Capitolo 6

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Hinata pov:

Mi sveglia con un lieve dolore pulsante alla testa. Aprii gli occhi, cercando di abituarmi alla luce accecante dell'infermeria. Guardai l'orologio appeso al muro, era passato un po' di tempo da quando l'infermiera mi aveva detto di riposare.

Speravo di sentirmi meglio, ma ogni movimento sembrava intensificare il fastidio. Mi misi a sedere sul letto, strofinando le tiempie nel tentativo di alleviare quel fastidio persistente.

La porta si aprì improvvisamente, facendomi sobbalzare per lo spavento. Era l'infermiera, con un'espressione di sollievo e preoccupazione mescolata insieme: "Come ti senti, Hinata? Ti ho portato del tè caldo." Mi disse avvicinandosi gentilmente.

Per un attimo rimasi in silenzio, per poi degnarla di risposta: "Mi sento ancora un po' stordito."

Il suo sguardo diventò leggermente cupo, un po' mi rassicurava che si prendesse cura di me.

Proprio mentre stava per porgermi la tazza di tè, inciampò su una delle gambe del lettino. La donna finì per rovesciare il liquido bollente direttamente sulla mia divisa.

"Aaaah, cazzo è bollente!" Urlai, mentre il calore attraversa la mia pelle. L'infermiera esclamò: "Mi dispiace tantissimo, Hinata!" Era imbarazzata e in preda al panico. Prese uno degli asciugarmi sul comodino  cercando di tamponare, invano, il tè versato.

Ormai la mia divisa era inutilizzabile e iniziava a bruciarmi un pochino il braccio.
"Hinata sono desolata! Che imbarazzo! Non mi era mai successa una cosa del genere!" Continuava a ripetere la donna, mi dispiaceva vederla in quello stato, anche se quello messo peggio ero proprio io.

"Senti Hinata, tu fai pallavolo, no? Quindi sicuramente avrai un cambio per allenarti, che ne dici di indossare quello? Almeno non devi rimanere con la divisa umida." Mi disse la donna, mi sembrava una buona idea, quindi decisi di assecondarla: "Penso vada bene, potrebbe portarmi il mio zaino e borsone? Sono nella 1-A." La donna annuì e lasciò la stanza.

Mi portai una mano alla testa e l'altra al braccio, stringendo con forza visto che il dolore diventava sempre più forte. La pelle bruciata continuava a pulsare sotto la divisa ormai umida e appiccicosa. Digrignavo i denti, cercando di trattenere un gemito di dolore , mentre il fastidio aumentava.

Dopo qualche minuto l'infermiera tornò e il suo volto si dipinse di preoccupazione: "Hinata... Fammi controllare il tuo braccio."
Disse con un filo di voce, era seria. Mise il borsone e lo zaino accanto al letto e si chinò: "Devo assolutamente prendere qualcosa per il bruciore, ti fa ancora male la testa per caso?" Dal suo tono si poteva dedurre che si sentiva in colpa per l'accaduto.

"Si, mi fa male. Comunque non è colpa sua, non si preoccupi. Mentre lei va a prendere qualcosa per migliorare la situazione io mi cambio."

La donna annuì e andò verso dei cassetti, era imbarazzante il fatto di dovermi nella stessa stanza con lei, quindi cercai di farlo il più veloce possibile mentre non mi guardava.

Mentre l'infermiera frugava nei cassetti, cercando una pomata o qualche rimedio per il braccio, iniziai a togliermi la divisa con movimenti rapidi e dolorosi. Ogni volta che il tessuto sfiorava la mia pelle bruciata, una fitta mi attraversava il corpo. Cercai di ignorare il fastidio, concentrarmi solo sul togliere quei vestiti inzuppati.

Notai però che anche i miei pantaloni erano ormai fradici di tè. Sospirai cercando di evitare il disagio, ma sentivo il tessuto umido appiccicarsi alle mie gambe, che schifo!

"Mi scusi." Dissi con un tono leggermente imbarazzato: "Mi devo cambiarmi anche i pantaloni. Sono troppo bagnati, potrebbe non girarsi finché non le dico io di girarsi?"

La donna annuì comprensivamente, rimanendo girata. Cercai di levarmi in fretta i pantaloni, presi i pantaloncini da allenamento dal borsone e me li infilai. Misi subito dopo i vestiti sporchi dentro alla sacca.

"Può girarsi." Dio mio perché deve essere così imbarazzante? Mi sedetti di nuovo sul letto, mentre l'infermiera si avvicinava a me e iniziò ad applicare una crema abbastanza puzzolente sul mio braccio.

"Signora... Io andrò lo stesso gli allenamenti, vedrà che non succederà nulla!" Lei mi guardò in modo serio: "Ma sei pazzo! Assolutamente no! Tornerai a casa." Misi su il broncio, io non volevo tornare a casa, volevo allenarmi.

Guardai l'orologio, segnavano le 17:35, ormai gli allentamenti erano iniziati da un'ora e mezza! Tentai una seconda volta: "La prego mi faccia allenare. Mi fasci il braccio e se sentirò dolore smetterò subito."

La donna si rassegnò, penso proprio per il mio sguardo da cagnolino bastonato. Andò verso i cassetti di prima e prese delle bende. Iniziò a legarle sulla mia ustione, mi morsi le labbra per trattenere dei gemiti di dolore.

"Ho finito col braccio. Ora vorrei fasciarti la testa, se prendessi un'altra botta sarebbe grave."

Annuì, cercando di rimanere calmo nonostante il dolore. L'infermiera prese una fascia e cominciò ad avvolgerla intorno alla mia testa.

"Se senti anche solo il minimo dolore fermati subito e torna qui, chiaro?!" La assecondai, in realtà avrei continuato ad allenarmi lo stesso, devo diventare più forte se voglio dimostrare a Kageyama chi ha perso.

Quando finì di fasciarmi la testa, mi sentii leggermente sollevato, ma il dolore non accennava a diminuire.

Mi diressi verso la porta, prima mi voltai verso "la mia compagna" di oggi: "Non si preoccupi per me, sono un ragazzo forte, mi riprenderò subito. Se starò di nuovo male tornerò qui!"

Lei mi sorrise, e mi salutò con la mano, ricambiai il gesto, varcando l'uscita dell'infermeria, dirigendomi verso la palestra, pronto a dare il meglio di me.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora