Capitolo 27

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Kageyama pov:

Dopo aver aiutato Hinata con la benda e la pomata, mi allontanai lentamente, cercando di riprendermi dal momento. Sentivo ancora il calore delle sue spalle sotto le mie dita, e l'aroma di arance era rimasto nell'aria anche quando lasciai il bagno. Mi schiarii la gola, cercando di scacciare quella strana tensione che mi aveva attanagliato fin troppo a lungo.

"Vado a preparare dei toast." Dissi, cercando di apparire il più normale possibile.

Hinata annuì, con un sorriso rilassato, mentre si dirigeva verso la sua stanza. Lo osservai per un istante sparire oltre l'angolo del corridoio, con i capelli ancora gocciolanti e l'asciugamano che gli copriva appena i fianchi. Scossi la testa e mi trascinai verso la cucina, sperando che la preparazione del cibo mi distraesse da tutto il caos nella mia mente.

Misi del pane nel tostapane, fissando per un attimo le fette che scomparivano dentro la macchina. Mi passai una mano tra i capelli, sentendo la tensione ancora presente nelle spalle. Dovevo calmarmi. Era solo Hinata. Sempre lo stesso, impacciato e disordinato Hinata.

Mentre aspettavo che i toast fossero pronti, notai qualcosa sul tavolo. Il telefono di Hinata. Era appoggiato lì, con lo schermo che si illuminava per una serie di notifiche. All'inizio non ci feci caso, ma poi, quasi senza rendermene conto, lo presi in mano.

Dalla schermata di blocco potevo leggere i messaggi che erano arrivati. Yukine. Kenma. Sua madre. E poi un gruppo con Tanaka e Nishinoya.

Il mio sguardo si fermò sui primi due nomi. Yukine e Kenma. Sentii un'ondata di fastidio attraversarmi, così forte che mi strinsi il telefono tra le mani quasi fino a sbiancare le nocche. Perché devono sempre essere in mezzo? Non potevano semplicemente lasciarlo in pace?

Non riuscivo a capire perché quella cosa mi facesse così innervosire. Hinata aveva tutto il diritto di parlare con chi voleva. Però l'idea che fosse in costante contatto con loro... Mi fece stringere i denti. Yukine, sempre così amichevole con lui. E Kenma, che nonostante la sua apparente indifferenza, sembrava sempre trovare il modo di avvicinarsi a Hinata. La gelosia mi bruciava dentro, anche se non volevo ammetterlo.

All'improvviso sentii dei passi leggeri dietro di me, e mi resi conto che Hinata stava scendendo le scale. Lasciai immediatamente il telefono sul tavolo, cercando di agire come se non fosse successo niente. Il pane era ormai tostato, e quindi mi avvicinai al tostapane per toglierlo, cercando di concentrarmi su quello.

Hinata entrò in cucina, con i capelli asciutti e disordinati come sempre, indossando una maglietta larga e un paio di pantaloncini. Sorrise quando mi vide ai fornelli.

"Con cosa vuoi i toast?" Chiesi, cercando di mantenere il tono neutro, come se non fossi stato sul punto di esplodere pochi secondi prima.

Hinata si fermò un attimo a riflettere, poi si avvicinò al tavolo, sbirciando i toast che avevo preparato. "Magari con un po' di burro e marmellata." Disse, con il suo solito entusiasmo contagioso. "Ah, e forse anche un po' di miele."

Mi sforzai di sorridere. "Capito." Risposi, andando a cercare gli ingredienti.

Mentre preparavo il tutto, continuavo a lanciare occhiate al telefono di Hinata sul tavolo. Le parole "Yukine" e "Kenma" continuavano a risuonarmi in testa. Mi sentivo stupido per essere così ossessionato da quelle notifiche, ma non riuscivo a scacciare quel senso di fastidio.

Hinata si sedette al tavolo, prendendo il suo telefono senza nemmeno pensarci. Era una scena così normale, quasi meccanica. Io, da parte mia, stavo ancora finendo di spalmare il burro sui toast, ma i miei occhi erano fissi su di lui. Lo osservai accendere lo schermo del telefono, vedere le notifiche e iniziare a scrivere con una rapidità disarmante.

Il suo viso si illuminava leggermente ogni volta che riceveva una risposta, e non potevo fare a meno di notare come le sue dita si muovessero con una certa frenesia sullo schermo. Era concentrato. Forse troppo concentrato.

In silenzio, appoggiai il piatto di toast davanti a lui, ma non sembrava nemmeno accorgersene subito. Il suono dei suoi messaggi riempiva l'aria, un piccolo "ding" che risuonava ogni volta che qualcuno gli scriveva.

"Grazie, Kageyama." Mormorò distrattamente, senza nemmeno alzare lo sguardo dal telefono.

Sentii una fitta fastidiosa al petto, un misto di irritazione e gelosia che non riuscivo a spiegare. Ero lì, davanti a lui, eppure sembrava che l'unica cosa che contasse fosse quel maledetto telefono. Non riuscivo a scacciare dalla testa i nomi che avevo visto prima. Yukine. Kenma.

Perché loro dovevano avere sempre la sua attenzione? Mi dava sui nervi, anche se cercavo di non mostrarlo.

Hinata rideva ogni tanto, le sue dita che si muovevano con facilità mentre rispondeva a quei messaggi. Ogni "ding" era come una spina che si infilzava un po' più a fondo. Mi chiesi di cosa stessero parlando. E soprattutto, perché non potevo essere io quello che lo faceva ridere così facilmente.

"Con chi stai parlando?" Chiesi all'improvviso, cercando di mantenere un tono casuale, anche se dentro sentivo l'agitazione crescere.

Hinata alzò lo sguardo solo per un secondo, poi tornò subito sul telefono, sorridendo debolmente. "Con Yukine e Kenma. Stiamo organizzando qualcosa per il fine settimana."

Le sue parole mi colpirono come un pugno allo stomaco. Lo sapevo. Lo sapevo che erano loro. Cercai di non far trasparire la frustrazione, ma era come se qualcosa dentro di me stesse per scoppiare.

"Ah." fu tutto quello che riuscii a dire.

Hinata sembrava non accorgersi del mio silenzio teso. Continuava a digitare, mentre io restavo lì, immobile, fissando il piatto di toast che avevo preparato con tanta cura e che ora sembrava l'ultimo dei suoi pensieri.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora