Eros 25

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Sii clemente con te stesso.
Fai un respiro profondo.
E ora, perdonati.
Eros Knight

<È così calmo qui... mi sento in pace.> disse, senza distogliere lo sguardo dall'infinito arcobaleno di stelle che brillava sopra di noi.

Un lieve venticello le sfiorò il viso, costringendola a chiudere gli occhi per un attimo, mentre le sue labbra diventavano ancora più lucide, competendo con l'intero cielo stellato.

I suoi occhi brillavano di luce propria, riuscivo a scorgere la sagoma della luna in mezzo a quell'oceano di colori.

Il miele che le circondava la pupilla mi ricordò il sole, mille raggi dorati intrecciati, affiancati da una cascata che avrebbe potuto far invidia alla stessa natura, mentre piccole gocce azzurre scintillavano come frammenti di cielo.

Avrei voluto piegarmi e abbeverarmi da quella sorgente di vita, perdermi in quegli occhi per un istante eterno, per poi addolcirmi con il profondo sapore di cioccolato fondente che li incorniciava.

<La luna è piena... ed è meravigliosa.> continuò, posando le morbide mani sulla pancia, intrecciando le dita mentre le sue labbra si muovevano con delicatezza, scandendo parole che giungevano a me come un lontano sussurro.

I suoi capelli sembravano vivere di luce propria, ardenti come le fiamme più alte e calde che avessi mai immaginato, molto più intense di qualsiasi peccato umano. Era come se bruciassero al contatto con la terra, insaziabili, bramando qualcosa di più. Bramando qualcosa di migliore. Una vita migliore.

Era un angelo caduto in un mondo crudele, un'anima pura la cui unica colpa era quella di essere nata, come tutti noi.

Nascere... buffo, il sogno di molte coppie è avere un figlio, un piccolo o una piccola che porti avanti il loro nome e che riempia il vuoto trasmesso da quelle fredde mura di casa. Eppure, in pochi riescono veramente a capire l'importanza, la fortuna immensa di vedere una nuova vita prendere forma.

Alcune coppie non possono creare nuove vite, mentre altre le creano e le distruggono.

Non sono perfetto, come nessun altro essere umano lo è. Ma c'è una cosa che mi distingue dal resto: io non potrei mai, mai, contribuire volontariamente al dolore di una parte di me.

Non ci riuscirei.

Non riuscirei ad abbandonare mia figlia, consapevole dell'orrore che avvolge questo mondo. Non riuscirei mai ad alzare le mani su mio figlio, giustificando questo gesto con il termine "educazione".

Educare vuol dire infondere ideali e principi che possano rendere un figlio o una figlia una persona migliore, capace di affrontare la vita e di rendere questo mondo un posto più umano. Non di imporre la propria forza per farsi temere e accettare.

L'amore non può essere imposto.
L'amore non può essere preteso.
L'amore è qualcosa che si dona, che si semina e si coltiva, con pazienza, cura e dedizione.

<Sole o luna?> mi chiese all'improvviso, sorridendo mentre con il dito indicava qualcosa nel cielo.

<Due opere d'arte.> risposi, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi per nemmeno un istante.

Lei si voltò verso di me, e il rossore le colorò le guance come il più delicato dei tramonti, puro, incontrollato. <"Girasoli" e "Venere e Marte"?> domandò timidamente, mordendosi il labbro inferiore con un gesto involontario.

<No...> sussurrai, posando lo sguardo sul labbro inumidito. <Quelli li hanno tutti.> aggiunsi, alzando lo sguardo per incontrare di nuovo i suoi occhi, dove anche la luna sembrava specchiarsi.

The Promise 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora