Capitolo 9

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Hinata pov:

Corsi verso la mia bici, parcheggiata vicino all'uscita della scuola. La pioggia mi colpiva come mille aghi freddi contro la pelle, i capelli mi si appiccicavano sulla fronte e sentivo l'acqua scendere gelida lungo il collo.

Una volta arrivato alla bici, incatenata al portabici, con le mani tremanti cercai di liberarla. Il cuore mi batteva forte nel petto, quasi impazzito, ma non sapevo se
fosse per la corsa, per l'ansia o perché ero stato così brusco con Kageyama, però quella battuta non doveva farla!

"Devo solo arrivare a casa... devo solo andare via da qui." mi ripetevi, mentre la testa mi pulsava per il rumore assordante della pioggia. Riuscì finalmente a sbloccare la catena e montai in sella, stringendo i denti.

Appena iniziai a pedalare, il dolore al braccio ustionato sembrava esplodere come un incendio che si accende all'improvviso.

Ogni movimento mi mandava una fitta acuta fino alla spalla. Sentivo le lacrime mescolarsi alla pioggia, ma non potevo fermarmi. Il manubrio era scivoloso, le mie dita tremavano, e il dolore mi rendeva difficile concentrarmi. Cercai di mantenere l'equilibrio, ma mi sembra di lottare contro un muro d'acqua e di vento.

La mia vista iniziava a offuscarsi, non vedevo quasi più la strada davanti a me e le luci della scuola erano ormai lontane. La bici sembrava vacillare sotto di me, ogni pedalata era come un colpo al cuore.

Le gambe si indebolivano, il braccio urlava dal dolore, e poi... persi l'equilibrio. Scivolai sul lato bagnato e scivoloso della strada e caddi pesantemente a terra.

Per un attimo, rimasi steso sul terreno freddo, il fiato mi mancava. "Dannazione..." sussurrai, cercando di riprendermi mentre la pioggia continuava a cadere implacabile su di me. Per un attimo rimasi lì, paralizzato dal gelo e dalla stanchezza.

Alla fine, mi sforzai di rialzarmi, le gambe tremavano sotto il peso del mio corpo. Con una mano mi toccai la nuca e sentii qualcosa di caldo e appiccicoso: sangue. "Fantastico..." mormorai, sentendo un brivido di paura correre lungo la schiena. Dovevo andare a casa, subito. Non potevo restare lì in balia del temporale, completamente fradicio e ferito.

Decisi di portare la bici a mano, camminando lentamente lungo la strada deserta. Ogni passo era un tormento; il freddo mi penetrava nelle ossa, e il dolore al braccio non accennava a diminuire. Sentivo il sangue scorrere giù per la nuca, mischiandosi con l'acqua piovana, ma cercai di ignorarlo. Non mi importava del dolore, dovevo solo concentrarmi sul mettere un piede davanti all'altro.

Starnutii violentemente, poi ancora e ancora. Il naso cominciò a colare e la testa mi pulsava come se stesse per esplodere. "Che giornata del cavolo..." sussurrai, sentendo la frustrazione crescere dentro di me. Ogni volta che starnutivo, il dolore alla testa si intensificava.

Proseguii così per quello che mi sembrava un'eternità. Ogni passo era un piccolo trionfo, ma anche una nuova tortura. La bici sembrava pesare una tonnellata, e la pioggia non dava tregua, scendendo sempre più fitta e gelida. Il mio corpo cominciava a tremare incontrollabilmente, ma dovevo resistere.

Arrivai finalmente a casa, sfinito e fradicio. Appoggiai la bici contro il muro senza nemmeno legarla, mi trascinai fino alla porta, le gambe ormai deboli e il respiro affannoso. Starnutii di nuovo, sentendo il petto stringersi dal freddo e dalla fatica.

Cercai di infilare la chiave nella serratura, ma le mani tremavano troppo. Alla fine, riuscii ad aprire e quasi crollai dentro, spingendo la porta con il piede per chiuderla dietro di me.

Il calore della casa mi colpì come uno schiaffo in pieno viso, ma non riuscivo a smettere di tremare. Ogni muscolo era contratto dal freddo e dalla tensione.

Mi lasciai cadere sul pavimento dell'ingresso, ansimando, mentre il mondo intorno a me sembrava sfocarsi e rimpicciolirsi.

Starnutii ancora una volta e lasciai cadere la testa contro la porta, chiudendo gli occhi. "Solo un minuto... solo un minuto di riposo," pensai, ma il corpo cominciò a cedere alla stanchezza, e tutto si fece buio.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora