Presente
SiriaSono seduta sul letto di Carmela, le ginocchia raccolte al petto e la testa che mi gira ancora.
Il suo appartamento ha quell'odore familiare di incenso e candele profumate, un misto di dolce e piccante che mi ha sempre fatto sentire a casa.
La luce soffusa della lampada crea ombre morbide sulle pareti.
È tutto così tranquillo qui dentro, così diverso da quello che ho nella testa.
Lei è in piedi davanti allo specchio, con la spazzola in mano, sistemando i suoi capelli neri come la notte, che cadono lisci lungo la schiena.
Non dice nulla, mi lascia spazio.
È sempre stata brava in questo, a lasciarmi parlare quando sono pronta, senza forzarmi.
Mi conosce meglio di chiunque altro, forse meglio di quanto io conosca me stessa.
«Allora?» mi chiede infine, senza girarsi. «Cos'è successo? Parl.»
Sospiro, portando una mano alla fronte.
Le parole mi si aggrovigliano in gola, pesanti. «Non lo so, Carmè... è tutt nu casin.»
Lei si volta, appoggiando la spazzola sul comodino, poi si avvicina, sedendosi accanto a me sul letto.
Mi guarda con quegli occhi grandi e scuri, pieni di pazienza e affetto. «Nu m par par ca nun ossaije. Semmai nun mo vuo ricr.»
Stringo le mani intorno alle ginocchia, abbassando lo sguardo. «È Ciro.»
«Ciro.» Ripete il suo nome con una calma apparente, ma il tono tradisce qualcosa di più.
Lo sa che c'è di mezzo lui, lo sapeva già da tempo.
Ma ha aspettato che fossi io a dirlo.
«Nun o sacc ch stamm facenn, nun sacc c cazz c sta tra noi due, ma è sbagliat, mo sent. Però è come se non riuscissi a fermarmi.» Le parole escono in un fiato, una dietro l'altra, finalmente liberate. «Ogni volta che lo vedo ci punzecchiamo a vicenda, ci guardiamo in modo strano, e poi succede.»
Carmela si morde il labbro, pensierosa.
Non parla subito, prende il suo tempo, lasciandomi sfogare. «Succede cosa?»
Mi giro verso di lei, cercando il suo sguardo, ma è difficile dirlo ad alta voce. «Lo sai già che mi ha baciato nel tuo salotto, puntandomi una pistola in fronte, ma poi è successo dinuovo. L'altra sera ci siamo incontrati al bar per caso, ho saputo che Don Salvatore è morto, mi ha fatto tanta tenerezza, e l'ho accompagnato a casa per aiutarlo a scrivere una lettera per suo padre. Infine abbiamo bevuto un po'.»
Carmela annuisce lentamente, senza giudizio, ma la sua espressione è più seria del solito. «E poi cosa è successo?»
«Ci siamo baciati ancora, non so se posso dare la colpa all'alcol.» La mia voce è più bassa ora, quasi un sussurro. «Poi mi sono tirata indietro all'ultimo secondo, chissà cosa avremmo fatto sennò.»
Lei fa una smorfia, come se il nome di Ciro le facesse male.
Si passa una mano nei capelli, poi mi fissa con quel suo sguardo che non ammette scuse.
«Siria, lo sai che tipo è Ciro. Nonostante sia il migliore amico del mio ragazzo e mi piacerebbe difenderlo, sai che è un bastardo manipolatore. E lo sai che ti farà soffrire se continui così.»
«Lo so, cazzo!» scatto, sentendo un nodo che mi stringe in gola. «Ma è più forte di me! Ogni volta che provo a starne lontana, lui ricompare, mi perseguita!»
Carmela sospira, mettendomi una mano sulla spalla. «Ma Siria, è proprio questo il punto. Sai bene il perché lui ti perseguita e devi avere la forza di dire basta.»
Mi porto una mano tra i capelli, tirandoli con frustrazione. «Lui... lui mi conosce troppo bene. Sa esattamente cosa dire, come provocarmi, come farmi cedere.»
Carmela scuote la testa, mordendosi il labbro. «Non lasciare che Ciro ti porti dove vuole lui. Sei più forte di così.»
Mi lascio andare contro lo schienale del letto, gli occhi fissi sul soffitto.
Vorrei crederci, davvero.
Ma ogni volta che sono con lui, sento che sto per cedere. È come se camminassi sempre sull'orlo del precipizio, e lui mi spingesse solo un po' più vicino.
«E se mi sbagliassi?» domando, la voce debole. «E se non cercasse solo vendetta? E se provasse ancora qualcosa per me?»
Carmela mi guarda come se stessi dicendo una follia. «Qualcosa cosa? Tipo amore? Siria, non farmi ridere. Ciro è uscito di prigione e vuole fartela pagare per ciò che hai fatto, o almeno cosa crede che tu abbia fatto.»
La sua risposta mi colpisce più forte di quanto mi aspettassi.
«Se solo sapesse la verità, cambierebbero le cose, ma io non posso...» sussurrai.
Carmela scosse la testa, l'espressione sul suo volto una miscela di incredulità e preoccupazione. «Ringrazia che sono la tua migliore amica,» disse, incrociando le braccia, «perché se lo avessi detto a Edoardo, a quest'ora avrebbe detto tutta la verità a Ciro. E non so se saresti pronta a fronteggiare le conseguenze.»
«Ma io... io voglio che Ciro sappia la verità! Non posso vivere con questo peso!» protestai, sentendomi sempre più ansiosa.
«E pensi davvero che lui sia disposto ad ascoltare la verità? Ciro è accecato dalla rabbia. La sua mente è in un vortice di vendetta e rancore. Anche se glielo dicessi, ti crederebbe?» ribatté Carmela, i suoi occhi pieni di una preoccupazione sincera.
«Ma se lui si rendesse conto che... che non era come crede?» dissi, ma la mia voce vacillava. «Se potesse vedere che ci sono cose che non conosce?»
«Siria, smettila di illuderti. Ciro non è il ragazzo dolce e comprensivo di una volta. È cambiato, e non credo che tornerà mai quello di prima. È un uomo ferito e la vendetta è l'unica cosa che sembra guidarlo ora.»
Mi lasciai scivolare contro il muro, sentendo il peso delle sue parole.
Ogni pensiero di Ciro era come una lama affilata nel mio petto.
Avevo paura, non solo di ciò che avrebbe potuto fare, ma anche di cosa sarebbe potuto accadere se avesse scoperto la verità.
«E ch aggia fa, allor?» chiesi, il mio cuore che batteva forte. «Aspttà ca chill m accir?»
«No, ma devi pensare con lucidità. Devi essere strategica. Non puoi semplicemente andare da lui e dirgli tutto. Se lo fai, rischi di perderlo per sempre. Ciro ha bisogno di tempo. Magari un giorno capirà. Ma per adesso, devi proteggerti.»
Carmela si avvicinò e mi prese le spalle, fissandomi negli occhi. «Promettimi che non farai niente di avventato. Non mettere a rischio la tua vita. Io ti voglio bene e non voglio vederti soffrire di nuovo.»
Le sue parole mi raggiunsero nel profondo.
In quel momento, compresi che la vera battaglia non era solo quella con Ciro, ma anche quella dentro di me.
Il dolore, il rimpianto e la speranza si mescolavano in un intrico complesso, e dovevo trovare un modo per uscirne.
«Va bene, promesso.» risposi, anche se sapevo che le tentazioni sarebbero state forti.
Ciro non era solo un ricordo; era una parte di me, e prima o poi avrebbe dovuto sapere la verità.
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Partenope
ChickLitCiro Ricci, figlio devoto e predestinato erede del clan Ricci, ha sempre avuto un posto chiaro nel mondo: il potere, la violenza e la lealtà verso la sua famiglia. Ma quattro anni fa, qualcosa è andato storto. Siria, la ragazza che credeva di amare...