27. Finalmente sua

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Non riusciva a credere ai suoi occhi, quando la vide seduta nel sedile accanto a lui, sulla sua macchina nuova, lei e il suo esile corpo, la sua risata riecheggiava nell'abitacolo e lo frastornava.
Era destabilizzato da tutto quello che era accaduto quella sera, l'aveva cercata così tanto, che ormai ci aveva quasi rinunciato.

Pietro guidava con una mano sola, l'altra infilata appena nello spiraglio del finestrino leggermente aperto, talvolta indugiava sulla coscia nuda della ragazza a fianco a lui.
Sfrecciava a tutta velocità perché voleva arrivare a casa il prima possibile, per non perdere tempo, aveva paura che potesse essere un sogno da cui poteva risvegliarsi pericolosamente presto.
Il vento gli muoveva le ciocche più lunghe intorno volto e lo faceva sentire stranamente vivo, pervaso di emozioni contrastanti, il petto pieno di battiti incalzanti una strana necessità di sorridere come un'idiota.

Tutti gli avevano detto che era una cattiva idea, ma lui non aveva voglia di ascoltare il parere di chi stava intorno a lui in quel momento, era fatto così. A volte era un indeciso cronico, ma al tempo stesso testardo, e quando si metteva una cosa in testa era difficile farlo sviare dalla strada prescelta.
Sua madre gli aveva sempre detto che aveva bisogno di sbatterci la testa, nelle cose, per capire quando sbagliava, e ormai non gli diceva più nulla. Lei sarebbe stata lì a consolarlo anche quando le cose non andavano bene, come lei aveva previsto.
Sua sorella invece, si arrabbiava un po' di più, avevano una sensibilità talmente simile che Asia riusciva a percepire il minimo disagio in lui a prima vista, solo guardandolo in faccia anche per un nano secondo.
Per quanto si sforzasse però, nemmeno lei era riuscita a smussare certi aspetti del carattere del suo fratellone.

Parcheggiò di volata sul vialetto di casa Serafini a Forte dei marmi.
Le sue mani si aggrapparono al lembo inferiore del vestito di lei quando ancora non avevano oltrepassato la porta, la chiave ancora incastrata nella toppa che tintinnava contro la parete blindata. Le sfilò l'indumento in maniera fulminea, si stupì di se stesso e della sfrontatezza che stava tirando fuori.

Quando arrivarono in camera erano già nudi, era troppa la voglia di aversi e tenersi stretti, di sentire la loro pelle calda l'una contro l'altra, di assaporare ogni centimetro del corpo dell'altro.
Il profumo della ragazza lo estasiava, e continuava a baciarla sul collo per sentirsi ancora più inebriato.
Aveva bevuto relativamente poco ma si sentiva completamente ubriaco di quella sensazione, ubriaco di lei.

«Pietro, non ti fermare, ti prego» ansimò timidamente lei, scossa dal piacere.

Fu finalmente sua, tra le lenzuola chiare del suo letto, nella sua cameretta del mare che sembrava ferma a venti anni prima, con la luce fioca della luna che filtrava appena tra le tapparelle.
Si addormentarono abbracciati, la schiena candida di lei stretta al suo petto, la custodiva gelosamente ora che era riuscito ad averla.
Non gli sembrava vero. Era così bello da non sembrare realtà.

La mattina si svegliò con solo un ammasso di lenzuola spiegazzate al suo fianco, e un bigliettino sul comodino che recitava:"Ho fatto una cazzata, scusa, ti prego non cercarmi mai più." - Ambra.

E fu in quel momento che la vera realtà dei fatti gli arrivò dritta in faccia, come uno schiaffo ben assetato.

Affondò la faccia nel cuscino per urlare silenziosamente e tirò un pugno alla spalliera del letto, per poi imprecare per il dolore che si era provocato alla mano.






***





«Allora ti prego risparmiaci la solita tiritera del tuo compleanno, non vuoi festeggiare okay, non vuoi regalo, non vuoi niente.. ora dicci quale modo di stare insieme ti disturba meno, quella sera» Giada beveva da un calice con la cannuccia il suo Aperol spritz, mentre spilluzzicavano salatini dal ciotolo in mezzo al tavolino del bar.
«Oddio no, siamo già arrivati a quel periodo dell'anno..» si maledisse la riccia, mettendosi le mani tra i capelli.
«Siamo a fine Aprile, con te bisogna mettersi avanti, per riuscire a cavarti dalla bocca almeno un indizio su cosa potrebbe piacerti e su quale sia il metodo più efficace per non rischiare la morte facendoti festeggiare quel giorno che odi tanto.» commentò acido Lorenzo, mentre sorseggiava il suo Mojito.
«Non è che lo odio, lo vedo come un giorno qualunque, ed essere al centro dell'attenzione mi mette a disagio.. lo sapete.» tentò di spiegarsi, cosa che ormai aveva fatto mille volte, ma in pochi riuscivano a capire la sua posizione, per non dire nessuno.

«Non festeggeresti nemmeno con i ragazzi del bunker?» la incalzò la ragazza dalla chioma rossa.
«No, non credo nemmeno sappiano quando sia il mio compleanno»
«Oh per quello c'è un rimedio rapidissimo» esclamò Giada afferrando il suo telefono e iniziando a pigettare sullo schermo.
«Nooo» si agitò la corvina «non avresti il coraggio di scrivere ad Andrea» la canzonò prendendole il braccio per immobilizzarla.
La rossa assottigliò gli occhi e mostrò un grugno di rabbia, per sfidarla «Tu dici?» utilizzò un tono di scherno.
«Giada ti prego» sbuffò lasciandosi andare sullo schienale della sedia, e allontanando da sé il bicchiere di prosecco ancora pieno che aveva davanti.

«Oh amore non fare così» Lollo inclinò il capo di lato e le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi accarezzarle la guancia.
«Prima o poi dovranno scoprilo» ribatté Giada, mettendo le braccia conserte sul petto, con fare offeso.
«Meglio poi che prima.» le rispose mestamente prendendo il calice e bevendo un sorso.

«C'è solo una sorpresa che non ti dispiacerebbe» un'espressione maliziosa si fece spazio sul volto della sua migliore amica.
«Sentiamo» Lorenzo mise una mano sotto al viso guardandola interessato.
«Se Pietro ti regalasse il suo..»
«GIADA» gridò Elisa, facendo voltare una coppia di un tavolo vicino verso di loro, i due scoppiarono poi a ridere come loro tre.
«Il suo cuore, volevo dire» sghignazzò.
«Mio Dio ancora insistete con questa storia»
«Perché cambi espressione quando si parla di lui..» la redarguì Lollo.
Le venne da ridere, nervosamente.
«Ma non è vero»
«Quando hai raccontato la storia del bagno in mare ho pensato fosse uscita da qualche serie tv cringe di Netflix per la trama, e tu avevi due occhi spalancati e un sorriso da ebete.»

Elisa abbassò la testa, nascondendosi dietro alla sua chioma di ricci neri, come se così potesse scansare i commenti dei suoi migliori amici che le sbattevano in faccia la dura realtà. L'escamotage serviva anche a coprire le sue guance rosse, sentiva avvampare tutta la faccia, fino al collo.
Sentiva il cuore farle le capriole nel petto, ripensando a quella sera, a tutto ciò che era successo e a Pietro che si gettava in mare con lei in spalla.
Vedeva chiaro e tondo il viso di Pietro che rideva con i capelli bagnati che grondavano delle piccole gocce sul suo viso serafico, e le veniva solo da ridere, mentre il cuore le martellava nel petto.

Era totalmente involontario, il suo corpo parlava per lei.
Per quanto si sforzasse di convincersi e convincere gli altri del contrario,  le piaceva Pietro, e pure tanto.








***
N.d.A
Ti ricordi l'anno scorso l'hai tradito con me?
Non dico altro riguardo la parte iniziale di questo capitolo, non credo di avervi ingannate ma almeno ci ho provato, it was for the plot lo giuro.
Non mi odiate, ho scritto questo capitolo questo pomeriggio perché mi è venuta un'ispirazione improvvisa e non mi dispiace cosa che ne è venuto fuori, contando che appunto l'ho scritto su due piedi.
Se vi va, come sempre, vi aspetto nei commenti.. e grazie grazie infinite sempre ❤️

Mai sonno || Fares Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora