capitolo 12

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Kageyama pov:

La sveglia iniziò a suonare, spezzando il silenzio della mia stanza buia. Aprii gli occhi a fatica e allungai una mano per spegnere l'allarme sul cellulare. Erano le 06:20.

'Cazzo, devo sbrigarmi o farò tardi...' Pensai, ma subito dopo mi ricordai che oggi non c'erano gli allenamenti mattutini, dato che la palestra sarebbe stata occupata dal club di basket.

Mi alzai dal letto, sentendo il freddo pungente dell'aria del mattino che mi fece rabbrividire. Mi avvicinai al bagno, il pavimento era gelido sotto i miei piedi nudi.

Entrai in bagno e mi guardai nello specchio. La vista delle occhiaie profonde sotto i miei occhi blu mi colpì subito. Quella notte non avevo dormito nulla, tormentato dai pensieri su Hinata. Mi sentivo come se avessi un peso enorme sul petto, e il suo volto ferito non mi dava tregua.

Mi lavai la faccia con acqua gelida, sperando di scacciare i pensieri e di svegliarmi un po'. Il contatto freddo con la pelle fu un sollievo temporaneo.

Presi il dentifricio e ne versai una piccola dose sullo spazzolino, mentre pensavo a quanto fosse frustrante. Perché non l'ho fermato? Perché l'ho lasciato uscire sotto la tempesta? Perché non ho avuto il coraggio di scusarmi subito? Il mio orgoglio mi aveva bloccato, maledizione!

Strinsi lo spazzolino fra le mani, e il pensiero di Hinata continuava a tormentarmi. Avevo solo bisogno di sapere se stesse bene. Mi chiesi se dovessi mandargli un messaggio o forse chiamarlo.

No. Io ho bisogno di un confronto dal vivo. Devo assolutamente vedere il suo bellissimo viso, sentire la sua magnifica quanto fastidiosa voce e guardarlo negli occhi.

'Oggi gli parlerò appena lo vedrò!'
Pensai con determinazione. Sciacquai la bocca e mi asciugai il viso con un asciugamano, che strofinai energicamente come se volessi scrollarmi di dosso l'ansia.

Mi diressi verso la cucina, nonostante non avessi molta fame. Aprii il frigo epresi il cartone del latte, versandolo in una tazza per poi berlo tutto d'un fiato.

Tornai in camera mia, mi tolsi i pantaloni bianchi del pigiama e la maglietta nera, sostituendoli con la divisa scolastica.

Preparai lo zaino e il borsone per gli allenamenti pomeridiani, sistemando con cura tutto il necessario. Uscendo di casa, sperai di incontrare Hinata per la solita gara, ma lo spazio vuoto davanti alla scuola mi disilluse.

Cercai i suoi morbidi capelli arancioni tra la folla degli studenti che affollavano il cortile, ma non c'era traccia di lui.

Rassegnato, entrai in classe e mi sedetti al banco. La professoressa era in ritardo, perciò controllai il telefono per vedere se avevo ricevuto messaggi. Daichi aveva scritto nel gruppo del Karasuno che gli allenamenti pomeridiani erano stati cancellati perché, durante la notte, un temporale aveva rotto una finestra della palestra.

Quella notizia mi fece sentire un ulteriore senso di tristezza. Non solo non avrei potuto sfogarmi con la pallavolo, ma non avrei neanche avuto l'opportunità di vedere Hinata, come avevo sperato.

Subito dopo mi resi conto che non sarebbe venuto lo stesso ad allenarsi, a causa del suo braccio...

Il mio respiro iniziò a farsi pesante e il cuore mi batteva all'impazzata, lui deve fare ogni giorno 30 minuti di strada in bici per venire a scuola, non avrà mica guidato con quel braccio malandato!

La mia testa iniziò a pensare ai peggio scenari possibili. Se fosse caduto? Se fosse svenuto mentre tornava a casa? E fosse stato investito? Ma non poteva essere il mio vicino di casa o vivere direttamente con me? Quel maledetto mandarino!

I miei pensieri vennero interrotti dalla professoressa di giapponese: "Buongiorno ragazzi! Iniziamo la lezione!"

"Buongiorno!" Risposero i miei compagni in coro. Il peso della stanchezza e della preoccupazione era insopportabile.

La professoressa iniziò la lezione, ma le parole mi sembravano lontane e ovattate. La mia mente continuava a tornare a Hinata, al pensiero che non l'avrei visto oggi e alla sua condizione.

Gli altri studenti sembravano presi dalla spiegazione sull'ultima struttura grammaticale che ci mancava, ma io non riuscivo a concentrarmi ed era già una cosa che sapessi il presente!

Mi appoggiai al banco, cercando di mantenere gli occhi aperti. Non ci riuscivo più. Il mio corpo sembrava cedere, e la stanchezza accumulata prese il sopravvento.

Mentre il sonno mi avvolgeva, chiusi gli occhi e pensai a Hinata, chiedendomi come stesse realmente e se fosse al sicuro. Il suo viso appariva davanti a me, e mi chiesi quali fossero i suoi sentimenti verso di me. Che cosa provava? Era rabbia? Delusione? O qualcosa di più complesso?

E io cosa provavo per lui invece? Perché queste emozioni sono così confuse? Così forti quando mi rivolge molte attenzioni e accattivanti quando parla con qualcuno che non sia io oppure quando schiaccia le alzate di Sugawara? Perché mi sento triste  quando non gli parlo per un po'? Perché mi sento così vuoto quando non lo vedo per un po' di ore? Che cosa sono tutti questi sentimenti?

Mi addormentai con questi pensieri disordinati e un senso di inquietudine. Era il mio modo di rifugiare i dubbi e le preoccupazioni, sperando che una risposta, un segnale, potesse arrivare da lui presto.

I need you.  //Kagehina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora