Capitolo 32

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Kageyama pov:

Camminavamo da un po'. Non che mi desse fastidio, anzi, camminare in compagnia di Hinata rendeva tutto più sopportabile. Parlava di qualsiasi cosa gli venisse in mente: allenamenti, scuola, qualche strana ricetta che sua madre aveva provato. Era un continuo flusso di parole, ma per qualche motivo, mi faceva stare bene. Lo ascoltavo a metà, concentrandomi più sul suono della sua voce che su ciò che stava dicendo davvero.

"Sai, Kageyama, ti ho sempre visto come uno che non parla tanto... ma oggi sei più silenzioso del solito." Disse improvvisamente Hinata, interrompendo il flusso di parole. Mi voltai verso di lui, notando quel solito sorriso che mi dava un misto di fastidio e conforto. Quel sorriso che, in qualche modo, riusciva sempre a strapparmi una risposta.

"Non ho molto da dire." Risposi seccamente, continuando a guardare dritto davanti a me.

Hinata ridacchiò, mettendosi le mani dietro la testa mentre camminava. "Ah, sì, il solito Kageyama. Però, a volte sarebbe bello sentire di più da te, sai? Sei sempre così... chiuso."

Non risposi. Era una di quelle conversazioni in cui sapevo che qualunque cosa avessi detto non avrebbe cambiato il corso degli eventi. Hinata avrebbe continuato a parlare comunque. Ed era proprio quello che fece.

Camminammo per altri dieci minuti, con lui che continuava a saltellare da un argomento all'altro. Mi stavo quasi abituando a quel ritmo quando finalmente arrivammo a destinazione. La casa era abbastanza modesta, con un piccolo giardino trascurato davanti e una porta di legno un po' vecchia.

"È qui." Disse Hinata, mentre suonava il campanello.

Dopo qualche secondo, la porta si spalancò e una ragazza apparve sulla soglia. Sembrava furiosa. I suoi capelli erano spettinati, e aveva un'espressione che urlava rabbia. "Natsu! Anya! Smettetela di fare casino!" Gridò verso l'interno della casa, senza nemmeno notarci subito.

Osservai la scena in silenzio, con le braccia incrociate. Non mi interessava molto quello che stava succedendo, volevo solo che Natsu uscisse e potessimo andarcene. Ma poi la ragazza si voltò, e quando i suoi occhi incontrarono quelli di Hinata, la sua espressione cambiò all'istante.

La furia sparì, sostituita da una strana immobilità. Le sue guance si tinsero di rosso, e improvvisamente sembrava imbarazzata, come se avesse appena realizzato la sua presenza. "Oh... tu sei Hinata, giusto?" Disse, balbettando leggermente.

Non so perché, ma qualcosa in quella scena mi irritò. Lo guardava in quel modo. E Hinata, con il suo solito sorriso, rispose: "Sì, sono io."

La ragazza continuava a fissarlo come se fosse una specie di eroe o qualcosa del genere, e più la osservavo, più sentivo un fastidio crescente montare dentro di me. Hinata sembrava a disagio, eppure si sforzava di mantenere la conversazione.

La mia mascella si irrigidì, e sentii una fitta di gelosia che cercai di nascondere. Non avevo motivo di esserlo, lo sapevo, ma non potevo farci nulla. Il modo in cui quella ragazza lo guardava mi infastidiva. Stringetti i pugni, cercando di mascherare il mio malumore. Non volevo far trasparire nulla, ma il nodo che sentivo dentro cresceva a ogni secondo.

"Eh... io sono Mei." Disse la ragazza, visibilmente nervosa, continuando a balbettare davanti a Hinata come se fosse un'idiota.

"Piacere, Mei." Rispose Hinata, cercando di mantenere un tono gentile.

Io, invece, restai lì, immobile, guardando la scena con occhi stretti. Sentivo la mia pazienza diminuire. Ero lì accanto, eppure sembrava che non mi vedesse nemmeno. O forse era semplicemente troppo concentrata su Hinata per accorgersene.

Mi limitai a osservare, cercando di mantenere il controllo. Non c'era motivo per cui dovessi reagire così. Hinata era mio amico... o forse qualcosa di più, non lo so ancora bene. Ma di certo non avevo bisogno di diventare geloso per una ragazza che arrossiva solo perché lo aveva visto.

Mi costrinsi a distogliere lo sguardo, ma non riuscii a ignorare quel fastidio che mi divorava dentro.

"Sì, tua sorella è dentro." Disse Mei, prima di sparire in casa per chiamare Natsu. Finalmente.

"Hai... Stai bene?" Chiese Hinata, voltandosi verso di me. La sua espressione era confusa, come se avesse percepito qualcosa.

"Sto bene." Risposi rapidamente, troppo in fretta forse.

Hinata mi guardò per un attimo, ma decise di non insistere. Sapeva che, quando dicevo che stavo bene, non era il caso di approfondire. Ero grato per questo, anche se parte di me sapeva che non ero affatto a posto.

Restammo lì, aspettando che Natsu uscisse, e io cercai di ignorare quella sensazione scomoda che mi strisciava dentro. Ma la gelosia era lì, in fondo alla mia mente, e anche se cercavo di seppellirla, sapevo che sarebbe rimasta.

Stavamo ancora aspettando sulla soglia quando la ragazza, Mei, riapparve con Natsu al suo fianco. Sembrava aver cambiato completamente atteggiamento rispetto a prima, quando urlava contro le due bambine. Ora aveva una mano delicata sulla testa di Natsu, accarezzandola come se fosse la cosa più naturale del mondo.

"Sono felice che tu sia venuto a prenderla, Hinata." Disse Mei con un tono più dolce. Poi si rivolse direttamente a lui, ignorandomi completamente, e disse con un sorriso: "Sai, se vuoi, puoi farle passare altre notti da me quando vuoi. Mi farebbe piacere avere Natsu qui... e sarebbe ancora più bello se venissi anche tu qualche volta."

La mia mascella si strinse. Ancora quella voce. Ancora quello sguardo. Non era abbastanza che arrossisse ogni volta che lo guardava, doveva anche invitarlo? Il fastidio dentro di me stava crescendo, e sentivo che, se avesse continuato a parlare, avrei potuto dire qualcosa di cui mi sarei pentito.

Hinata, invece, sembrava perfettamente calmo, come se non notasse nulla di strano nella situazione. Si limitò a rispondere con un cenno gentile, dicendo: "Grazie per l'invito, ci penserò."

Non disse altro. Prese per mano Natsu, che stringeva la sua piccola mano con fiducia, e si voltò per avviarsi verso il cancello. Mentre Hinata salutava Mei con un cenno della mano, mi ritrovai a fissare la scena, trattenendo a fatica la frustrazione. Mei lo guardava ancora, con quello sguardo che mi dava sui nervi.

Hinata, invece, non sembrava minimamente influenzato da tutta la situazione. Aveva quel suo solito sorriso tranquillo, come se non ci fosse nulla di cui preoccuparsi. Non riuscivo a capire come facesse a rimanere così indifferente. Io, al contrario, stavo bollendo dentro. Non riuscivo a nascondere il fastidio che sentivo crescere, come un fuoco che non voleva spegnersi.

Mentre camminavamo via, persi completamente il filo dei miei pensieri. La gelosia mi bruciava lo stomaco, ma cercavo di non farlo notare. Dovevo mantenermi calmo. Dovevo restare in controllo.

Fu Natsu, però, a riportarmi alla realtà. Sentii la sua vocina squillante tirarmi fuori dal mio vortice di pensieri. "Ehi, chi sei tu?" Chiese, guardandomi con curiosità mentre camminava al fianco di Hinata.

Mi voltai verso di lei, cercando di scrollarmi di dosso la rabbia che ancora sentivo dentro. "Io sono... Kageyama. Un amico di tuo fratello." Risposi, cercando di mantenere la voce il più tranquilla possibile. Ma Natsu mi osservava con quei suoi occhi grandi e innocenti, come se cercasse di capire qualcosa di più.

Hinata, intanto, sembrava tranquillo come sempre, e si limitò a sorridere leggermente, osservando la scena con un'espressione divertita. Mi sentivo un po' in imbarazzo sotto lo sguardo curioso di Natsu, ma cercai di non darlo a vedere.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora