Presente
SiriaMentre mi avvicino al cortile, il cuore mi batte così forte da farmi male.
Ogni passo è una lotta contro il panico che cerca di impossessarsi di me, ma non posso più tirarmi indietro. Devo affrontarlo. Non c'è altra scelta.
Il cortile è silenzioso, deserto, come se il mondo intero si fosse fermato in attesa di ciò che sta per accadere.
Lo vedo finalmente, appoggiato al muro, le mani infilate nelle tasche della giacca di pelle nera.
È immobile, la testa leggermente inclinata, ma i suoi occhi mi trafiggono non appena entro nel suo campo visivo. Lo stesso sguardo di sempre, intenso, penetrante, capace di leggerti dentro e strapparti via ogni segreto. Lo stesso sguardo che un tempo amavo, ma che ora mi terrorizza.
Mi fermo a pochi passi da lui. Il cuore mi batte così forte che sembra voler uscire dal petto. Non posso permettergli di vedere quanto mi sento fragile, quanto mi ha già colpita. Ciro non deve sapere che le sue manovre stanno funzionando, che la sua presenza mi fa tremare.
Il silenzio tra di noi è insopportabile, come una corda tesa pronta a spezzarsi.
Lui sorride, un sorriso appena accennato, ma abbastanza da farmi venire i brividi. «Te piaciut a sorpres?» dice, la voce bassa, tagliente.
Inspiro lentamente, cercando di mantenere la calma. «Che cosa vuoi da me, Ciro?» La mia voce è più ferma di quanto mi aspettassi, ma lui coglie la tensione, ne sono certa.
«Siria, tu e pavà p chell che fatt.» Si avvicina di un passo, e il suo sguardo si fa più intenso, quasi bruciante. «Pienz ca le fatt franc?»
Le sue parole sono come pugni, colpiscono proprio dove sapevo avrebbe mirato. Ciro sa esattamente come ferirmi, sa dove colpire per farmi crollare. Ma non posso cedere. Non adesso.
«Non l'ho fatto per me,» mormoro, la voce spezzata dall'emozione. «L'ho fatto per te.»
Ciro ride, un suono freddo e amaro che mi fa rabbrividire. «P me? Tu me cunsignat mmane e uardij» il suo viso si contrae di rabbia, e il suo pugno si stringe con forza. «Me mis aret e sbarr, quand erem ij e te contr o munn.»
Le sue parole mi feriscono profondamente, ma non posso permettermi di crollare adesso. Devo difendermi, devo cercare di fargli capire.
«Nun tniv idee, Ciro!» esclamo, facendo un passo indietro. «Nun tnev scelt.»
Ciro scuote la testa, i suoi occhi scuri si riempiono di una rabbia controllata. «Me luat a libertà, Siria. Me luat tutt cos!» Il suo sguardo si fa più tagliente, più doloroso. «Tutt p colpa toij.»
Le sue parole sono come schegge di vetro che mi tagliano dentro. Soffoco un singhiozzo e cerco di non lasciare che le lacrime mi scorrano sul viso. Non posso mostrargli debolezza. Non posso lasciargli vincere anche stavolta.
«Non capisci...» sussurro. «Agg fatt chell ca era fa.»
«Proteggermi?» ripete, con un tono incredulo. «Ij nun teng bisogn ra protezion e nisciun. Ij so Ciro Ricci e magg semb uardat e spall sul ij.»
La sua rabbia è palpabile.
Eppure, so che la mia decisione, per quanto dolorosa, era l'unica possibile. Se non l'avessi fatto, Ciro sarebbe morto.
La prigione era l'unica via per salvarlo da qualcosa di peggiore, qualcosa che lui stesso non poteva vedere.
Ma io...non posso dirglielo.
Ma come posso spiegarglielo?
Le parole mi si bloccano in gola, troppo pesanti da pronunciare, troppo dolorose da rivelare. Non adesso, non così.
Ciro si avvicina ancora di più, i nostri volti quasi si sfiorano, e posso sentire il suo respiro caldo sulla mia pelle. Mi osserva con quegli occhi che mi hanno sempre letta fin troppo bene. «Tu pensi davvero di esserti liberata di me?» sussurra, con una calma che mi spaventa più della sua rabbia.
Rimango in silenzio, incapace di rispondere.
«Ogni tradimento si paga, Siria,» continua, la sua voce così bassa che sembra un sibilo.
Si allontana leggermente, ma i suoi occhi restano fissi nei miei. «Nun è maij frnut»
Il suo volto è un enigma, una maschera di calma apparente, ma dietro quella facciata so che sta pianificando qualcosa, qualcosa di terribile. Lo vedo nelle sue pupille scure, nel modo in cui sorride, un sorriso che non tocca mai i suoi occhi.
«A vuo sapè na cos?» aggiunge, inclinando la testa con una lentezza esasperante. «O pegg ancor adda arrivà.»
Le sue parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco, lasciandomi senza fiato. Non riesco a capire cosa intenda, ma so che c'è una minaccia nascosta lì, qualcosa di oscuro e spaventoso.
Poi si allontana, lasciandomi lì, sola, congelata dalla paura. Ma prima di voltarsi completamente, lancia l'ultima frase come un'arma.
«Ci vediamo presto, piccrè.»
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Partenope
ChickLitCiro Ricci, figlio devoto e predestinato erede del clan Ricci, ha sempre avuto un posto chiaro nel mondo: il potere, la violenza e la lealtà verso la sua famiglia. Ma quattro anni fa, qualcosa è andato storto. Siria, la ragazza che credeva di amare...