Capitolo 25

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Kageyama pov:

Hinata spalancò gli occhi per la paura, afferrandomi istintivamente per la maglietta. Lo sentii tremare dietro di me, mentre si nascondeva dietro la mia schiena, il suo corpo quasi incollato al mio. Potevo sentire il suo respiro rapido e irregolare contro la mia pelle, e questo mi fece irrigidire.

"Cosa facciamo, Kageyama?" sussurrò, la sua voce tremante, come se avesse paura di alzare troppo il tono.

Mi guardai attorno, cercando di rimanere calmo nonostante il cuore mi battesse forte. "Aspetta qui." mormorai, cercando di non far trasparire l'agitazione. Ma la verità è che anche io non sapevo cosa aspettarmi.

Feci un passo avanti, cercando di mantenere Hinata dietro di me. I rumori continuavano, ma non riuscivo a distinguere cosa potesse essere. 'Forse è davvero un ladro...' Pensai, mentre stringevo i pugni, preparandomi a reagire a qualunque cosa si presentasse davanti.

Con cautela, ci avvicinammo alla cucina. Hinata era così vicino che sentivo il suo petto premere contro la mia schiena. Quando feci un passo verso la porta, un altro rumore più forte ci fece sussultare entrambi.

"Sei sicuro di voler entrare lì?" Hinata mi chiese, la voce tremante.

Non ebbi il tempo di rispondere. Un'ombra si mosse velocemente nella penombra della cucina, facendoci sobbalzare. Hinata si aggrappò a me ancora di più, quasi nascondendo il viso dietro la mia spalla.

Poi, tutto d'un tratto, dall'oscurità emerse una piccola figura felina. Isagi, il gatto di Hinata, camminava tranquillo sul pavimento della cucina, con aria innocente e disinteressata. Si fermò, ci guardò, e poi miagolò con il suo solito tono annoiato.

Hinata sbuffò, rilassandosi immediatamente. "Isagi!" esclamò, uscendo da dietro di me e prendendo il gatto in braccio. "Ci hai fatto prendere un colpo!"

Io rimasi lì, con il cuore ancora a mille, osservando la scena. Sentii una risata sfuggirmi, una risata nervosa, mentre realizzavo che tutta la tensione era stata causata da un gatto.

Hinata tenne stretto Isagi tra le braccia, accarezzando il suo pelo morbido mentre il gatto sembrava completamente indifferente al caos che aveva appena provocato. Io, d'altra parte, mi lasciai cadere sul divano, cercando di calmare il cuore che ancora batteva troppo forte.

"Non posso credere che ci siamo spaventati per questo coso." mormorai, massaggiandomi le tempie. Mi sentivo un po' sciocco per aver preso tutto così sul serio.

Hinata si sedette accanto a me, ancora accarezzando il gatto, e rise leggermente. "Beh, è colpa tua se entri in casa mia senza avvertire. Che dovevo pensare?"

Lo guardai di sbieco, cercando di non sorridere. "Se chiudessi la porta come una persona normale, non succederebbero queste cose."

Hinata sbuffò, ma non disse nulla. In realtà, sembrava quasi stesse riflettendo su qualcosa. Per un attimo, il silenzio riempì la stanza, interrotto solo dal dolce ronfare di Isagi. Poi, Hinata parlò di nuovo, la sua voce più bassa e riflessiva.

"Perché sei venuto, Kageyama?" chiese, senza guardarmi direttamente. "Non fraintendermi, sono felice che tu sia qui, ma... è successo qualcosa?"

La sua domanda mi colse alla sprovvista. Non avevo una risposta pronta, o forse non volevo ammettere a me stesso il vero motivo. Non sapevo neanche io esattamente perché ero corso da lui così di fretta, ma sentivo che dovevo esserci. Il pensiero di Hinata da solo, lontano da me, mi aveva messo addosso una strana inquietudine.

Non volendo mostrarmi troppo vulnerabile, mi alzai in piedi all'improvviso, stiracchiandomi. "Volevo solo assicurarmi che tu stia bene, scemo." dissi con una voce più distaccata di quanto avessi voluto. "Mi sembrava... che ne avessi bisogno."

Hinata mi guardò per un attimo, poi sorrise, un sorriso calmo e sincero. "Grazie." disse semplicemente. "Non lo dico spesso, ma... mi fa piacere che tu sia qui."

Quelle parole mi colpirono più di quanto volessi ammettere. Sentii un calore strano diffondersi nel petto, ma lo mascherai con una smorfia. "Non fare lo sdolcinato, mongolo."

Hinata rise, ma non rispose. Mi sedetti di nuovo accanto a lui, questa volta più vicino. Era strano come il semplice fatto di essere in quella stanza, insieme, mi facesse sentire più calmo. Come se tutte le tensioni della giornata si dissolvessero piano piano.

Restammo in silenzio per un po', poi sentii Hinata appoggiarsi leggermente contro di me, quasi come se cercasse conforto senza volerlo ammettere. Non dissi nulla, ma lasciai che rimanesse lì. Era un gesto semplice, eppure in quel momento sembrava significare tutto.

Sentivo ancora il corpo di Hinata premuto contro il mio, mentre Isagi, il suo gatto, si muoveva tranquillamente nella stanza. L'atmosfera si era calmata, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi capelli arruffati. Senza pensarci troppo, allungai una mano e cominciai a giocare con quei ciuffi ribelli, attorcigliandoli tra le dita. Erano morbidi, e non potevo fare a meno di sorridere leggermente mentre li sistemavo ancora di più in modo disordinato.

Hinata non protestò, anzi sembrava rilassarsi ancora di più sotto il mio tocco. C'era qualcosa di rassicurante in quel gesto, come se stessimo condividendo un momento di intimità che raramente ci concedevamo.

"Ti fanno sempre più disordinato questi capelli." borbottai, 'Però sei bello lo stesso.' Pensai, continuando a giocherellarci. "Dovresti pettinarli una volta ogni tanto, sai?"

Hinata fece un sorriso stanco, i suoi occhi mezzi chiusi. "Non ci posso fare niente, sono fatti così," rispose con una voce quasi sussurrata. Ma il suo sorriso svanì presto, e notai una leggera smorfia attraversargli il viso.

Mi fermai un attimo, il mio sguardo si fece più serio. "Come ti senti davvero?" gli chiesi, abbassando la mano dai suoi capelli per guardarlo negli occhi. "Non sembri stare benissimo."

Hinata sospirò leggermente, abbassando lo sguardo. "Ho solo un po' di male alla testa... e anche al braccio." ammise, massaggiandosi la tempia con una mano.

Mi irrigidii sentendo le sue parole. Anche se cercava di minimizzare, non mi piaceva l'idea che stesse ignorando il dolore. "Perché non l'hai detto prima?" chiesi, cercando di trattenere il tono di rimprovero nella mia voce. "Non puoi continuare a ignorare queste cose, Hinata."

Lui alzò le spalle, come se fosse normale per lui sopportare quel tipo di fastidi. "Sono abituato, Kageyama. Non è la prima volta."

"Questo non significa che dovresti abituarti a stare male," risposi, il mio tono più fermo. "Prenderti cura di te stesso è più importante di qualsiasi altra cosa, chiaro?"

Hinata mi guardò per un momento, i suoi occhi cercavano una qualche risposta nel mio volto. Poi, con un piccolo sorriso forzato, annuì. "Hai ragione... solo che a volte mi dimentico di fermarmi."

"Sì, lo so." Con un sospiro, alzai di nuovo la mano e gli scompigliai i capelli in modo ancora più disordinato.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora