31 "Last Night", Vale Lambo

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Presente
Siria

Le ore passano e il vino continua a scorrere.

La stanza è avvolta da un'atmosfera di leggerezza, con Ciro ubriaco marcio, il viso rosso e gli occhi che brillano di divertimento.

«T pozz fa na domand, però tu e risponnr seriamente» inizia con un tono esagerato, «Sij fossm e protagonist e na fiaba, chi saremmo?»

Lo avevo detto davvero?
Ero troppo ubriaca per dirglielo.

«Secondo me saremmo dei ladri di caramelle e di mutande» rispondo ridendo. «E vivremmo in un castello pieno di lecca lecca e perizomi.»

«E tu gireresti per il castello in perizoma?» chiese, gesticolando.

«Si. E sarei la tua regina.» ribatto, facendo finta di rimanere al gioco.

«E io il tuo re? Senza perizoma però.» dice Ciro, piegandosi in avanti dal ridere.

«Tu avresti sicuramente dei boxer con un drago sputa fuoco.» aggiungo, mentre entrambi scoppiamo a ridere.

«Il drago foss o cazz mij?» chiese Ciro, con un sorriso malizioso.

Il mio viso andò in fiamme, non intendevo quello...

«No, Cì. Intendevo un vero drago sputa fuoco!» ribatto, ridendo a crepapelle.

«Embe ci stiamo solo noi nel castello?» dice Ciro, sbattendo le palpebre.

«No avevo pensato a delle caramelle giganti in mutande che cantano le canzoni di Gigi D'Alessio.» esclamo, abbandonandomi al ridicolo.

Però, mi era mancato ridere in questo modo con lui.

Le risate si susseguono, e la conversazione cambia continuamente. «Ua stamm proprij mbriac, Siria, m crir?»

«Non è vero, sono solo un po' brilla.» rispondo.

«Brilla? Scommett ca sij t aizz vaij a frni nfacc a port!» mi sfida Ciro, scimmiottando il mio tono.

«Ah sì? Guarda che io so camminare anche sui tacchi da ubriaca!» dico, cercando di mantenere una dignità che evidentemente avevo già perso da ore.

Cerco di alzarmi dal divano, ma il mondo gira più velocemente di quanto ricordassi. «Ops...»

Le gambe, rese molli dall'alcol, non mi reggono, e con un'esclamazione sorpresa perdo l'equilibrio.

In un attimo, cado all'indietro... dritta addosso a Ciro.

Il divano affonda sotto di noi mentre atterro su di lui con uno schianto morbido, i nostri corpi che si incastrano goffamente.

La sua risata si spezza a metà, sostituita da un sussulto, mentre le mie mani si appoggiano involontariamente al suo petto per cercare di stabilizzarmi.

«Ma ch staij facenn?!» esclama tra una risata soffocata e un gemito, cercando di tenermi in equilibrio.

Mi ritrovo con il viso a pochi centimetri dal suo, il calore delle nostre risate si mescola nell'aria, ma questa volta c'è una tensione diversa.

I suoi occhi si piantano nei miei, e all'improvviso smetto di ridere.

Il mio respiro si ferma per un istante, e realizzo che sono ancora praticamente sopra di lui.

«Sì, è vist, t l'era itt» mi prende in giro con un tono malizioso, ma il suo sguardo non accenna a spostarsi dai miei occhi.

Provo a ridere per sdrammatizzare la situazione, ma la vicinanza tra noi è così palpabile che mi ritrovo a fissarlo, senza sapere cosa dire o fare.

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