51 "Le Pietre Non Volano", Luchè, Marracash

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Presente
Siria

«Ma tu come ti permetti?!» urla mia madre, la voce che squarcia l'aria della cucina con una furia che non le ho mai sentito addosso.

Il suo viso è contorto in una smorfia di rabbia, i pugni che colpiscono la schiena di Antonio mentre lui si ritrae, spaventato e incapace di reagire. Cerca di difendersi, di balbettare una scusa.

«Non volevo... agg sbagliat» riesce solo a dire, la voce tremante.

Ma mia madre non lo ascolta, non gli lascia spazio.

Lo spinge ancora e ancora, ogni spinta accompagnata da parole che escono come lame: «E mmane ngopp a mia figlia? Fuori di qui, non ti voglio più vedere!»

Non sentivo mai mia madre parlare in napoletano, ma quando qualcuno osava toccarmi, diventava una bestia.

Irriconoscibile.

Ogni urlo, ogni colpo risuona nella mia mente, amplificato, rimbomba e si moltiplica, riportandomi indietro a un tempo che ho cercato di dimenticare.

Mentre lei lo spinge verso la porta, sento le gambe cedere sotto il mio peso. Mi lascio scivolare a terra, le mani che cercano di afferrare l'orlo del tavolo ma non trovano forza.

E all'improvviso, non sono più nella cucina con Antonio e mia madre.

Sono in un'altra stanza, in un altro momento.

Il ricordo mi travolge, accecante: mio padre e mia madre che urlano l'uno contro l'altra, le voci che si scontrano e riempiono tutta la casa, come ora.

Le mani di mio padre che stringono forte le sue valigie, gli occhi della mamma gonfi di lacrime, le mie grida soffocate mentre li guardo, impotente, e loro non si accorgono nemmeno che ci sono.

E poi lui che esce, sbattendo la porta, lasciando dietro di sé il vuoto, lasciando noi.

Il passato si sovrappone al presente, come se stessi rivivendo tutto da capo.

Il mio respiro si spezza, l'aria sembra densa come sabbia, impossibile da inalare.

Il cuore mi martella nel petto, il battito così forte da rimbombarmi nelle orecchie.

Le mani mi si stringono ai lati della testa, nel tentativo di contenere quel rumore, quelle immagini che si sovrappongono.

Il volto di Antonio si mescola a quello di mio padre, i contorni sfocati dalla confusione, e le urla di mia madre si fondono con quelle del passato.

Un'ondata di panico mi avvolge, soffocante, e tutto ciò che riesco a fare è piegarmi su me stessa, cercando di scomparire.

La porta d'ingresso si chiude con un rumore secco.

Antonio è andato via, dimenticando il suo cappotto, lasciando solo il silenzio, ma io non riesco ancora a respirare, a trovare un appiglio in questo caos.

Le lacrime mi scivolano lungo le guance, senza controllo.

Mi sembra di annegare.

«Siria!» La voce di mia madre mi raggiunge, disperata, e in un istante la sento accanto a me.

Si inginocchia e mi prende tra le braccia, le mani che tremano mentre mi stringe a sé.

«Amore mio, va tutto bene... è andato via. Non ti farà più male, te lo prometto.»

Sento le sue dita che mi accarezzano i capelli, che mi asciugano le lacrime con dolcezza, ma il mio corpo è ancora scosso dai singhiozzi.

La pressione nel petto non si allenta.

Riesco solo a balbettare, le parole spezzate: «Mamma, mi ha fatto male...»

Le sue mani corrono alla mia guancia, dove lo schiaffo di Antonio ha lasciato un segno rosso, già pronto a diventare una piccola lividura. «Lo so, lo so... Mi dispiace tanto, Siria. Io dovevo essere lì con te quando è successo.»

La sua voce si spezza, e sento anche lei che lotta contro le lacrime, contro la paura che l'ha assalita in quei momenti.

Restiamo così, strette in quell'abbraccio sul pavimento della cucina, cercando di trovare un equilibrio tra il passato e il presente, tra il dolore e la promessa che questa volta, forse, andrà diversamente.

Poi, mentre mi tiene tra le sue braccia, dice: «Andiamo a mettere un po' di ghiaccio su quel gonfiore. Seguimi, amore.»

Mi solleva delicatamente, e io mi aggrappo a lei come a un'ancora, cercando di trovare un po' di sollievo nel suo abbraccio. La sua presenza è un rifugio, un porto sicuro in mezzo alla tempesta.

Arriviamo in cucina, e mia madre apre il freezer. Prende un sacchetto di ghiaccio e lo avvolge in un asciugamano.

«Ecco, questo aiuterà a farti sentire meglio. Tieni premuto qui,» dice, mentre mi guida verso il tavolo.

Appoggia il ghiaccio sulla mia guancia con una dolcezza infinita, e un brivido di sollievo attraversa il mio viso, ma il dolore è ancora presente, come un ricordo scomodo.

«Mamma, io non mi sono mai fidata di Antonio...» sussurro, sentendo le lacrime tornare.

«Lo so, tesoro, lo so. È normale. Non lascerò mai più che qualcuno ti faccia del male, mai più,» ripete con fermezza, il suo sguardo fisso sul mio.

Annuisco, il freddo dell'asciugamano che si mescola al calore delle sue mani che mi accarezzano. «Sì, lo so...e non puoi fartene una colpa se tu non eri lì. Lui non doveva... E io non voglio rivivere tutto questo.»

Mia madre mi osserva con uno sguardo pieno di dolore, e annuisce lentamente. «Lo so, Siria, lo so... Non dovrai mai più vivere una cosa del genere, te lo prometto. Tuo padre ci ha fatto già del male, non abbiamo bisogno di un altro uomo come lui nella nostra vita.»

Resto stretta a lei, con la guancia premuta contro il suo petto, ascoltando il battito rassicurante del suo cuore.

Non so quanto tempo passiamo così, ma lentamente, con lei accanto, il panico si ritira, lasciando al suo posto solo la stanchezza.

Forse, penso mentre la sento baciarmi la fronte, posso trovare un po' di pace, almeno per questa notte.

«Non ti chiedo di farlo ora» inizia, «Ma quando ti calmerai, mi racconterai cosa è successo?»

Annuisco lentamente, il cuore che batte forte nel petto. La sua domanda è un invito a iniziare a liberarmi del peso che porto dentro.

«Sì, mamma, lo farò...» dico, con la voce tremolante. «Domani.»

Restiamo abbracciate. Con ogni istante che passa, la tensione si dissolve lentamente, e il calore della sua presenza mi avvolge come una coperta.

Mentre il ghiaccio continua a scorrere sul mio viso, fondendosi con le mie lacrime, mi rendo conto che posso affrontare tutto questo.

Mia madre è al mio fianco, ed io non sono sola.

«Andrà tutto bene, Siria,» sussurra.

La sua determinazione mi infonde un po' di coraggio, e per la prima volta dopo ciò che aveva fatto Antonio, riesco a intravedere una luce nel buio.

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