25. Allungare il tragitto

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L'aria fresca penetrava dal finestrino, le luci dei lampioni laceravano le strade buie di Empoli, mentre le ruote scorrevano veloci sull'asfalto, ogni tanto incontrando qualche parte dissestata e facendo tremare tutto l'abitacolo.

Stava rientrando da una serata tranquilla al pub con i suoi amici di una vita, stava come al solito allungando il tragitto del rientro - la sua cosa preferita da fare quando tornando da una serata, da sempre- scorrendo tra le stazioni radio che sembravano essere tutte noiose, lesse la scritta "Radio Mezzanotte" e si soffermò un secondo ricordando che fosse proprio quella della sua amica.

«Cari amici di Radio Mezzanotte, è la vostra Elisa che vi parla, questa era "Due vite" di Marco Mengoni, vincitrice dello scorso Festival di Sanremo, la nostra ora notturna insieme è finita, vi auguro una buonanotte e ci risentiamo qui, prossimamente.»

Sorrise istintivamente, senza nemmeno sapere il perché, scostandosi una ciocca di capelli dal volto, prese il cellulare dallo scomparto porta bibite della sua auto - dove lo teneva sempre - e cercò il nome dell'amica nelle chat di Whatsapp.

Digitò velocemente mentre cercava di controllare al tempo stesso la strada davanti a lui, che al momento era deserta.

[Buonanotte cara speaker di Radio Mezzanotte, bella la canzone di Mengoni, anche se meritava anche mio fratello Sethu]

Con un sorriso stampato in faccia, ripose il telefono nella sua postazione precedente.

Una lampadina si accese nella sua mente, e decise di fare subito inversione, sterzando forse anche troppo improvvisamente, e ringraziando che la strada fosse vuota.




***





Il cellulare di Elisa tremò e fu stranita, ancora di più quando lesse il messaggio tra le anteprime sul blocco schermo, lo dovette rileggere un paio di volte per realizzare.

Pietro che ascoltava la sua radio? La sua trasmissione?

La sua mente iniziò a viaggiare facendosi mille domande, chiedendosi se fosse la prima volta o se lo facesse spesso e solo ora avesse deciso di scriverle, il perché, cosa ne pensasse.
Il suo cervello macinava paranoie come una macchina da caffè antica, mentre metteva apposto lo studio di registrazione, sperando di non dimenticarsi nulla.

Si domandò più volte se fosse giusto rispondergli, e poi come avrebbe dovuto rispondere?
Le tremava il petto al solo pensiero di dire una parola sbagliata, e non riusciva a capire il perché, non le capitava mai coi ragazzi del bunker, ormai erano amici. Comfort people per lei, non ci pensava più, era passato quel periodo ansiogeno di conoscenza in cui voleva assolutamente evitare di dire qualcosa di sbagliato per paura di risultare antipatica o strana, non serviva più.

Girò la chiave nella toppa del portone della Radio col cellulare nell'altra mano, leggermente tremolante.

[Vero, mi hanno pure detto che ha fatto un duetto con una boyband promettente, non so se hai presente, scantinato55 mi pare si chiami]

Digitò quelle parole senza pensarci troppo, ci aveva già riflettuto abbastanza mentre sistemava tutto, un po' sorrise per la battuta perché loro odiavano essere definiti boyband, ed erano stati in molti a farlo.

"Collettivo di artisti, è ben diverso", riecheggiò questa spiegazione nella sua mente.

Una strana sensazione di felicità la pervase mentre scendeva le scale del palazzo, con le chiavi che ticchettavano tra le sue dita, prima che le riponesse nella tasca della sua borsa.

Il portone sbatté leggermente dietro di lei e con grande stupore si trovò davanti la figura in penombra di Pietro, appoggiato con la schiena alla portiera del guidatore della sua auto.

Il suo cuore sbattè contro la parete toracica prepotentemente, togliendole il fiato per qualche secondo.

«Sei il mio demone della paralisi del sonno?» buttò fuori sdrammatizzando, mentre le labbra si incurvavano all'insù istintivamente.
Fares era tutt'altro che un demone, era dannatamente bello, e la luce del chiarore di luna insieme al fioco bagliore dei lampioni rendeva la sua bellezza così semplice ancora più genuina e apprezzabile.

«Qui al buio in silenzio, potrei pensare che qualcuno ti abbia mandato a cercarmi per farmi fuori» la risata del biondo si fece sempre più vicina mentre i suoi piedi si muovevano veloci come richiamati dalla figura dell'amico.
«Chi vorrebbe mai farti fuori?» borbottò ridendo sommessamente.
«Non so, forse Faster, abbiamo dei conti in sospeso nel passato» si appoggiò al suo fianco allo sportello chiuso della sua macchina.
«Ancora non ho capito come avete deciso di tirare fuori una tregua, tra l'altro»
«Eri troppo fuori di te quel giorno, a Capodanno, non sei stato attento, eppure sei sempre pronto per i gossip tu» lo schernì sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e incrociando le braccia sul petto, a disagio, non sapendo dove altro metterle per non iniziare a gesticolare.

«Aspetta, tu e Faster a capodanno?» pronunciò queste parole come se fossero un insulto, inarcando un sopracciglio e storcendo la bocca, facendo ridere Elisa perché sembrava una di quelle emoji che usano i boomer quando sono interdetti.
Il ragazzo si rese conto solo dopo che aveva usato senza apparente motivo quel tono.

«NO» urlò tappandosi subito la bocca per paura di svegliare il vicinato.
«Non in quel senso..» iniziò a toccarsi il viso nervosamente.
«Per farla breve, ho avuto un attacco di panico per una cosa, e Faster è stato il primo a venire in mio soccorso» abbassò il tono di voce fino a farlo diventare un filo.
«Oh, mi dispiace» le posò una mano sulla spalla «perché non me lo hai detto?»
«Eri talmente contento ed euforico che non volevo rovinarti l'umore, non me lo sarei perdonato, poi è passato tutto e sono stata bene.»
«Mi dispiace» la voce gli uscì leggermente roca, e incatenò il suo sguardo a quello della corvina, aprendo un braccio e accogliendola in un abbraccio.

Ci si tuffò senza pensarci due volte, inspirando il profumo inconfondibile di Pietro, solo un alto profumo non le usciva dalla testa, quello che usava sua sorella quando lei era piccola. La camera di Claudia era sempre impegnata di quell'odore, e per Elisa era quello l'odore di sua sorella.
Chiuse per un secondo gli occhi stringendosi a lui, tentò immagazzinare quel ricordo nei cassetti della sua memoria, anche se forse aveva già un posto fin troppo importante, poi si staccò finemente imbarazzata.

«A cosa devo questa visita?» chiese ricomponendosi e tornando nella posizione di poco prima.
«Nulla, passavo di qua quando ti ho sentita e ho pensato di fermarmi» mentì, nemmeno lui sapeva il perché, gli era venuto istintivo, non aveva nessun secondo fine in mente «Sai che la mia cosa preferita è allungare il tragitto per tornare a casa dopo una serata?»
«Sì, lo dici in ogni intervista in cui ti chiedono il guilty pleasure o simile» gli tirò un buffetto sulla spalla, risero insieme.
«Certo che stai proprio attenta a ciò che dico» la prese in giro in risposta, facendo diventare leggermente più rosse le sue gote.
«Purtroppo sto attenta a ciò che dite tutti, sono fatta così .. quando voglio bene a qualcuno.» abbassò le spalle rigirandosi tra le mani una ciocca di capelli per evitare un nuovo incontro di sguardi con quelle iridi verdi indagatrici che si ritrovava il biondo.

«Va bene dai, che dici si va a letto?» propose sollevando la schiena dalla superficie dell'automobile.
«Beh allora grazie per il saluto» rimase impacciata con una mano sollevata in aria, per salutarlo.
«Notte, Elisa... hai la macchina vero? O vuoi un passaggio?»
«Nono, sono parcheggiata là» indicò un punto poco più avanti.
«Allora ti scorto finché abbiamo il tragitto insieme» le disse facendole un occhiolino ed aprendo la portiera del lato guidatore, soffiandole un bacio in aria.
«Notte Pietruzzo» lo salutò sventolando la mano e avvicinandosi a passo svelto verso la sua macchina.

La seguì davvero per un pezzetto di strada, quando svoltò in un'altra direzione rispetto alla sua ad una rotonda, le suonò il clacson in saluto.
Lei scosse la testa sorridendo, gli abitanti di quella strada lo avrebbero maledetto per quel baccano di notte, ma lo conosceva, e sapeva che a lui sarebbe importato ben poco.






***
N.d.A
Salve, noto a mio malgrado che questo è uno degli ultimi capitoli che avevo pronto (sono stata un po' pigra e un po' presa da altro), quindi se ci metterò un po di più a pubblicare i prossimi non odiatemi perché non vorrei andare in contro a un blocco e non avere più nulla in serbo per voi..
sgridatemi pure, magari mi dà la forza di muovermi a scrivere, perché i vecchi capitoli devo ammettere fossero pronti da mesi.
Che ne pensiamo di questo incontro? Fatemi sapere 💓

Mai sonno || Fares Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora