Le ruote del passeggino scorrevano sull'asfalto, creando uno strano schicchiolio a cui Elisa era inequivocabilmente abituata. Le gambe di Sveva penzolavano muovendosi allegramente avanti e indietro come incantate da una musica, sbilanciando un po' la loro andatura perché ormai era diventata troppo grande per stare su quell'aggeggio.
Attraversarono sulle strisce pedonali davanti ad un palazzo rosa - cosa che Sveva gradì molto e si sbracciò infatti per indicarlo con gioia, in quanto si trovava nella fase "vado pazza per il rosa"- prima di arrivare dal parrucchiere.Quel salone era un tripudio delle signore più chic di Empoli, si capiva anche solo guardandolo da fuori, con quelle vetrate così lucide da specchiarsi e le tende da sole color beige immacolate.
L'interno invece, aveva un design all'ultima moda, colori chiari, mobili scelti ad hoc, led luminosi a soffitto, piante verdissime e vasi di fiori curati. C'erano grandi specchi ad ogni postazione, sedie che facevano davvero voglia di sedercisi sopra e dei lavandini che non sembravano essere usciti dal museo delle torture, le davano anche la fiducia di non dover uscire da lì dentro con la cervicale.«Ecco la Sveva! Ciao bellissima» esclamò un uomo dai capelli brizzolati ed una montatura di occhiali nera molto spessa.
«Ciao» rispose la bambina salutando con la manina.
«Piacere, Sergio» porse la mano alla riccia, sorridendole cordialmente, ed Elisa ricambiò presentandosi a sua volta.
«Scendiamo dal passeggino?» propose Elisa, staccando le cinture che assicuravano la bambina.
Non appena fu saltata giù, la mano paffuta della bimba cercò subito quella più grande e affusolata di Elisa.«Tagliamo un po' questi bei ricci, anche se dispiace da come sono belli» il signore fece accomodare la bimba su una sedia rialzata, e le legò intorno al collo un mantello rosa e viola con disegnate delle fate e principesse. Gli occhi di Sveva si illuminarono subito, dello stupore tipico dei bambini, quello che raramente si riesce a conservare da adulti per queste piccole cose.
«Tata no» l'espressione della bambina cambiò non appena vide l'uomo brandire le forbici.
«Non succede nulla Sveva, togliamo solo qualche ricciolino, non fa male» le accarezzò dolcemente il viso la ragazza.
«Ti vuoi sedere in collo alla tata, Sveva?» le propose Sergio.
La piccola annuì mostrando un grande broncio, Elisa sorrise per quella reazione così tenera. La fecero sistemare su una sedia normale, sarebbe stata comunque rialzata la bambina seduta sul suo grembo. La coprirono con un kimono nero, di quelli che usavano per le clienti adulte. Anche da quello, che sembrava in pura seta al tatto, si capiva il calibro del salone.Per stemperare la tensione solleticò la pancia della bimba, facendola ridere a crepapelle.
Finalmente iniziò l'operazione del taglio, e andò a buon fine, per fortuna il parrucchiere fu molto svelto e riuscì a tenersi buona Sveva per tutto il tempo necessario, grazie principalmente ad Elisa, che le canticchiava le sue melodie preferite nell'orecchio.
Nel frattempo la mora osservava con ammirazione i trattamenti che venivano proposti alle altre clienti, il caffè che veniva portato prontamente in ogni singola postazione, ancor prima che rispondessero affermativamente all'offerta, la manicure e pedicure e perfino delle maschere viso purificanti all'argilla.
È così che ci si sente ad essere ricchi, pensò.
Ed era un po' così, i genitori di Sveva non si poteva dire che se la passassero male, anzi. Erano due capi di un'azienda di importanza nazionale, avevano più di cinquecento dipendenti e riuscivano a farsi una vacanza quasi quattro volte l'anno, ovviamente sempre in mete esotiche e piuttosto costose.
Qualche volta Elisa si era ritrovata a sognare di essere invitata per badare a Sveva anche lì, non avrebbe chiesto nulla se non il vitto e l'alloggio, sarebbe stata più che umile.Il momento di andarsene arrivò, e la piccola peste vinse un lecca lecca per il coraggio dimostrato durante il taglio. Salutarono tutti calorosamente quel piccolo scricciolo, riusciva sempre a stregare tutti con la sua estroversione e simpatia, anche se parlava poco.
Arrivata alla porta di uscita, questa si aprì prima che potesse allungare la mano sulla maniglia, presentandole davanti una figura conosciuta.
«Elisa?»
«Pietro?» replicò con altrettanto stupore, stringendo tra le mani i manici del passeggino.
«Che ci fai qua?» gli chiese d'impulso.
«Sono venuto a tagliare i capelli» rispose lui.Certo che è venuto a tagliarsi i capelli, idiota, che cosa dovrebbe fare in un salone di parrucchieri, rincretinita.
«Giusto, scusa, ti faccio passare» si scostò dall'uscio, consapevole di essere abbastanza ingombrante.
«Ma mi sono perso qualcosa?» indicò il piccolo batuffolo treenne seduto sul passeggino.
Diventò subito paonazza «Oh, lei è Sveva, le faccio da babysitter» balbettò.
«Oh capisco, ora mi torna»
«Beh ti saluto ora, Sveva di' ciao» si dileguò prima ancora che la bambina potesse rispondere, senza aspettare che la porta sbattesse alle sue spalle sfrecciò sul marciapiede in ricerca della macchina parcheggiata poco lontana come se fosse su un circuito di Formula 1.Sarebbe dovuta andare di lì a poco a firmare il contratto di apprendistato alla radio, dopo aver lasciato Sveva all'asilo.
Non aveva tempo e non voleva nemmeno trovarlo, per le distrazioni.***
«Sai, sono contenta per te ma mi dispiace tanto, Sveva ti vuole tanto bene, e anche io, lo sai vero?» la donna dai capelli rossi le accarezzò una spalla.
«Lo so Manuela, non pensare che sia una cosa facile per me dire ciao alla Sveva, le voglio un bene dell'anima e mi mancherà in ogni momento della giornata. Però penso che questa potrebbe essere la mia strada, è una bella occasione e non mi sono sentita di rifiutarla.»
«Hai fatto bene, tesoro, sono contenta per te. Ti auguro che tu faccia carriera e diventi una grandissima speaker, io dirò a tutti che quella ragazza mi ha aiutato a crescere mia figlia nei suoi primi anni di vita.» la guardò con gli occhi lucidi, prima di porgerle un sacchettino verde chiaro, sul quale notò subito il logo di una delle gioiellerie più famose della città.«Manuela..» iniziò con tono di rimprovero la ragazza «non dovevate, davvero.»
«Oh non dire scemenze, sì invece, su apri apri» la incalzò con entusiasmo unendo le mani, dai suoi occhi trasudava pura eccitazione, sperava davvero che le piacesse quel pensiero che avevano avuto per lei.La corvina sciolse con cura il fiocchetto in raso verde chiaro, come il sacchetto, ed estrasse una scatolina in cartone rinforzato.
Una volta aperta, scorse una collana dalla catenina argentata, con al centro un cuoricino in miniatura.«È bellissima» sussurrò in preda allo stupore, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
«La metto subito» iniziò ad armeggiare con la chiusura con difficoltà, alla fine venendo aiutata dalla donna.
«Spero che ti ricordi di noi, di Sveva, noi non ti dimenticheremo mai. Sei una persona speciale, non scordarlo mai.» quelle lacrime che fino a qualche secondo prima le avevano solo appannato la vista iniziarono a sgorgare come un fiume in piena.«Non potrei mai scordarvi» sorrise tra il pianto, abbracciando la donna.
Dato tutto il trambusto che aveva creato, attirarono anche l'attenzione di Sveva, che non capiva bene cosa stesse accadendo.«Tata non piange» disse guardandola dal basso, facendo ridere le due donne.
«No amore, la tata non è triste, cioè un po' sì» si accorse che non aveva senso cercare di fare chissà qualche discorso articolato «la tata ti vuole tanto bene, lo sai Sveva?» allargò le braccia accogliendovi la piccola che non ci pensò nemmeno un attimo prima di buttarcisi.
La piccola mano passò sul suo viso, asciugandole le lacrime, come spesso aveva fatto lei quando la piccola piangeva. Le si scaldò il cuore, e temette di potersi mettere a singhiozzare.
Quella separazione era più dura del previsto.«La tata verrà a trovarti ogni volta che vorrà Sveva, okay?» affermò la donna dal cesto di capelli rossi, più come invito verso Elisa che come rassicurazione per la figlia.
La ragazza si limitò ad annuire, mentre baciava la fronte della piccola e la accarezzava dolcemente, per quella che per lei era "l'ultima volta" ufficiale.***
N.d.A
Hello, eccomi qua, capitolo lunghetto, un po' tristino e di passaggio, la nostra Elisa sembra chiudere delle porte e aprire dei portoni.. chi sa cosa deriverà da queste decisioni, fatemelo sapere se avete un'idea.
Come sempre grazie se vorrete lasciarmi un commento o una stellina, per me vale tanto credetemi.
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Mai sonno || Fares
FanfictionElisa, abituata a fare da sfondo alla vita degli altri piuttosto che essere la protagonista della propria, all'età di ventidue anni ancora non sa cosa voglia fare del suo futuro. Uno "scontro" più che casuale la porterà progressivamente a cambiare a...