52 "Plaza Freestyle", El Chapo Junior, Dj Princex

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5 anni prima
Ciro

Il getto caldo della doccia mi colpiva la pelle, e il vapore riempiva l'aria, coprendo i pensieri che mi ronzavano in testa. Il silenzio della casa mi cullava, e io mi godevo il momento, lasciando che l'acqua bollente scorresse lungo la schiena, sciogliendo i muscoli tesi.

Appoggiavo la fronte contro le piastrelle fredde, sentendo quel contrasto tra il calore dell'acqua e il gelo della ceramica.

Siria.

Il suo viso mi si affacciò alla mente, quei suoi occhi chiari che sapevano sempre in che modo provocarmi per farmi perdere la testa.

Me la immaginavo davanti a me, nuda in quella doccia, con le mani che scorrevano sul mio petto, il corpo premuto contro il mio.

Un pensiero che mi faceva stringere i denti e serrare i pugni contro la parete.

Abbassai lo sguardo, e con una mano scivolai lungo l'addome fino a stringere il mio cazzo, lasciandomi trasportare dalla fantasia.

Non era un pensiero dolce, no. Era grezzo, crudo, come le cose che mi piacevano fare con lei quando eravamo soli.

Immaginavo le sue labbra, il modo in cui succhiava, il mio nome che usciva dalla sua bocca.

Non c'era niente di delicato in quel che desideravo da lei.

Volevo possederla, prenderla con forza, come solo io sapevo fare.

E sapevo che anche lei lo voleva. E le piaceva.

Il respiro si fece più pesante, la mente completamente persa in quella visione di lei che mi appagava in tutti i modi possibili.

Cazzo, Siria.

Strofinai più forte, cercando quel piacere che solo il pensiero di lei riusciva a darmi, lasciando che i miei gemiti si confondessero con il rumore dell'acqua.

Ma poi mi fermai di colpo, stringendo i denti e lasciando che il desiderio si trasformasse in un nodo di rabbia.

Non c'era tempo per cedere alle tentazioni, non quella sera.

Sbuffai, e mi allontanai dall'acqua, afferrando l'asciugamano e strofinandomi via le ultime tracce di sapone e sudore.

Mi guardai allo specchio, fissando il mio riflesso.

La mascella dura, i lineamenti marcati, lo sguardo che non lasciava trasparire niente.

Era così che mi piaceva essere, uno che non si fa mettere i piedi in testa. Con le dita ancora umide, presi il gel per capelli, tirando una riga laterale precisa, quella che mi faceva sembrare in ordine, anche se dentro di me c'era solo caos.

Mi infilai una maglietta nera aderente, che disegnava i muscoli del petto e delle braccia, poi il giubbotto di pelle e i jeans. Annodai i lacci delle scarpe con un gesto deciso, guardando le lancette dell'orologio sul mio polso.

Era il momento di andare.

Prima di uscire, però, inviai un rapido messaggio a Siria:

Buonanotte piccrè

Non volevo destare sospetti, né darle motivo di preoccuparsi. Sapevo che un semplice messaggio l'avrebbe tranquillizzata.

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