Hinata pov:
Il suono della mia sveglia mi colpì alle sei in punto, squarciando il silenzio della stanza e facendomi sussultare. Con una mano, ancora mezzo addormentato, allungai il braccio e spensi immediatamente l'allarme, cercando di riaddormentarmi per un attimo. Rimasi sdraiato, fissando il soffitto, sopraffatto dalla stanchezza. L'idea di restare a casa era allettante. Perché non saltare una giornata di scuola e passare la mattina tra le coperte?
Poi, però, un'immagine mi attraversò la mente: Kageyama. Mi venne da sorridere e sentii un piccolo impulso dentro di me, come una fiamma che iniziava a scaldarsi. Vederlo era l'unico motivo che mi dava la forza di alzarmi. Con un sospiro, mi sforzai di trovare la motivazione e mi tirai su dal letto, stiracchiandomi.
Camminai lentamente verso il bagno, ancora stropicciandomi gli occhi. Aprii il rubinetto dell'acqua fredda, e il contatto gelido con il viso mi fece trasalire, ma allo stesso tempo mi svegliò all'istante. Mi guardai nel riflesso dello specchio, con i capelli arruffati e gli occhi un po' gonfi dal sonno. "Forza, Shoyo." Mormorai a me stesso mentre prendevo lo spazzolino e lo muovevo pigramente tra i denti.
Tornai in camera, e lì sulla sedia c'era la mia divisa scolastica, perfettamente piegata, che mi aspettava. Presi la camicia tra le mani e, mentre la indossavo, mi scappò un sorriso al pensiero di quell'episodio in infermeria. 'Deja vu.' Pensai, quasi ridendo, ricordando l'imbarazzo e quel momento tanto assurdo quanto divertente.
Finì di abbottonarmi la camicia e tirai fuori i pantaloni dall'armadio, cercando di muovermi senza fare troppo rumore. Non sapevo cosa mi aspettasse quel giorno, ma sentivo che sarebbe stata una giornata importante, anche se non riuscivo a spiegarmelo.
Mi avvicinai alla scrivania e iniziai a preparare lo zaino, cercando di non perdere tempo. Aprii il cassetto e presi i quaderni, controllando velocemente che ci fosse tutto il necessario: penne, matite e il mio amato astuccio. Mentre sistemavo tutto, una domanda mi balenò in mente: "Riuscirò a partecipare agli allenamenti oggi?"
Non era ancora passata neanche una settimana dall'incidente, e sentivo ancora l'eco delle parole dell'infermiera. Mancavano solo due giorni e, per quanto volessi tornare in palestra e sentire la pallavolo tra le mani, avevo anche un po' di paura. Cosa avrei fatto se non fossi riuscito a dare il massimo? E Kageyama? Sarebbe stato lì? La sola idea di rivederlo mi fece battere forte il cuore.
Poi mi tornò in mente ciò che mia madre mi aveva detto: "Devi pensare a guarire, Shoyo." Aveva ragione, lo sapevo, ma era difficile ignorare quel desiderio di tornare a essere parte della squadra. La pallavolo era la mia vita, e l'idea di dover rimanere lontano mi faceva sentire un po' vuoto.
Finito di sistemare lo zaino, mi alzai e mi diedi un'ultima sistemata allo specchio, aggiustando un ciuffo di capelli ribelli. "Forza, Shoyo, oggi sarà una bella giornata." Mi dissi, cercando di infondermi un po' di coraggio.
Prendendo lo zaino, scesi le scale due a due, sentendo il peso dei libri e del materiale scolastico che si appoggiava sulla mia schiena, rendendo il percorso verso il piano inferiore un po' più faticoso del solito. Lo poggiai con un colpo sordo nel corridoio, il suono che rimbombava in casa. Isagi, il mio adorabile gatto, mi guardava con occhi aspettativi e curiosi, il musetto che si muoveva nervosamente. "Ehi, Isagi!" Esclamai, accovacciandomi per dargli da mangiare.
Aprii la scatola di croccantini e lo osservai mentre si avventava sul cibo, le sue zampette che si muovevano con rapidità. "Buon appetito, piccolo." Sussurrai, accarezzandogli la testa. Isagi si fermò un attimo per guardarmi, come se volesse ringraziarmi, e poi riprese a mangiare con foga.
Dopo averlo sfamato, mi affrettai verso la cucina. Accesi il tostapane e, mentre aspettavo che il pane diventasse dorato e croccante, guardai l'orologio appeso al muro: il tempo stava per scadere. Ogni secondo sembrava un piccolo promemoria che dovevo muovermi. L'ustione al braccio, che avevo ignorato, mi bruciava e si sentiva sempre più fastidiosa. "Cavolo, perché non l'ho curata?" pensai, grattandomi la testa.
Finalmente, il toast scattò fuori dal tostapane, dorato e profumato. Lo afferrai, lo spalmai con un velo di burro e inghiottii il primo morso in un batter d'occhio, godendomi la croccantezza e il calore. Ogni boccone mi dava la forza di affrontare la giornata. "Devo sbrigarmi." Pensai, mentre ingoiavo velocemente gli ultimi bocconi.
Con un ultimo sguardo verso Isagi, che ora stava sonnecchiando beatamente sul divano, presi lo zaino in spalla e uscii di casa. L'aria fresca del mattino mi accolse, quasi come se volesse darmi una spinta in avanti. La luce del sole filtrava tra gli alberi, creando giochi di ombre sul marciapiede. Tuttavia, sentivo una sensazione di inquietudine. Dovevo andare a scuola in bici, ma il pensiero di pedalare con quel dolore al braccio mi preoccupava. 'Stupido me, avrei dovuto medicarlo.' Pensai, mentre mi avviavo verso la stazione dei bus.
Mi fermai un momento, guardando il percorso che avrei dovuto fare in bici, e mi accorsi di quanto sarebbe stato faticoso. I ricordi del dolore si mischiavano con l'idea di rimanere in classe per un'intera giornata. Alla fine, decisi di dirigermi verso la fermata dell'autobus, sperando che non tardasse troppo.
Mentre mi avvicinavo, mi resi conto che il tempo era minimo. 'Devo trovare una scorciatoia.' Pensai, cercando di guadagnare qualche minuto prezioso. Voltai a sinistra, dirigendomi verso un vicolo stretto che conoscevo bene. Le strade secondarie erano solitamente tranquille, e speravo di arrivare alla fermata prima che fosse troppo tardi.
Il percorso era un po' accidentato, e la mia bici sobbalzava sui ciottoli. Sentivo il braccio che pulsava, ma cercai di ignorarlo, concentrandomi solo su quel momento. Finalmente, arrivai alla fermata, e la mia mente si rilassò appena notai che non c'era quasi nessuno in attesa. 'Ce l'ho fatta.' pensai, mentre mi affrettavo a incatenare la bici nei posti appositi, assicurandomi che fosse ben fissata.
Dalla mia posizione, osservai il panorama: pochi studenti sparsi, un paio di adulti, e l'atmosfera sembrava tranquilla. Il sole stava iniziando a riscaldare l'aria, e il cielo era limpido, ma il pensiero della scuola mi metteva ansia. Sapevo che quel bus era l'ultimo disponibile per arrivare in tempo, e speravo che fosse abbastanza vuoto da poter trovare un posto a sedere.
Mentre aspettavo, il rumore delle macchine che passavano e il lieve brusio delle conversazioni si mescolavano, creando un sottofondo familiare. Ogni tanto, un ragazzo passava in bici, e io mi ritrovavo a guardare i suoi movimenti con un misto di invidia e desiderio. 'Se solo potessi pedalare senza dolore...' Pensai. Ma poi tornai con i piedi per terra, realizzando che l'unico obiettivo era salire su quell'autobus e raggiungere la scuola.
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I need you. //Kagehina//
RomanceHinata Shoyo e Kageyama Tobio litigano pesantemente dopo la sconfitta contro il Grande Re durante il torneo di preliminari prefetturali. Nonostante il rancore, il loro silenzio dura solo fino a quando Hinata si ammala di influenza. Kageyama, dimostr...