46. Imprevisto

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«Allora io vado qua, ok?» le chiese Pietro entrando in un camerino per cambiarsi.

I camerini negli spogliatoi dell'"Asmana" erano unici, senza divisioni tra uomini e donne, piuttosto imbarazzante da un certo punto di vista anche se sarebbero comunque usciti già pronti, in costume ed accappatoio.

I telefoni all'interno del centro benessere erano vietati, particolare che Elisa ignorava fino a poco prima, quindi non si sarebbe potuta appigliare nemmeno a sentire qualcuno via cellulare per farsi aiutare nella sopravvivenza a quell'esperienza surreale.

Una cosa era certa, il rosso dai capelli tinti gliel'avrebbe pagata, e con gli interessi.
La sua scusa del cagotto faceva acqua da tutte le parti, ci aveva pensato e ripensato durante il viaggio, aveva realizzato di essere stata presa in giro. Ci era cascata proprio con tutte le scarpe, come una stupida.

«Sono pronta» esclamò stringendo le spalle nell'accappatoio violetto, il volto struccato che la faceva sembrare più piccola di quello che era, i lunghi capelli corvini arricciati alla perfezione che le ricadevano al di sopra del seno.

Pietro uscì sorridendo dal camerino a fianco al suo, avvolto nel suo accappatoio bianco immacolato, la chioma dorata leggermente scompigliata, il petto lasciato quasi completamente scoperto.

«Da dove iniziamo?» camminarono l'uno vicino all'altra, lungo l'ingresso, guardandosi intorno.

«Una semplice capatina in piscina? Senza scherzi stupidi» sorrise guardandolo di sottecchi.
«E chi fa scherzi stupidi?» guardò dietro di sé come a cercare un colpevole che non fosse lui, ridacchiando di se stesso, e lei lo imitò.

«Oh guarda, c'è il programma con le varie cose che si possono fare» indicò un televisore in alto.
«Poi decidiamo ben che fare» le disse spogliandosi e rimanendo solo in costume, adagiando l'accappatoio su uno sdraio a bordo piscina.
Elisa fece lo stesso, imbarazzandosi leggermente nel trovarsi così seminuda, anche se erano già stati diverse volte al mare o in piscina insieme.

Era tutto diverso, da dopo quel giorno.
Ogni interazione con lui assumeva un significato diverso, e se già prima aveva difficoltà nel trovarsi in certe circostanze vicino al ragazzo, ora si sentiva proprio a disagio.
Aveva paura di rovinare tutto, con una parola, un gesto, qualsiasi cosa.

Fecero un giro nella piscina esterna, che era in parte coperta da un tetto e in parte completamente all'aperto, con un bar che aveva sgabelli sospesi nell'acqua e un bancone direttamente immerso nell'acqua della piscina.

«Ti posso offrire un aperitivo?» azzardò il biondo indicando il bar.
«Sono le 16, Pietro, non credi sia un po' presto?» sghignazzò guardandolo con la testa inclinata a destra, un misto tra divertita e incredula per la proposta.
«Non è mai troppo presto per un calice di bollicine» ammiccò sorridendo insistentemente e incrociando le braccia sul petto.
«Dai su» la incitò ad accomodarsi su uno di quelle sedute "galleggianti" e ordinò del prosecco per entrambi, allungando il braccialetto che avevano fornito loro all'entrata per addebitare il costo dell'aperitivo.

«Beh allora grazie» disse Elisa, facendo scoccare il suo calice insieme a quello di Fares. Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, assaggiando il liquido frizzantino, e guardando la faccia di lui mentre beveva una delle sue cose preferite. Aveva un'espressione impagabile, si vedeva proprio che era realizzato, come se stesse facendo una cosa fuori dal normale.

Le estremità delle sue labbra si arricciavano compiaciute, per poi incurvarsi in un mezzo sorrisetto, gli occhi si assottigliavano, per poi spalancarsi quasi subito dopo, illuminati di una luce nuova.
Succedeva ogni volta che qualcosa lo colpiva, oppure se faceva qualcosa che amava.

Aveva imparato ad osservarlo silenziosamente, rubando con gli occhi, immagazzinando e nascondendo nei meandri non troppo lontani della sua memoria quei gesti.

«Ho qualcosa in faccia?» si passò un dito intorno alla bocca, guardandola con fare interrogativo e leggermente confuso.
«Oh no» si sentiva colta in flagrante, a fissarlo, che bella figura di merda «pensavo che i tuoi capelli mi sembrano leggermente più corti, li hai tagliati?» tirò fuori la prima cosa che le venne in mente.

Sei la persona meno credibile dell'universo, per Dio Elisa.

«Ah, no macché, sono solo sporchi, ma adesso mi faccio un tuffo con tutta la testa e risolvo» si accarezzò i ciuffi chiari, per poi saltare giù dallo sgabello, avendo finito ormai il drink.

«Tuffettino a poi sauna?» propose cercando approvazione nel suo sguardo, che non tardò ad arrivare.






***





«Queste cascate sono la mia cosa preferita di qualsiasi tipo di terme» annunciò mentre entravano nella "grotta" con cascata e luci per cromoterapia.
Una coppia di fidanzati era già lì, ad aspettare la cascata a pioggia che arrivava con un timer, ogni cinque minuti circa, così avevano letto all'ingresso della grotta. I due si tenevano per mano e si scambiavano effusioni, mettendo ancora più in soggezione Pietro ed Elisa.

Finalmente il silenzio fu spezzato da una cascata di acqua che si abbattè sulle loro teste, si misero a ridere all'unisono perché si erano un po' spaventati, entrambi.
Il getto d'acqua era rilassante, soprattutto quando ricadeva sulle spalle, e dietro al collo, zona dove Elisa accumulava maggiormente la tensione.

Dopo poco rimasero soli là dentro, e si misero a sedere con le gambe che fluttuavano a pelo di un piccolo specchio d'acqua rasoterra.

«In effetti è una roba fighissima, avevi ragione» commentò la riccia mordendosi un labbro e sorridendo come una bimba, mente continuava a spenzolare le gambe e facendo traboccare l'acqua dai lati della piscinetta.

Pietrò rimase per qualche secondo incantato ad osservare un rivolo di acqua che le scivolava giù da un riccio ribelle sulla fronte, scorrendo poi in forma di goccia sul suo volto chiaro e ancora più cristallino della ragazza, senza un filo di trucco.

Si sorrisero impacciati, finché non riprese a piovere su di loro, e si alzarono allo stesso tempo, capendosi al volo con uno sguardo, per danzare sotto quella pioggia fittizia.

Fares le afferrò una mano e la fece fare una giravolta, la corvina scoppiò a ridere e si lasciò trasportare, continuando a ballare, anche se l'unica musica che risuonava là dentro era quella delle loro risate mischiate insieme.

Mentre la forza dell'acqua picchiava sulle loro spalle e sulle teste, il biondo la tirò verso il suo petto, forse con più foga del necessario. Senza motivo, a seguito di quel gesto imprevisto, Elisa planò sull'acqua, cadendo rovinosamente a terra, subito dopo si levò un grido di dolore.

«Oh cazzo»
«Che dolore» si massaggiò una caviglia con espressione sofferente.
«Chiamo qualcuno» si era abbassato per guardarla negli occhi, quelle iridi verdi erano cariche di paura e rammarico: si sentiva in colpa.

«No, Pietro, non fa nulla. Mi alzo e vediamo come va» provò a proporre, nonostante sentisse come pulsare la sua caviglia e una fitta lancinante.

Il ragazzo la prese da sotto l'ascella, avvolgendosi il braccio di lei sulle spalle ed aiutandola ad alzarsi, continuando a sorreggerla.
Solo ina volta in piedi Elisa realizzò quanto veramente le facesse male quel piede, tanto da non poterlo poggiare a terra.

«Chiamo l'ambulanza» le disse serio, facendola sedere su una panchina appena fuori la grotta delle cascate.







***
N.d.A
Buonasera, oh ma possibile che qui non si possa mai stare tranquilli?
Questa ragazza dice di attrarre i guai, e forse ha ragione a questo punto..
sono tornata prima del previsto, siete un po' fier* di me?
Chiedo scusa se vi leggo (sia i commenti che le ff che seguo, voi sapete chi siete) o rispondo tardi, ho un po' un periodo così con la mia scrittura ed entrare su Wattpad non giova molto.
Grazie mille per chi continua a commentarmi e lasciare stelline, anche chi legge silenziosamente, vi vedo e vi apprezzo tutt* 🩷

Mai sonno || Fares Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora