14 "E TE VENG' A PIGLIÀ", Liberato

555 24 7
                                    

5 anni prima
Siria

Ciro mi aveva promesso che mi avrebbe portato in un posto speciale, e quando arrivò davanti casa mia, il cuore cominciò a battermi forte per l'emozione e la curiosità.

Quando lo vidi, il suo solito sorriso malizioso mi fece dimenticare tutto il resto. Lo baciai subito, desiderosa di sentirlo vicino, di riscoprire quella connessione che ci univa in modo così intenso e complicato.

«Mi dici dove andiamo?» dissi euforica.

«No.» disse secco.

Insistetti «Ja, Cì!»

«No, Siria.» ripetè.

«Ti odio.» Scherzai.

Non era il tipo da rivelare sorprese in anticipo, e questo rendeva tutto più eccitante.

Salimmo sul motorino, e mentre la strada scorreva sotto di noi, il vento mi scompigliava i capelli e mi faceva sentire viva.

Mi stringevo al suo braccio, cercando conforto nella sua presenza, mentre il paesaggio intorno a noi cambiava, trasformandosi lentamente nella tranquillità della costa.

Dopo qualche minuto, arrivammo finalmente al mare. Il cielo stellato si rifletteva nell'acqua, e l'odore salmastro dell'aria mi inondò i sensi.

«Mi hai portata al mare! È bellissimo.» dissi, lasciando che l'emozione della vista mi riempisse.

Il mare sotto il cielo notturno era come una distesa infinita, un rifugio lontano dal mondo reale.

Ciro mi prese per mano e camminammo lungo la spiaggia, il rumore delle onde che si infrangevano sulla riva era l'unico suono che riempiva l'aria, a parte i nostri respiri.

Ci sedemmo sulla sabbia morbida, uno accanto all'altro.

Appoggiai la testa sulla sua spalla e lui mi diede un bacio tra i capelli.

In un gesto d'affetto presi ad accarezzargli il braccio con le unghie lunghe, avvertendo come il mio tocco gli facesse venire la pelle d'oca.

«Piccré, accussi m faij vni suonn.» disse divertito.

Sorrisi a mia volta e smisi di torturare dolcemente il suo braccio. «Hai ragione.»

Giocai con la fascetta d'oro che aveva al dito, le sue mani erano grandi, virili, e mi davano un senso di protezione.

Poi, mi incupii.

Mentre lo tenevo per mano, mi accorsi delle sue nocche.

Erano rosse, graffiate, livide. Mi fermai, tirandolo per il braccio per osservarlo meglio. «Cí, ma che fatt?»

Lui si irrigidì per un attimo, distogliendo lo sguardo. «Niente di che. Affari, lo sai.»

La sua voce era cupa, quasi distaccata.

«Affari? Cosa significa 'affari'?» risposi con tono pungente. «E questo che stavi facendo l'altra sera? Picchiavi qualcuno? Che fatt, Ciro?» domandai, chiedendo ancora spiegazioni.

PartenopeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora