39. Senza parlare

363 40 14
                                    

«Quello non ti toglie gli occhi di dosso, buttati, siamo a Gallipoli e hai un amore platonico da dimenticare» Giada la spinse con i fianchi, spostandola di peso.
«Piantala Giada, ho già detto no» sbuffò per l'ennesima volta Elisa.
«Ma un bacetto, che vuoi che sia» la pregò con occhi languidi la rossa.
«Lorenzo falla smettere ti prego» si nascose dietro l'amico.
«Elù, sono d'accordo con lei» ammise il castano, continuando a muoversi a tempo di musica.
«È settembre, sta finendo l'estate e sei coi tuoi migliori amici in vacanza per una settimana, smettila per un attimo di pensare e Pietro Serafini, te ne prego» Giada enunciò queste parole come se fosse un discorso preparato da tempo.

La corvina si strinse nelle sue braccia, inspirando profondamente, non avrebbe perso tempo a ribattere ma la sua amica sapeva perfettamente che le sarebbe stato impossibile non pensare a Pietro.

Prendeva un colpo al cuore ogni volta che un ragazzo biondo coi capelli un po' più lunghetti le si affiancava a ballare, figuriamoci.

Alla fine, dopo averle propinato un paio di drink, la rossa riuscì a spingerla tra le braccia di un aitante giovane dai capelli biondi e ricci, alto almeno una trentina di centimetri più di lei, Elisa stregata solo dagli occhi verdi che le ricordavano quelli di lui.
Un po' per l'ubriacatura, un po' per colmare il suo vuoto interiore, finì per baciarlo, quel ragazzo.
Si staccò da lui quando questo aveva iniziato a voler approfondire la faccenda portandola pure in un posto più appartato, fondamentalmente non perché pensasse a Pietro, ma perché non baciava una persona da tanto tempo e non credeva si potesse provare così poco, per non dire nulla.

Dove erano quelle farfalle nello stomaco, quella felicità interiore di cui tutti parlavano, quella sensazione di totalizzante coinvolgimento che ti stravolge le interioriora?

Non se lo sapeva spiegare, e nel tragitto verso la loro casa in affitto, dissimulò parlando di quella serata come se fosse stata la svolta della sua vita negli ultimi tempi, ridacchiò di quel ragazzo di cui nemmeno ricordava il nome.
Giada e Lollo erano fieri di lei, forse iniziava ad aprire i suoi orizzonti, a smettere di pensare solo a Fares.
La verità era che Elisa era brava a mentire, quando ci si metteva, e pur di non ammettere l'evidenza, preferì fingere di essere entusiasta della serata.

Per sua fortuna non ci furono altre occasioni di ributtarsi tra le braccia di sconosciuti, lei stava bene così, e preferiva rimanere sola a tamponare quel bisogno di affetto con qualcuno di cui non le interessava nulla.








***







«È tornata riccioli d'oro!» Duccio le corse incontro sollevandola da terra e facendola girare in tondo, rise per quel soprannome che ormai le avevano affibbiato anche se i suoi capelli non avevano nemmeno lontanamente una sfumatura di oro.
«Ciao Pippi, mi sei mancato» gli schioccò un bacio sulla guancia stringendosi alle spalle del suo amico.
«Anche te, scricciolo» le sussurrò all'orecchio accarezzandole la schiena, per poi riappoggiarla a terra.
«Che si dice qua?» si avvicinò allo schermo del computer su cui stava lavorando Dario, completamente immerso con le sue mega cuffie in testa.

«Ehii» le sorrise facendole una carezza sulla guancia «sei abbronzata»
«Un pochino, sì, ogni tanto mi tolgo il mio colore cadaverico»
«Ci sei mancata sai?» esordì Jack che supervisionava il lavoro di Dario da dietro i suoi occhiali da sole Palm Angels, immancabili.
«Anche voi» si appoggiò alla sua spalla abbracciandolo con un braccio solo.

«Gli altri?» chiese sedendosi sul divano accanto al ragazzo dai capelli amaranto.
«Tra poco arrivano Pietro e Andrea per perfezionare le loro parti di "Effetti Speciali"» le rispose Jacopo, il suo cuore accelerò quando sentì quel nome, non lo vedeva da un po' e si era aggrappata solo ai suoi ricordi in quelle settimane di lontananza da tutti.

«Ma non è già stata mandata la versione definitiva?»
«Nella speranza che passiamo davvero, questa sarebbe meglio» precisò Dario togliendosi le cuffie.
Aveva quasi dimenticato in quei giorni di assenza dal bunker quanto fosse estremamente puntiglioso il suo amico, ma da una parte faceva bene, erano bravi e riconoscibili perché facevano un tipo di musica non mainstream, e le cose le sapevano fare bene.

«Ooooh guarda chi c'è» Andrea entrò saltellando e andando ad abbracciarla.
«Ciao Fastweb» lo canzonò chiamandolo con quel soprannome che lui odiava, sorridendo mentre ricambiava la sua stretta.
«Hai fatto conquiste in quel di Gallipoli?» le ammiccò vistosamente mentre Pietro appariva dietro alle sue spalle, sulla porta, e poi si sedette tra lei e Duccio, spintonando via il rosso che alzò gli occhi al cielo.
«Non dire cazzate dai, Andre» rise nervosamente osservando Pietro che fumava la sua immancabile iqos.

«Ehi Eli» le sorrise non appena realizzò che fosse davanti a lui, baciandola su entrambe le guance.
Le era mancato così tanto il suo contatto fisico, e il suo profumo, che era esattamente come lo ricordava. A volte si spaventava da sola per la memoria che aveva per certi odori o certi gesti delle persone, in particolare per quelli di Pietro.

Adorava quando con fare serioso guardava la sua terea che stava finendo, arricciava il naso e faceva un ultimo tiro, lo faceva ogni volta che fumava. Si godette questa scena davanti a lei, cercando di non fissarlo troppo, mentre ascoltava Faster incidere per l'ennesima volta il suo pezzo in Effetti Speciali.

«Con questo le ammazzi tutte, le tue fanz» lo schernì non appena ebbe finito, ovviamente non prima dell'approvazione del grande capo Dario Lombardi.
«Dici?» ridacchiò con le mani in tasca, facendo una posa plastica.
«Va bene Locci, sei bello, ma non tirartela troppo che poi si strappa» continuò a prenderlo in giro mentre Fares prendeva il posto del corvino davanti al microfono.

Sapeva già che sarebbe stato un colpo al cuore sentirlo cantare quelle parole che lei sapeva già a memoria da quando le avevano fatto ascoltare quella canzone la prima volta.

Da un lato, desiderava tanto che potessero essere dedicate a lei, ma sapeva di vivere nelle fiabe, in una fiaba senza lieto fine.

Eppure Elisa si sentiva davvero a volte di capirlo, Pietro, senza bisogno di parole. Lo sentiva da quel concerto alla festa del volontariato di San Miniato quando le sue parole in "Mai Sonno" le erano arrivate dritte allo stomaco, passando attraverso la sua anima.
Lo sentiva anche quel pomeriggio, in cui le iridi verdastre del biondo scivolarono su di lei mentre cantava il bridge, sorridendole sul finale.

Cercami quando le lacrime sembrano asciutte
Quando le notti diventano lunghe
Svegliami quando avrai capito tutto
Immagini già la scena finale
Cercami quando non vedi nessuno
Quando i giorni sono senza futuro
Svegliami quando avrai capito tutto, senza parlare

«Buona la prima» esclamò Dario, con un'esuberanza che non gli apparteneva.

Tutti scoppiarono a ridere, compresi Elisa e Pietro, che non si scollavano gli occhi di dosso.







***
N.d.A
Buonaseeeera, sono sparita, ma torno con un capitolo abbastanza carino, nulla di che okay, ma direi passabile.
La nostra super sottona Elisa sempre peggio, Pietro non si a che abbia in testa.. voi che ne dite?
Come sempre vi aspetto, solo se vi va, nei commenti. ❤️

Mai sonno || Fares Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora