Capitolo 21

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Kageyama pov:

Arrivai finalmente a casa, stremato. Ogni passo verso la porta d'ingresso sembrava richiedere uno sforzo immenso, come se stessi trascinando qualcosa di molto più pesante del mio corpo. Feci scattare la serratura con un gesto automatico, spingendo la porta appena abbastanza per entrare. Una volta dentro, mi fermai per un secondo, appoggiandomi contro il muro. Inspirai profondamente, cercando di lasciare fuori tutto il caos che mi stava consumando.

La casa era silenziosa, un silenzio quasi opprimente, ma lo preferivo così. Mi tolsi le scarpe senza nemmeno chinarmi completamente, spingendole via con un piede, e mi diressi verso la mia stanza. L'idea di crollare sul letto era l'unica cosa che mi teneva in piedi in quel momento.

Entrato in camera, lasciai lo zaino e il borsone cadere a terra con un tonfo sordo, senza preoccuparmi di sistemarli. Sentii il rumore degli oggetti dentro rimbalzare l'uno contro l'altro, ma non mi interessava. Ero troppo esausto per pensare a cose del genere. Lanciai la giacca su una sedia, che vacillò leggermente sotto il peso del tessuto pesante, ma non me ne preoccupai.

Il mio corpo sembrava pesare il doppio, i muscoli doloranti, la mente annebbiata. Tutto quello che volevo era stendermi. Mi tolsi i vestiti, con gesti lenti e impacciati, gettandoli a terra uno a uno. Ogni pezzo di stoffa che si accumulava sul pavimento mi sembrava un passo in più verso il sollievo. Finalmente infilai una maglietta pulita e un paio di pantaloni larghi, quelli che usavo sempre per dormire.

Mi avvicinai al letto e, senza esitare, mi ci buttai sopra, affondando il viso nel cuscino freddo. Le coperte mi abbracciarono, calde e soffici, e chiusi gli occhi, cercando di scacciare via i pensieri che mi affollavano la mente.

Ma il sonno non arrivava subito. Anche se il mio corpo era stanco, la mia mente continuava a girare, ripetendo all'infinito le stesse scene della giornata. Il viso di Hinata appariva ogni volta che chiudevo gli occhi. Il suo sorriso, il modo in cui mi guardava, e poi... quella sua espressione quando me ne sono andato.

Sospirai profondamente, voltandomi sul fianco. Perché non riuscivo a togliermelo dalla testa? E soprattutto, perché avevo reagito così? Mi sembrava di essere stato preso alla sprovvista dalle mie stesse emozioni. Prima ero geloso di Yachi, poi confuso su cosa stavo davvero provando per lui.

Mentre cercavo di capire il perché della mia reazione, un flashback mi colpì con forza. Mi ricordai di quando mi ero svegliato, la testa appoggiata sulla spalla di Hinata. Il suo profumo mi aveva travolto, un odore fresco e dolce di arance, così diverso da quello a cui ero abituato. Era così vicino che potevo sentire il suo respiro regolare, il calore del suo corpo che mi scaldava più della coperta. Avevo cercato di non pensarci, ma ogni volta che riaprivo gli occhi, il suo volto mi appariva davanti, sereno, quasi inconsapevole della mia presenza così intima.

Ricordo di aver sollevato lentamente la testa, sentendo il cuore accelerare nel petto. Ogni secondo trascorso su quella spalla mi faceva sentire come se stessi oltrepassando un confine che non capivo del tutto. Ma allo stesso tempo, non volevo muovermi. Non volevo rompere quel momento. Avrei voluto restare lì ancora un po', godermi il suo calore, il suo profumo. Era come essere avvolto in qualcosa di sicuro, di familiare, ma anche profondamente sconvolgente.

Poi però la magia di quel momento si era interrotta bruscamente quando il mio sguardo era caduto, per caso, sullo schermo del suo telefono. Hinata stava chattando con Yachi. Il suo volto, che fino a un attimo prima era rilassato, quasi sereno, si era incupito. Le sue dita si muovevano rapide sulla tastiera, come se ogni messaggio che riceveva da lei lo turbasse di più. I suoi occhi brillavano di preoccupazione, lo stesso tipo di preoccupazione che avrei voluto fosse riservata a me.

Mi ero sentito improvvisamente escluso, come se quel piccolo universo che avevamo creato insieme, in quel momento intimo sotto la coperta, fosse stato infranto da qualcun altro. Non ero più il centro della sua attenzione. La mia spalla non era più il posto dove lui trovava conforto, ma solo un punto d'appoggio temporaneo, mentre la sua mente vagava altrove, verso qualcun altro.

Avevo stretto le labbra, cercando di non darlo a vedere, ma il fastidio cresceva. Più guardavo i suoi occhi fissare lo schermo, più mi sentivo travolto da un'ondata di gelosia che non riuscivo a fermare. Era come se ogni parola che Yachi scriveva lo portasse sempre più lontano da me, come se io stessi svanendo e lei stesse prendendo il mio posto.

E poi, la paura. La paura di cosa significasse tutto questo.

Forse mi ero allontanato perché non riuscivo a gestire tutto questo. Forse... avevo solo paura di quello che stavo sentendo.

Mi passai una mano tra i capelli, stropicciando il cuscino con l'altra. Avevo bisogno di smetterla di pensarci, almeno per stanotte. Chiusi di nuovo gli occhi, cercando di concentrarmi solo sul silenzio della stanza e sul ritmo costante del mio respiro. Era tutto quello che volevo fare in quel momento: lasciarmi andare e non pensare più a niente.

Eppure, anche mentre scivolavo lentamente nel sonno, il pensiero di Hinata continuava a tornare, come un'ombra che non riuscivo a scrollarmi di dosso.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora