Capitolo 31

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Hinata POV:

Finimmo di fare colazione, e mentre raccoglievo i piatti, mi girai verso Kageyama. "I tuoi vestiti non sono adatti per uscire." Dissi, lanciandogli un'occhiata. "Ti presto qualcosa di mio padre. Ha delle cose larghe, non dovrebbero starti male."

Kageyama sbuffò, ma annuì. "Sì, meglio che uscire in questo modo."

Andai nell'armadio di mio padre e iniziai a rovistare, cercando qualcosa che potesse stare bene a Kageyama. Trovai una felpa grigia e un paio di jeans un po' larghi. Tornai in cucina e glieli porsi. "Ecco, prova questi."

Li prese, guardandoli per un attimo. "Non pensavo sarei mai finito nei vestiti di tuo padre..." Mormorò, ma prese comunque i vestiti. "Vado a cambiarmi nell'altra stanza."

Sorrisi mentre prendevo i miei abiti. "Io mi cambio nella mia allora."

Ci separammo, e mentre mi infilavo una tuta fresca, non potevo non pensare a come sarebbe stata la giornata. Certo, dovevo andare a prendere Natsu, ma con il braccio ancora dolorante e la bici fuori uso, l'idea di farmela tutta a piedi mi dava un po' d'ansia.

Una volta pronti, ci ritrovammo nell'ingresso. Kageyama indossava la felpa di mio padre, e anche se gli stava larga, gli donava. Sembrava decisamente più rilassato. "Allora, dove dobbiamo andare?" chiese.

"È a casa di una sua amica." Risposi, dandogli l'indirizzo. "Non è proprio vicinissimo."

Kageyama annuì. "Ah, è vicino a casa mia. Allora, posso fermarmi a lasciare lo zaino e la divisa. Tanto non mi serve portarli in giro." Mentre si sistemava lo zaino sulla spalla.

"Perfetto." Dissi, con un leggero sorriso. "Così vedo dove vivi."

Uscimmo, e l'aria fresca ci accolse. Il cielo era ancora nuvoloso, ma almeno non pioveva più. Mentre camminavamo per le strade umide, si respirava una calma strana. Mi sentivo tranquillo, ma allo stesso tempo cercavo qualcosa da dire, per non far diventare il silenzio imbarazzante.

"Dunque, Kageyama." Iniziai, spezzando il silenzio. "Cosa fai di solito quando non ci sono allenamenti?"

Lui si strinse nelle spalle. "Niente di che. A volte guardo partite, altre mi riposo. Dipende."

Sorrisi. "Io non riesco mai a stare fermo. Se non ho allenamenti, mi alleno da solo, corro, vado in bici... Insomma, qualsiasi cosa che mi faccia muovere!"

Kageyama mi lanciò uno sguardo di sbieco, con quell'espressione tipica di chi mi conosceva bene. "Lo so. Ti vedo che non ti fermi mai. Dovresti imparare a rilassarti ogni tanto."

Feci una smorfia. "Tu invece dovresti imparare a essere un po' più vivace! Sempre così serio!"

Kageyama sbuffò, visibilmente infastidito, ma c'era un leggero sorriso sulle sue labbra. "Non è che non mi diverto, solo che non mi serve essere un tornado come te per godermi qualcosa."

Risi. "Allora lo ammetti! Sei noioso!"

Mi lanciò uno sguardo tagliente, ma potevo vedere che stava cercando di non sorridere. "Hinata, se continui così, ti faccio correre tutto il tragitto."

"Va bene, va bene!" dissi, alzando le mani, ma ancora ridendo. "Mi arrendo, capo."

Mentre camminavamo, il discorso si spostò su cose più leggere: la scuola, gli allenamenti, i tornei che ci aspettavano. Mi rendeva felice poter parlare così facilmente con Kageyama, nonostante il suo carattere taciturno. Era tranquillo, sì, ma quando si trattava di pallavolo, era sempre appassionato, e questo mi faceva sentire più vicino a lui.

Dopo un po', ci fermammo davanti a una casa semplice, con un giardino ben curato. "Ecco casa mia." Disse Kageyama, guardandomi. "Devo solo lasciare lo zaino, aspetta un attimo."

Guardai la casa con curiosità. "Wow, è proprio carina!" Commentai, appoggiandomi alla staccionata. "Ci metti molto?"

Kageyama scosse la testa. "No, giusto un minuto."

Lo osservai entrare, immaginandomi come fosse la sua vita in quella casa.

La casa di Kageyama era semplice, ma emanava un'aria di ordine e cura. Era una villetta a due piani, con il tetto leggermente spiovente e le pareti dipinte di un grigio chiaro, che si mescolava bene con il paesaggio circostante. Le finestre erano grandi, incorniciate da persiane in legno scuro, che contrastavano piacevolmente con la sobrietà delle pareti. Il giardino davanti era modesto, con un piccolo sentiero di pietre che conduceva all'ingresso principale, affiancato da aiuole curate, dove crescevano piante verdi e cespugli fioriti, mantenuti con precisione.

La recinzione in legno che circondava la proprietà era bassa e dipinta di bianco, il che conferiva alla casa un aspetto accogliente e senza pretese. Nonostante la semplicità, ogni dettaglio era in perfetto ordine, dall'erba ben tagliata ai vasi di terracotta posizionati vicino alla porta d'ingresso, come se tutto fosse lì per uno scopo preciso.

L'abitazione rifletteva chiaramente il carattere riservato e disciplinato di Kageyama, con una pulizia quasi impeccabile e un senso di tranquillità che sembrava allontanare ogni rumore esterno. Non era una casa lussuosa o appariscente, ma dava l'idea di un rifugio sicuro, dove la vita scorreva senza fretta e ogni cosa aveva il suo posto.

In meno di due minuti, tornò fuori, senza zaino e con le mani in tasca. "Fatto. Possiamo andare."

Riprendemmo a camminare, e il silenzio tra noi era più rilassato adesso. Era strano, ma mi sentivo davvero a mio agio con lui. Non dovevo fare conversazione forzata o riempire i vuoti. Era solo... naturale.

"Allora, cosa pensi di fare oggi dopo aver preso Natsu?" Gli chiesi, cercando di allentare ancora di più l'atmosfera.

Kageyama ci pensò per un attimo, poi alzò le spalle. "Non lo so, ma spero solo che tu non mi costringa a fare niente di troppo faticoso."

Scoppiai a ridere. "Tranquillo, Kageyama, oggi ti concedo una pausa. Niente corse!"

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora