36 "Stanott", Eris Gacha

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5 anni prima
Siria

Era sabato sera e il profumo della pizza nel cartone si mescolava alle risate mie e di Ciro, mentre ci eravamo rifugiati nel calore della sua casa, invece di uscire con Carmela ed Edoardo.

Il televisore proiettava le immagini frenetiche di The Wolf of Wall Street, ma la vera battaglia si stava svolgendo sul divano.

«Leonardo Dicaprio è perfetto per questo ruolo» dissi, smorfiante mentre mi sistemavo meglio sul divano.

«Margot Robbie è megl» ribatté Ciro, ridendo mentre mi lanciava un pezzo di crosta.

«Si come no, Ciro.» risposi, cercando di mantenere un tono serio ma ridendo nel farlo.

«Ma chiavass proprij, to giur.» esclamò lui, strizzando l'occhio.

«Ciro over staij facenn? Bho.» replicai, ma la verità era che stava uscendo fuori la mia pericolosa gelosia.

«Nun t'arraggià» disse divertito, afferrandomi il polso e spingendomi più vicino al suo corpo.

«Accirt.» dissi con rabbia, ma dentro di me già sentivo l'ondata di gelosia crescere come un mare agitato.

Mi ero sistemata meglio sul divano, quasi a voler creare una distanza tra noi, ma le sue mani mi avevano già trascinata più vicino.

La mia mente continuava a ripetere quella frase: "Ma chiavass propri, to giur", più la ripetevo, più mi dava fastidio.

Le mie mani erano già ferme, strette tra loro, in un silenzio che a Ciro sembrava normale.

Non parlavo più, ma dentro ero come un vulcano in ebollizione.

Stavo per diventare una vrenzola, lo sapevo.

«E comm sij permalos» continuava lui, senza rendersi conto che ogni parola sua era una lama che girava nella mia pancia.

Il mutismo selettivo stava calando come una nebbia.

Nun reagì! Nun fa 'a pazz.

Ma ormai ci ero già dentro.

Ma qual Margot Robbie, mo t facc vre ij chi è a megl.

«Fai proprio schifo, Ciro» dissi, finalmente rompendo il silenzio, ma con una voce che era uscita più tagliente di quanto volessi.

Ciro si fermò per un attimo, guardandomi con un sopracciglio sollevato. Poi sorrise ancora, sicuro che stessi scherzando anche io.

Ma io non scherzavo.

«Siria ja, stev pazzian»

Mi alzai di scatto, evitando il suo sguardo.

«Aggia fà 'na cosa in cucina,» dissi a denti stretti.

Appena mi stavo per alzare, pronta ad andare in cucina per sfogare la rabbia, Ciro mi afferrò di colpo per la vita, bloccandomi.

Con un gesto veloce, mi tirò di nuovo giù sul divano, intrappolandomi tra le sue braccia.

«Aro vaij?» disse, con quel tono mezzo divertito e mezzo serio, che solo lui riusciva a usare quando voleva fare pace.

Non mi lasciava scappare.

Mi teneva ferma, stretta a sé, come se non avesse intenzione di lasciarmi andare finché non avessi mollato.

Mi dimenai un po', cercando di liberarmi, ma era inutile.

Il suo corpo era come una gabbia, e io... io sapevo già come sarebbe finita.

«Ciro, lievm e man a cuoll» dissi, fingendo una rabbia che ormai stava già iniziando a svanire.

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