro» alzò la voce enfatizzando la frase finale, sperando che Faster potesse darle ascolto.
«Potete parlare anche sottopalco, Giada» la riccia rincarò la dose richiamando la sua amica.

Finalmente riuscirono a smuovere quei due, che comunque rimasero a chiacchierare a debita distanza dalle due ragazze, nel breve tragitto fino ad arrivare ad un palchetto dismesso tipo delle feste di paese.
D'altronde era anche troppo per la Festa del volontariato di San Miniato.




***
N.d.A
Hellooo, questo capitolo volevo pubblicarlo domani in realtà ma oggi ero ispirata e quindi lo pubblico oggi!
Finalmente riappare il nostro buon vecchio Pietro ma per ora non penso ci siano abbastanza interazioni per i vostri gusti, forse nel prossimo capitolo vi farò più felici, chissà.
Come sempre se vi va lasciatemi consigli, critiche, qualsiasi cosa, è sempre tutto ben accetto.💕
P.S GRAZIE INFINITE per le mille letture!

Mai sonno || Fares Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora