27 "Sincer", VMonster, Anthony

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Presente
Siria

È passata una settimana da quando ho detto addio a Vincenzo.

La tristezza si mescola con la frustrazione, e ho bisogno di un drink per distrarmi.

Entrando, il profumo di distillati e la musica vibrante riempiono l'aria.

Mi siedo in un angolo, cercando di sfuggire ai pensieri che mi attanagliano.

Ordino un drink, gin tonic, e la malinconia si fa più intensa.

«Ciao, Siria.»

Alzo lo sguardo e vedo Ciro avvicinarsi con quel sorriso che mi infastidisce. «Ch c faij ca tutta sol? E o nammurat tuoij?» Dice, riferendosi sicuramente a Vincenzo.

«Fatt e cazz tuoij, Ciro.» ribatto, cercando di mantenere la calma.

«Ja, nun t arraggia. Un uccellino ma itt ca nun v frequentat chiu.»

Beh...chissà perché.

«Mi stalkeri?» dico, ma la mia voce tradisce una fragilità che non voglio mostrare.

«Perché tu no a me?» ridacchia «Sei qui a bere, da sola, mentre pensi a Vincenzo?» commenta, appoggiandosi al tavolo.

«Non penso a lui.» dico, cercando di apparire decisa.

«Over?» dice, i suoi occhi brillano di malizia.
«Scommetto che pensi ancora a come ti senti in colpa per averlo conosciuto.»

«Ah sentiamo, perché dovrei sentirmi in colpa?» dico, incrociando le braccia.

«Beh a colp è toij sij l'aggia vattut, sai che lo avrei fatto.» risponde, alzando il bicchiere.

«A proposito, comm sta?» aggiunge.

Spero bene, perché non l'ho più sentito.

«Ch t n fott?» chiedo, infastidita. «Nun te bastat chell che fatt?»

«Agg pariat assaij» dice, ridendo. «Tu ch pienz?»

«Penz ca te divertit sul tu, o scem ch sij.» ribatto, ma non riesco a nascondere un sorriso.

«Embe nu drink con il tuo peggior nemico del cuore nun to vuo piglia?» dice.

«Ma chi t crir e essr?» dico, e la mia voce è carica di ironia.

«La tua croce a vita.» risponde, con un'espressione che fa trasparire il suo divertimento. «Ua comunque pnzav ca stiss mal, invec staij megl e comm m immaginav.»

«A crocia mij a vit?» dico, scocciata. «Casomai o cuntrarij, Cì.»

«Mmmh, tu dici?» dice Ciro, con una punta di scherno.

Guardo la gente attorno, il bar pieno di risate e chiacchiere, e poi ci siamo io e Ciro.

«Si, proprio così.» ammetto.

«Allora beviamo a questo, alla nostra condanna eterna.» dice Ciro, alzando il bicchiere con un sorriso malizioso.

Il gin tonic scivolava giù per la gola, fresco e bruciante.

Lo sguardo di Ciro è fisso su di me, con quella sua espressione che mixa sfida e orgoglio.

Non posso credere che mi ritrovi qui con lui, in questo bar affollato, ma in fondo sono stanca di essere sola.

«Quanti vot t le chiavat a Vicienz?» chiede, ridacchiando. «Quanti cultllat ciagg ra?»

Il mio cuore salta un battito.
Forse l'alcol gli sta facendo un brutto effetto.

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