Capitolo 2

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Hinata pov:

Verso le 20:30 finalmente eravamo arrivati a destinazione, la scuola, illuminata dai lampioni della strada. Mentre scendevo dall'autobus sentivo il vento freddo che mi pungeva il viso, avevo il naso rosso e gli occhi stanchi, volevo solo andare a casa ma il mio sguardo cercava solo una persona: Kageyama.

Dopo poco riuscì a individuarlo, si stava allontanando verso l'uscita della struttura per tornare a casa immagino, corsi verso di lui richiamandolo: "KAGEYAMAA."

Il corvino si fermò, senza voltarsi. Presi un respiro profondo e ripresi: "Tutto okay, Kageyama? È da quando abbiamo perso la partita che non mi rivolgi né parola né sguardo... Sei arrabbiato con me?"

Dopo quelle parole finalmente si girò, i nostri occhi si incontrarono: "Sì Hinata, in questa partita hai dato il peggio di te stesso, pensavo fossi diventato più forte e che la tua tecnica rozza fosse migliorata ma a quanto pare hai sprecato un altro anno non concludendo nulla. Non ti ho rivolto parola perché sto valutando se ha ancora senso alzarti la palla. In campo sei inutile."

Sentì il mio cuore spezzarsi, come se qualcuno mi avesse appena pugnalato. Qualcosa di caldo rigò il mio volto: erano lacrime.

La conversazione era stata udita anche da tutto il resto della squadra, infatti Tanaka prese parola: "KAGE-"

Venne subito interrotto dalla mia voce brusca: "Io ho sprecato un altro anno? Hai idea di quanto io mi impegno ogni giorno? Non eccello in altezza, perciò faccio un leggero sforzo in più di voi in partita per saltare così in alto e schiacciare le tue alzate però a quanto pare sono inutile, eh? Non smetterò di giocare a pallavolo perché un ragazzo con un po' di talento non riesce a riconoscere gli sforzi di qualcun altro. Per me tu non esisti più, il nostro rapporto finisce qui. Oh e non serve che alzi per me. E forse ti renderai conto di chi hai perso."

Subito dopo presi la mia bici, montai in sella e cominciai a pedalare verso casa, sotto lo sguardo allibito e scioccato di tutti quanti. Non mi voltai indietro, non volevo
rivederlo.

Pedalai verso casa lentamente dopo essermi assicurato di essere abbastanza lontano dalla scuola.

La mia testa rimbombava di pensieri, secondo Kageyama sono davvero inutile in campo? Davvero non alzerà più per me? Non proverò più la sensazione del mio palmo che colpisce la palla per quel millesimo di secondo? Davvero non ci parleremo più?
È vero, tutto questo gliel'ho detto io, con tanto di rabbia e serietà però davvero lo volevo?

Quelle parole mi avevano praticamente ucciso, per me quel ragazzo significa tanto eppure i suoi pensieri su di me erano incisi nella mia mente come una cicatrice.

Pensavo fossimo davvero amici, addirittura migliori amici, che gli importasse di me...

Mentre pensavo a tutte queste cose senza accorgermene ero arrivato a destinazione. Non incatenai nemmeno la bici. Mi recai dentro casa, entrando e chiudendo poi a chiave la porta d'ingresso.

: "Sono a casa!" Urlai per far sapere a mia madre e mia sorella che sono tornato.
Mi ritrovai una chioma arancione attaccata alla gamba, era mia sorella.
: "Bentornato fratellone! Com'è andata la partita?" Mi chiese Natsu, scattandosi da me. Il mio volto si fece cupo : "Purtroppo abbiamo perso." Dissi senza tanti giri di parole, non avevo tanta voglia di parlarne però le risposi comunque, d'altronde lei non aveva colpe e non aveva senso rattristirla. La piccolina mi abbracciò e io
ricambiai.

: "Bentornato Shoyo, ora vieni a cenare!"
Mi accolse mia madre, appoggiata sulla porta della cucina, Natsu sciolse l'abbraccio e corse verso la figura materna.
: "Mamma scusa ma non ho fame... Andrò a riposarmi." Sentivo un buco allo stomaco e un nodo alla gola, volevo solo non pensare più a niente e rilassarmi.
: "Oh... Va bene, buonanotte..." Quasi sussurrò, preoccupata visto che non saltavo mai i pasti.
: "Buonanotte Fratellone!" Mi disse dolcemente e sorridente la mia sorellina.
: "Notte." Risposi freddo, non volevo forzare un sorriso, perciò mi diressi velocemente verso la mia stanza.

Mi chiusi la porta alle spalle. Una volta entrato, buttai il borsone da pallavolo in un angolo della stanza e iniziai a spogliarmi, non avevo voglia di farmi una doccia ma nemmeno di dormire con dei vestiti sporchi, perciò dormì in boxer quella gelida e buia notte d'inverno.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora