Capitolo 44

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Hinata pov:

Restai in silenzio dopo aver confessato. Il cuore mi batteva così forte che quasi temevo potesse uscirmi dal petto. Mia madre mi fissava, senza dire una parola, e io non osavo alzare lo sguardo per vedere la sua espressione. La tensione nella stanza era palpabile, e l'aria sembrava più densa.

Yumeko sospirò piano. "Shoyo..." Iniziò con una voce così calma che mi sorprese. "Sono felice che tu me l'abbia detto." Mi guardò con quegli occhi ambrati che non avevano mai perso una sola cosa di me, anche quando pensavo di potermi nascondere.

Mi sentivo nudo, esposto, come se confessare quei sentimenti fosse stato come rivelare una parte troppo intima di me stesso. Non avevo mai parlato con nessuno dei miei veri sentimenti, che da poco io stesso avevo compreso e scoperto, nemmeno con Kageyama, ed era difficile persino pronunciarli ad alta voce, soprattutto davanti a mia madre.

Non riuscivo ancora a guardarla negli occhi. Continuavo a fissare il pavimento, mordendomi il labbro, e sentivo il calore salirmi al viso. "Mamma, io... io non lo so nemmeno davvero. Sono solo confuso."

Lei non parlò subito. Poi sentii il lieve fruscio del suo corpo che si muoveva, e una mano calda mi toccò la spalla, stringendola leggermente. Il contatto era delicato ma confortante, come se volesse farmi sapere che non ero solo in tutto questo. "Shoyo," disse, con la voce più dolce di prima, "non c'è nulla di cui vergognarsi. L'amore, che sia per Tobio o per chiunque altro, non è mai una cosa sbagliata."

Quelle parole mi colpirono come un fulmine. Ero cresciuto vedendo mia madre come una donna forte, seria, una figura che non faceva mai trasparire troppa emotività. Vederla così comprensiva mi fece vacillare.

"Ma... non so nemmeno se lui..." balbettai, finalmente alzando lo sguardo verso di lei. "Non so se lui prova lo stesso."

Yumeko sorrise, e quel sorriso mi fece sentire un po' più leggero. "A volte, ci vuole tempo per capirlo. Ma il modo in cui vi guardate, Shoyo... beh, io vedo qualcosa di speciale. Forse non sarà ancora chiaro a entrambi, ma non devi avere paura di scoprirlo."

Mi sedetti un po' più dritto, cercando di calmare il battito del cuore. Le parole di mia madre mi avevano dato una strana sensazione di sollievo. Non che la paura fosse scomparsa, ma almeno sapevo che non dovevo nascondermi da lei.

Poi Yumeko mi guardò con un'espressione più seria. "L'unica cosa che voglio per te, Shoyo, è che tu sia felice. E se Tobio ti rende felice, io lo accetterò. Ma voglio che tu sappia anche che, qualunque cosa accada, sarò sempre dalla tua parte."

Non potevo credere a quanto fosse comprensiva. Sentii gli occhi bruciarmi, e prima di rendermene conto, lacrime silenziose iniziarono a rigarmi il volto. Mia madre si avvicinò e mi tirò a sé, stringendomi in un abbraccio caldo e protettivo. Non ricordavo l'ultima volta che mi ero sentito così rassicurato.

" È tutto okay, Shoyo," mormorò mentre mi accarezzava i capelli.

Restammo abbracciati per quello che sembrò un lungo momento. La sua presenza mi dava un conforto che non pensavo di poter trovare in quel momento. Quando finalmente mi staccai, mi asciugai gli occhi con il dorso della mano, cercando di nascondere l'imbarazzo.

"Grazie, mamma..." Sussurrai con un filo di voce.

Lei mi diede un altro sorriso affettuoso e poi, come per spezzare la tensione, batté le mani sulle ginocchia. "Bene, adesso basta lacrime. Vado un attimo in cucina a prepararti qualcosa."

Il mio stomaco brontolò leggermente, e per la prima volta da quando avevamo iniziato quella conversazione, mi sentii quasi sollevato. Annuì debolmente, e mia madre si alzò, dirigendosi verso la cucina.

La guardai andar via, sentendomi più leggero. Forse le cose non erano così complicate come le avevo immaginate. O forse lo erano, ma almeno ora sapevo di non essere solo.

Restai seduto sul divano, il cuore ancora in subbuglio per la mia confessione. Le parole "Credo di essere innamorato di Tobio" rimbombavano nella mia testa, come un'eco. Non sapevo cosa aspettarmi da mia madre, e ora che le avevo rivelato il mio segreto, mi sentivo sia sollevato che ansioso.

Dopo alcuni istanti di silenzio, sentii i rumori provenienti dalla cucina: il fruscio della carta da forno e il tintinnio delle tazze. Con un sospiro profondo, mi alzai e andai verso la cucina, dove Yumeko stava mescolando il cacao in un pentolino sul fuoco. Si voltò verso di me, il viso illuminato da un sorriso affettuoso.

"Ho pensato che un po' di cioccolata calda ti farebbe bene." Disse, mentre versava la bevanda fumante in due tazze. "È il tuo preferito, giusto?"

"Grazie, mamma." Risposi, cercando di mantenere la voce ferma mentre mi sedevo al tavolo. La sua presenza mi dava conforto, ma non riuscivo a togliermi dalla mente la confidenza appena fatta.

"Volevo dirti..." Iniziò Yumeko, appoggiando una tazza davanti a me e poi sedendosi di fronte. "Non è strano sentirsi così. È normale. La vita è piena di emozioni complicate e, soprattutto, l'amore può essere confuso."

Annuii, le parole mi colpirono come una dolce melodia. "Lo so, ma non so se Tobio sente la stessa cosa. E poi... non voglio rovinare la nostra amicizia."

"Mmm." Yumeko si grattò il mento, pensierosa. "Potresti provare a parlargli di come ti senti. Potrebbe essere spaventoso, ma se siete davvero amici, dovreste poter affrontare le cose insieme."

Le sue parole rimasero sospese nell'aria mentre riflettevo. Volevo dire a Tobio quanto lo apprezzassi, ma l'idea di aprirmi completamente mi faceva tremare. Non ero mai stato bravo a esprimere i miei sentimenti, e la paura di essere respinto mi attanagliava.

In quel momento, Natsu entrò nella cucina, le guance rosse e il cioccolato fondente sparso sulle mani. "Mamma, posso avere un po' di cioccolato caldo?" Chiese, lanciando occhiate curiose verso di noi.

"Certo, tesoro." Rispose Yumeko, alzandosi per preparargli una tazza. "Ma non fare un pasticcio, per favore."

Natsu si arrampicò sullo sgabello accanto a me e guardò il mio viso. "Perché sembri così triste, Shoyo?" Chiese, inclinando la testa da un lato.

"Non sono triste, Natsu." Mentii, cercando di mantenere il tono leggero. "Sto solo pensando a cose."

"Cose come Tobio?" La domanda uscì dalla bocca di Natsu con sorprendente innocenza. Io e Yumeko ci scambiammo uno sguardo.

"Sai che Tobio è solo un amico, giusto?" Dissi, cercando di deviare la conversazione.

"Ma ti piace, vero?" Natsu continuò, il suo sguardo intenso e curioso. "Lo hai detto a mamma!"

Un'improvvisa ondata di imbarazzo mi travolse. "Natsu, non è affar tuo!" Dissi, ma non riuscii a nascondere un sorriso divertito. Era incredibile come i bambini avessero la capacità di mettere a nudo i segreti senza nemmeno rendersene conto.

"Scusa!" Esclamò, alzando le mani in segno di resa. "Volevo solo sapere!"

Yumeko tornò con la tazza di cioccolata calda e sorrise, colpita dall'interazione tra noi. "A volte, Natsu, è bene che gli altri sappiano come ti senti. È parte della crescita."

Natsu annuì, ma il suo viso tradiva la confusione. "Crescita? Io voglio solo il cioccolato!"

Ridevamo tutti, e per un attimo mi sentii sollevato. Le preoccupazioni sul futuro con Tobio erano ancora lì, ma per ora, ero circondato dalla mia famiglia e da un calore che mi dava forza. Avrei trovato il modo di gestire tutto a tempo debito.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora