Capitolo 23

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Kageyama pov:

Mi svegliai con la luce del mattino che filtrava dalle tende, sentendomi un po' più stanco del solito. Gli occhi socchiusi, mi girai nel letto, cercando di scacciare la sensazione di inquietudine che mi teneva inchiodato lì. Hinata mi era venuto in mente ancora prima che aprissi gli occhi. Non era venuto a scuola il giorno prima, e la sua assenza aveva creato un vuoto strano, come se l'intera giornata fosse stata leggermente sbilanciata. Mi sedetti sul bordo del letto, stiracchiandomi, e lasciai che l'ansia che sentivo dentro di me scorresse liberamente per un attimo.

Andai in bagno, lavandomi il viso e fissando il mio riflesso nello specchio. C'erano delle leggere occhiaie sotto i miei occhi, segno che avevo dormito male. Continuavo a chiedermi come stesse Hinata, e perché non avesse mandato nessun messaggio. La sua energia costante mi mancava più di quanto volessi ammettere. Lui c'era sempre, con quella presenza esplosiva che riempiva ogni spazio, e ora che non c'era, sembrava che tutto fosse... troppo tranquillo.

Mi infilai la divisa lentamente, sistemando il colletto e le maniche con una cura insolita. Bevevo il mio solito bicchiere di latte in cucina, ma persino quello sembrava avere un sapore diverso, meno soddisfacente. Tutto era sfocato, come se mancasse qualcosa. Scossi la testa, cercando di liberarmi di questi pensieri. Dovevo concentrarmi sulla giornata che avevo davanti.

La strada verso la scuola era uguale a sempre, ma la percorrevo in uno stato di semi-attenzione, perso nei miei pensieri. Mi ritrovai a camminare più lentamente del solito, con la speranza che, da un momento all'altro, Hinata sarebbe saltato fuori da qualche angolo, pronto a darmi il solito buongiorno rumoroso. Ma, ovviamente, non successe.

Arrivato a scuola, mi diressi verso il mio armadietto. Mentre prendevo il dizionario di inglese, i miei occhi vagarono inconsciamente alla ricerca della sua testa arancione tra gli studenti che passavano. Nulla. Non era lì, ancora una volta. L'ansia mi colpì come un pugno allo stomaco, ma la ignorai, serrando la mascella e cercando di razionalizzare. 'È malato, si sta riposando.' Continuavo a ripetermi quelle parole come un mantra, ma non riuscivo a smettere di immaginare il peggio.

Dopo aver passato qualche minuto a vagare nei corridoi, sperando di vederlo apparire da qualche parte, mi resi conto che dovevo chiedere a qualcuno. Era l'unica cosa sensata da fare, anche se mi irritava. Tsukishima era l'unico volto conosciuto che incrociai e, per quanto non avessi voglia di parlare con lui, mi avvicinai.

"Tsukishima." lo chiamai, cercando di mantenere la voce piatta. Non volevo dargli la soddisfazione di vedere che ero preoccupato.

"Cosa c'è?" rispose senza nemmeno guardarmi, continuando a camminare.

"Dove sta Hinata? L'hai visto?" Gli lanciai un'occhiata, cercando di leggere la sua espressione. Aveva quel solito sorriso beffardo che mi irritava.

"Non lo so. Mica sono il suo babysitter. Per caso il grande re non è in grado di tenere a bada il suo cagnolino?" rispose, con il solito tono sarcastico.

Mi sentii immediatamente irritato. "È malato." risposi con una freddezza che nascondeva la mia preoccupazione. Non avevo bisogno delle sue provocazioni in quel momento.

Tsukishima alzò le spalle, apparentemente annoiato dalla mia risposta. "Allora sta riposando. Non ti preoccupare tanto."

Facile per lui dirlo. Non era mai stato capace di preoccuparsi per qualcuno, almeno non che io avessi mai notato. Senza aggiungere altro, mi allontanai, cercando di riportare la mia attenzione alla giornata scolastica. Ma era più facile a dirsi che a farsi.

Le lezioni iniziarono, ma io ero praticamente altrove. Fissavo la lavagna, ma le parole del professore si perdevano nella confusione della mia testa. Mi ritrovai a girare la penna tra le dita, ripensando a Hinata, immaginando come stesse. 'Avrebbe dovuto mandarmi un messaggio.' Pensai, infastidito. Non sapevo se fosse una scusa per giustificare la mia preoccupazione o se davvero mi aspettavo che lui si facesse sentire.

Finalmente arrivò la pausa pranzo, e con essa una breve tregua dalle lezioni che sembravano non finire mai. Mi stavo dirigendo verso la mensa quando Yukine mi trovò. Appena lo vidi avvicinarsi, seppi già cosa stava per chiedere.

"Kageyama!" mi chiamò, quasi correndomi incontro. Sembrava preoccupato, il che non era strano considerando quanto fosse legato a Hinata. "Non ho visto Hinata oggi. Dov'è? È malato, vero?"

Mi fermai, cercando di mantenere un tono neutro. "Sì, è a casa malato."

Yukine mi guardò con una preoccupazione crescente. "Dovrei andare a trovarlo dopo scuola. Così vedo se ha bisogno di qualcosa."

La sua offerta mi fece scattare qualcosa dentro. "No, non andare tu." dissi in fretta, forse troppo in fretta. "Ci vado io. Gli ho promesso che sarei passato." La mia voce suonava più decisa di quanto avessi previsto. Non potevo permettere a qualcun altro di andare da lui prima di me. Era... qualcosa che dovevo fare io.

Yukine sembrava un po' sorpreso dalla mia insistenza, ma alla fine alzò le spalle. "Va bene, allora vedi tu."

Non appena la campanella suonò segnando la fine della pausa pranzo, tornai in aula. Le lezioni ripresero, ma la mia mente continuava a vagare. Hinata era ancora lì, presente in ogni pensiero. Dovevo solo sopportare altre due ore e poi sarei andato da lui. Mi rassicurava avere un piano.

La campanella che segnava il cambio d'ora suonò, e non persi tempo. Presi il telefono dalla tasca e, senza pensarci troppo, chiamai il solito tassista. Non potevo aspettare oltre, e dovevo essere sicuro che fosse tutto pronto per andare da Hinata.

Il telefono squillò solo un paio di volte prima che la voce del tassista rispondesse, allegra come sempre. "Ciao, Tobio. Un'altra corsa oggi?"

"Sì." risposi, cercando di mantenere la voce neutra. "Ho bisogno che tu sia qui entro un'ora. A scuola. Ho un... impegno." Cercai di non rivelare troppo, anche se sapevo che il tassista era abituato alle mie richieste improvvise.

Dall'altra parte della linea, lo sentii ridere piano. "Non preoccuparti, ce la faccio senza problemi. Stesso posto, stesso ragazzo?"

"Già." confermai, quasi mordendomi il labbro per l'impazienza. "Ci vediamo appena finiscono le lezioni."

"Ok, ci vediamo lì allora. A dopo."

Riagganciai, rimettendo il telefono in tasca. Avevo fatto quello che dovevo. Ora non restava che aspettare la fine delle lezioni. Sentivo una leggera agitazione crescere in me, una tensione che mi rendeva difficile concentrarmi su qualsiasi altra cosa. Sapevo che non avrei smesso di pensare a Hinata fino a quando non l'avessi visto con i miei occhi.

Le lezioni proseguirono, lente e interminabili. Ogni minuto sembrava trascinarsi, come se il tempo stesso fosse deciso a farmi impazzire. Alla fine, la campanella suonò. Non avevo alcuna intenzione di restare a scuola un secondo di più. Non c'era club di pallavolo, visto che la palestra era ancora in manutenzione, quindi mi diressi direttamente verso l'uscita.

Il taxi era già lì, come promesso. Salendo, detti l'indirizzo di casa di Hinata al tassista e mi appoggiai al sedile. Sentivo finalmente un po' di sollievo.

"Ah, di nuovo da quella ragazza dai capelli arancioni?" mi chiese il tassista, lanciandomi uno sguardo dallo specchietto retrovisore.

Annuii, anche se il mio stomaco si serrava. "Sì."

Lui sorrise, forse pensando che fossi solo un amico premuroso. "Sei proprio un buon compagno. Vado a prendere tanti studenti, ma non tutti hanno qualcuno che si preoccupa così tanto per loro."

Non risposi subito. Le sue parole mi colsero alla sprovvista. Era davvero così evidente? "Non è niente di speciale. Solo... voglio assicurarmi che stia bene." Le parole mi uscirono con un tono più distaccato di quanto volessi. Non volevo sembrare troppo coinvolto, anche se sapevo che era esattamente così che mi sentivo.

"Eh, lo capisco." disse il tassista, con un tono più serio. "A volte si diventa quasi una famiglia, no? Specie quando si passa tanto tempo insieme."

Quelle parole mi colpirono. Famiglia? No, non era così. Eppure, c'era qualcosa di strano nel modo in cui Hinata mi faceva sentire, come se fosse... necessario. Importante in un modo che non riuscivo del tutto a spiegare. Rimasi in silenzio per il resto del tragitto, mentre l'auto avanzava lentamente verso casa sua.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora