44 "Pop Corn e patatine RMX", Pepe, Samurai Jay

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5 anni prima
Siria

Erano passate due settimane da quella cena disastrosa.

Due settimane in cui il mio odio per Antonio non aveva fatto altro che crescere, come un fuoco che non si spegneva mai.

Ma alla fine, non importava.

Avevo scelto Ciro, e avrei sempre scelto lui.

Era lui che volevo, con tutta me stessa.

Mi trovavo nella sua stanza, seduta sul bordo del letto, i piedi nudi contro il pavimento freddo.

Indossavo solo gli slip, il seno nudo che si sollevava ad ogni respiro, il petto che sembrava quasi in attesa.

La luce soffusa della lampada gettava ombre morbide nella stanza, e di fronte a noi, un grande specchio rifletteva i nostri corpi.

Vedevo il mio riflesso, la pelle esposta, e dietro di me l'ombra di Ciro, che si muoveva lento.

«Non l'ho mai fatto, Cí» dissi, mordendomi una guancia «intendo da sola.» specificai.

Lo osservai mentre si toglieva la maglietta.

Con un gesto fluido la sollevò sopra la testa, rivelando la linea perfetta dei suoi muscoli, la pelle bronzea che brillava appena nella penombra.

Sulle sue spalle, i tatuaggi sembravano raccontare storie che ancora non conoscevo del tutto: un rosario e un Cristo sofferente, il volto rivolto verso l'alto come se cercasse una redenzione che non sarebbe mai arrivata.

Al centro del petto, un crocifisso d'oro pendeva sulla sua pelle, un bagliore sottile che catturava la luce della lampada.

Poi, senza dire una parola, si avvicinò e si sedette dietro di me, con movimenti lenti, quasi studiati.

Si sistemò sul letto, il suo petto che sfiorava la mia schiena nuda, e io sentii il suo respiro contro il mio collo.

Portava solo i boxer neri della Calvin Klein, aderenti ai suoi fianchi scolpiti.

Le sue mani, calde e sicure, si posarono sulle mie cosce e il suo tocco mi mandò un brivido lungo la schiena.

Ciro mi sfiorò l'orecchio con le labbra, il suo sussurro caldo che mi fece chiudere gli occhi per un istante. «Mo t mbar ij» rispose, e la sua voce era profonda, quasi roca. «nun t preoccupà, piccrè.»

Aprii gli occhi e li fissai nello specchio.

Vedevo il mio corpo avvolto tra le sue braccia, il contrasto tra la mia pelle chiara e la sua più scura. Emanava un senso di possesso sul mio corpo, che non mi fece ragionare lucidamente.

Le sue dita tracciarono un percorso lento dal mio ventre al tessuto degli slip.

Rabbrividii.

Ma il suo tocco mi piaceva.

Sorrisi al nostro riflesso, sapendo che volevo proprio quel momento, che non c'era altro posto in cui avrei voluto essere.

«Quand è a primma vot ca le fatt?» dissi, e nella mia voce c'era un tono deciso.

«Fatto cosa?,» mi sussurrò all'orecchio, la voce bassa e profonda che mi fece rabbrividire. «Aiutà a na guagliona a s masturbà?» concluse in tono ironico.

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