Capitolo 30

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Kageyama pov:

Mi svegliai con una sensazione strana. Non era il solito peso delle coperte o il rumore dell'allarme che suonava troppo presto. C'era qualcosa di diverso. Poi mi resi conto.

Il calore contro il mio petto. Un corpo leggero, che si muoveva lentamente con il respiro. Hinata.

Aprii gli occhi di scatto, trovandomi faccia a faccia con il ciuffo di capelli arancioni che ormai conoscevo bene. La sua testa era appoggiata sul mio petto, il suo braccio disteso sopra di me, e la mia mano, in qualche modo, era finita intorno alla sua vita. Mi irrigidii per un attimo, cercando di capire se stesse ancora dormendo o meno.

Lentamente, distolsi lo sguardo dai suoi capelli, alzando gli occhi verso il soffitto. La luce del mattino filtrava dalla finestra, illuminando la stanza con una sfumatura delicata. Fuori, la pioggia era cessata, e l'unico rumore che riempiva l'aria era il respiro tranquillo di Hinata accanto a me.

Dovevo muovermi. Dovevo andarmene. Ma la stretta di Hinata era ancora lì, anche se leggera. Il suo respiro regolare mi teneva ancorato a letto, come se lasciare quel momento potesse spezzare qualcosa. Qualcosa che non volevo rompere.

Mi ritrovai a chiudere di nuovo gli occhi, cercando di trattenere la sensazione di calma che raramente provavo. Ma non durò a lungo.

"Hmm..." Lui emise un piccolo suono, muovendosi leggermente. Il suo viso si spostò, e sentii il suo naso premere contro la mia spalla. Trattenni il respiro, aspettando che si svegliasse.

Un secondo dopo, Hinata sollevò la testa, stropicciandosi gli occhi con la mano libera. "Oh... buongiorno Kageyama." Mormorò, la sua voce era un sussurro intorpidito, e gli occhi si chiusero di nuovo per qualche istante. Mi resi conto che la notte prima mi aveva chiamato Tobio solo per l'assonnamento, ma adesso era tornato a quel più formale Kageyama che utilizzava sempre. Mi fece sorridere, era un segno che la sua testa era ancora un po' confusa dal sonno. "Hai dormito bene?"

Era ancora mezzo addormentato, gli occhi socchiusi mentre mi guardava. C'era qualcosa di così innocente in quel momento che non potei fare a meno di rispondere. "Sì... e tu?"

Hinata sorrise, un sorriso pigro, ma sincero. "Sì... è stato... bello averti qui." Disse le parole con una tale naturalezza che quasi non mi resi conto di quanto mi colpissero.

Annuii, senza dire nulla. Cosa avrei potuto dire? Il suo sorriso era abbastanza.

Gli risposi con un cenno del capo, alzandomi piano dal letto. Hinata si stiracchiò sotto le coperte, poi mi guardò con gli occhi ancora socchiusi. "Scendiamo a fare colazione?" Domandò, la voce un po' roca.

Annuii, e insieme ci avviammo verso la cucina, dove l'atmosfera era calda e accogliente. Il sole filtrava finalmente dalle finestre, illuminando ogni angolo della casa.

"Isagi è a casa?" Chiesi, guardandomi intorno alla ricerca del piccolo gatto che ieri non avevo visto.

Hinata sorrise mentre apriva il frigo, tirando fuori il latte. "Sì, è uscito ieri. Tornerà tra un po', immagino. A volte sparisce per un paio di giorni, ma altre resta qui per una settimana intera. Fa un po' quello che vuole."

Mi avvicinai alla ciotola del gatto e la riempii di croccantini, pensando a quanto fosse indipendente. "Beh, allora aspetterò che torni." Dissi con un sorriso appena accennato.

Hinata mise il latte e i cereali sul tavolo, e ci sedemmo insieme. Mentre mangiavamo in silenzio, notai che Hinata sembrava pensieroso, il cucchiaio fermo a metà strada tra la ciotola e la bocca. Stava chiaramente riflettendo su qualcosa, e quel suo modo di fissare il tavolo senza vedere veramente mi fece capire che c'era qualcosa che gli dava fastidio.

Alla fine, prese un respiro profondo, appoggiò il cucchiaio e si voltò verso di me con un'espressione un po' imbarazzata. "C'è una cosa di cui... dovrei parlarti." Iniziò, evitando il mio sguardo per un momento. "Devo andare a prendere Natsu, mia sorella. Ha dormito da un'amica negli ultimi tre giorni, e oggi dovevo passare a prenderla."

Hinata fece una pausa, mordendosi leggermente il labbro inferiore. Sembrava quasi esitante a chiedermelo. "Il problema è che... mi sono fatto male al braccio, e non posso prendere la bici. Mi sa che dovrò camminare fino a casa sua, e la strada è lunga... non mi va molto di andare da solo, per essere sincero."

Lo guardai, cogliendo subito l'ansia che nascondeva dietro quel tono tranquillo. Non gli piaceva chiedere aiuto, ma era evidente che ne aveva bisogno. "Vieni con me?" Domandò, alzando lo sguardo verso di me con una leggera esitazione.

Non ci pensai due volte. "Certo, ti accompagno." Risposi subito. "Non è un problema."

Hinata sembrò rilassarsi all'istante, e mi regalò un sorriso grato. "Grazie, Kageyama. Non volevo disturbarti, ma non me la sentivo di andare da solo." Si chinò leggermente sulla ciotola di cereali, quasi cercando di nascondere il suo rossore.

Gli sorrisi. "Non è affatto un disturbo." Aggiunsi. "E poi non ho scuola oggi, è sabato. Quindi, possiamo prendercela con calma."

Hinata sembrava sollevato, e il pensiero di passare ancora qualche ora insieme a lui non mi dispiaceva affatto.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora