23. Segui me

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«Elisa? Tutto bene?» la voce del corvino scosse la ragazza, che era rimasta imbambolata attaccata al muro di una casa, davanti a quei minacciosi individui.
Tremava come una foglia, incapace di muoversi o fare qualsiasi altra cosa.

«Che succede qua?» fece roteare la sigaretta spenta tra le labbra, aggrottando le sopracciglia folte mentre si avvicinava a lei, che gli era parsa visivamente scossa.
Scrutò il gruppo per la prima volta veramente, cercando di capire cosa stesse effettivamente accadendo - e nonostante non potesse sembrare il massimo della brillantezza, percepì subito che qualcosa non andasse.
Si sgranchì i muscoli del collo, fulminando il ragazzo che stava al centro - probabilmente il capo della "banda" - e togliendosi la sigaretta di bocca con aria di sfida.

«Ti stanno cercando tutti di là, andiamo» la prese per mano tirandola dietro al suo corpo di forza, senza accettare un no come risposta.
La riccia si voltò solo per un secondo, tirando dentro di sé un respiro di sollievo perché vide il gruppo di ragazzi allontanarsi senza perseverare nel loro intento.

Sentì come un peso sollevarsi dal suo petto, la sua gabbia toracica iniziò ad espandersi quasi totalmente, e sentì la testa farsi più leggera.
Per realizzarlo si portò una mano alla tempia, socchiudendo gli occhi.

«Che è successo?» il moro le stava davanti con aria visibilmente preoccupata, aveva addolcito molto il suo tono di voce rispetto al solito.
«Nulla, davvero, non lo so» farfugliò confusamente, prima di mettersi a sedere su un gradino del retro del palco.

«Elisa, stai tremando, non è sicuramente un "nulla"» le disse infilando dietro un orecchio la sigaretta che aveva tenuto fino a quel momento salda tra le labbra.
La riccia tentò di coprirsi il viso con le mani e di ritrovare un appiglio saldo per non cadere in quel baratro che le si presentava davanti, minacciando di inghiottirla.

Solo dopo la constatazione del ragazzo notò di aver perso il controllo del suo corpo, non riusciva nemmeno a percepire i tremori e le parestesie che la stavano pervadendo.
Cercò di controllare il respiro, perché sapeva bene che lo step successivo sarebbe stata l'iperventilazione, e voleva evitarla perché avrebbe rischiato anche di svenire, conoscendosi.
L'aver bevuto complicava molto di più il gestire quella situazione, non riusciva ad avere tutta quella consapevolezza di sé che necessitava.

«Sto bene, Faster» sussurrò con un filo di voce, era diventato difficile respirare, figuriamoci parlare.
«Stai avendo un attacco di panico» disse solamente «puoi dirmi cosa ti aiuta in questi casi?» le chiese, sfiorandole una spalla con la mano.

«Contare» rispose chiudendo gli occhi, perché si sentiva andare via «mentre respiro» bisbigliò impercettibilmente.
«Okay, Elisa dai con me, seguimi» le afferrò le mani, stringendole forte tra i suoi palmi, molto più grandi, la sua cute calda e morbida «inspira 1-2-3-4» la ragazza seguì gli ordini dell'amico «trattieni 5-6-7-8 e poi fuori l'aria, piano, piano».
Continuarono per qualche volta con questo rituale, finché Elisa non sentì di aver ripreso coscienza delle sue membra, trovandosi le guance lievemente inumidite dalle lacrime.

«Va meglio ora?» le chiese circondandole le spalle con un braccio.
Si limitò ad annuire - stupita e al tempo stesso rincuorata dal contatto fisico con quel ragazzo che aveva sempre reputato un cazzone - e, per quanto non fosse una cosa da lei, si strinse a lui mentre un'ultima lacrima le ricadeva sul viso.

«Dio, mi sento così stupida»
«Stupida per cosa?» le chiese accigliato staccandosi da quel contatto.
«Non è successo letteralmente niente, e io sono qui a frignare come una cretina e sto rovinando la serata pure a te» tirò leggermente in su col naso, mentre cercava di raccogliere il trucco colato sotto agli occhi.
«Beh dubito che ti venga un attacco di panico per "niente", qualcosa è successo e se non vuoi parlarne ora lo faremo un'altra volta, se ti andrà. Però non devi sentirti stupida, non ho capito che intenzioni avessero quei coglioni, ma ho letto bene il terrore nei tuoi occhi.»
«Se non fossi arrivato te..» si lasciò sfuggire un singhiozzo.

«Ehi ehi che succede?» un cesto di capelli amaranto sbucarono alla velocità della luce scendendo gli scalini due a due.
«Duccio..» disse solamente tra le lacrime, prima di venire accolta tra le braccia del rosso.
Di conseguenza il ragazzo cercò una risposta negli occhi di Andrea, che scosse leggermente la testa come per far cenno che non fosse il momento.

«Mentre sono andata a prendere la mia powerbank nel van, dei ragazzi mi hanno accerchiata facendo apprezzamenti non richiesti e un po' insistenti su di me» buttò fuori dopo qualche secondo che abbracciava l'amico «mentre cercavo di scappare sono caduta a terra come una cogliona e mi sono bloccata, se non fosse arrivato Faster non so che sarebbe successo» mormorò con la voce ancora rotta dal pianto.

«Amo' che succede?» si avvicinò anche Huda, che aveva percepito qualche parola in qua e là, seguita subito da Dario.

«Che schifo» le disse l'amica dolcemente dopo aver ascoltato la spiegazione da parte degli altri, accarezzandole gli scuri ricci per tranquillizzarla «nessuno meriterebbe di vivere una cosa del genere, sono proprio schifata da questi uomini, non meritano nemmeno di essere chiamati tali.»
Elisa chiuse gli occhi, rilassandosi al tocco leggiadro delle mani di Huda.

«Che ne dici se ora andiamo a cercare quei grandissimi bonazzi dei Legno - che ti piacciono tanto» lo disse come se avesse bisogno che fosse lei a spiegarglielo «e ci facciamo un selfie con loro senza scatolone in testa?» le propose con un sorriso smagliante Huda.
Si rigirò i pollici per qualche secondo, per poi fare sì con la testa e seguire l'amica entusiasta nel backstage.

Come poteva immaginare, la proposta l'aveva sicuramente fatta svagare, ma quella morsa allo stomaco non voleva darle tregua, nonostante avesse riso e scherzato con i due cantati che tanto apprezzava.

La tensione iniziò ad allentarsi quando due occhi verdi e un ciuffo biondo si diressero verso di lei, con un sorriso sereno stampato in faccia.

«Eli» abbracciò le sue spalle solo con un arto, offrendole un sorso dalla sua bevuta, e portandola dietro a sé verso la consolle dove stava suonando Ghera.
Tremò per qualche secondo, per paura che le domandasse anche lui di quella cosa.

«Mi sa che è meglio di no» declinò pacatamente, mentre osservava lui bere da quel bicchiere di plastica dura.

Ridacchiò osservando quando fosse effettivamente storto quel ragazzo, capendo che non le avrebbe mai fatto quella domanda perché si trovava proprio su un altro pianeta in quel momento «hai bevuto un bel po', n'è vero Serafini?» lo prese in giro, beandosi ancora del loro contatto che la stava un po' calmando, e stava scacciando quel magone che le si era attorcigliato sullo stomaco.

«Ho bevuto q.b, quanto basta, come dice il buon vecchio Caph»
«Quanto basta per cosa?» sghignazzò, mentre osservava bene quanto fossero cresciuti i biondi capelli del ragazzo, arrivavano ormai fino al mento quasi, e pensò che in fin dei conti gli stavano proprio bene.
Non aveva in aria di trasandato, ed era facile risultare tale quando uno non sapeva gestirli, ma non era il caso di Pietro.

«Quanto basta per sentirmi leggero» rispose chiudendo gli occhi, e barcollando per un istante, restando aggrappato a lei.
«Non dovrò mica asciugare i tuoi vestiti fradici dopo?» fece un'allusione a una delle loro canzoni, e fu sicura che lui non avrebbe capito perché era piuttosto dissociato dalla realtà.
«Fai come se fossero i tuoi» le rispose soffiandole un bacio sulla guancia e allontanandosi saltellando come un deficiente, gettandosi tra le braccia di Barto.

Si dovette trattenere dall'accarezzarsi la guancia, però non se lo sarebbe mai aspettato quel gesto. Pietro non aveva mai esternato il suo affetto verso di lei in quel modo, e non poteva essere al corrente di quello che era successo non molto tempo prima, eppure aveva saputo eradicare ogni traccia di ansia che Elisa aveva accumulato dentro di sé.
Fu come se avesse rimesso insieme i suoi pezzi che si erano spezzati poco prima, tutto d'un tratto e nello stesso istante.

Era davvero strano l'effetto su di lei, non riusciva a capacitarsene.







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N.d.A
Salveee, sono arrivata prestissimo come promesso!
Sono molto prevedibile, a quanto pare, leggendo i vostri commenti e parlando con alcune di voi mi sono accorta di non aver lasciato troppa suspence perche tutte o quasi avevate capito!
E vabbè, a me piace la piega che sta prendendo la situazione, per voi Elisa finalmente riuscirà a diventare amichetta con Faster? Che ne pensate siete pro o contro?
Come sempre grazie di tutto, se vi va vi leggo nei commenti 🩷

Mai sonno || Fares Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora